
Il partito gay correrà alle amministrative
Il portavoce del Gay Center galoppa con la fantasia, ma ha pochi dubbi. «Un voto al partito Gay – sottolinea – non è un voto perso ma è un voto per i diritti. Siamo un partito aperto, chiunque voglia entrare, noi saremo disponibili». Tutti tutti? Non proprio. Giorgia Meloni e Matteo Salvini restano indesiderabili. Ai due leader Marrazzo imputa «una velata omofobia». Sarà. In ogni caso, taglia corto: «Impossibile allearsi con loro». C’è già anche il simbolo. Ha un scritta rosa e viola e foglie colorate. Il resto è la solita gnagnera su a base di diritti gender, solidarietà, ambientalismo, società aperta.
Il Pd vittima designata
Tutte questioni già abbondantemente presenti nel dibattito pubblico e già oggetto di intervento normativo. Il governo Renzi, ad esempio, tenne sotto chiave il Parlamento fino a quando non licenziò la legge sulle unioni civili. Il partito non nasce quindi per eliminare discriminazioni, oggi inesistenti, ma per ritagliarsi un posto al sole. In termini elettorali se ne dovrà preoccupare soprattutto il Pd, da tempo maggiore beneficiario del voto gay, ma anche il M5S. In proposito Marrazzo fa già squillare le trombe. «Noi Lgbt – annuncia – non possiamo più delegare le nostre istanze a terzi e allo stesso tempo possiamo essere una forza propositiva per il Paese». Il compagno Zingaretti è avvisato.
secoloditalia.it
Nota:
Ecco il primo spot elettorale del nuovo partito:
ELOGIO DELLA SODOMIA: