Che CONSOLAZIONE! Parole splendide del Vescovo Strickland
Benvenuti a un altro episodio di “A Shepherd's Voice”. L'episodio di oggi è intitolato: “La mia anima sta bene”. Una frase che molti di noi conoscono da un inno ma, molto più di una melodia, è una dichiarazione spirituale, un'ancora nella tempesta, una torcia nella notte.
In quest'epoca di afflizione – che si tratti di sofferenza personale, di dolore familiare o delle nubi oscure che si addensano sulla Chiesa – è qui, nel Cuore trafitto di Cristo, che impariamo a dire, non con facilità, ma con fede: “La mia anima sta bene”.
Ma prima di parlare di pace, dobbiamo riconoscere questo: la vita non è un fiume tranquillo, spesso è una tempesta. Non ci viene promessa la tranquillità ma la Croce. Viviamo in un mondo in cui le anime sono oppresse dal dolore, dal tradimento, dalla malattia e dalla paura.
E quindi, la domanda non è se la sofferenza arriverà – perché arriverà – ma se i nostri cuori saranno ancorati quando arriverà. Possiamo dire con i santi non “perché” ma: “sia fatta la Tua volontà”.
Esaminiamo la risposta di Giobbe alla sofferenza: «Se abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, perché non dovremmo accettare il male? In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra» (Giobbe 2, 10).
Questa fu la risposta di Giobbe alla perdita, al mistero del dolore. Giobbe perse tutto ma non maledisse Dio. Pianse, si interrogò, soffrì. Ma la sua anima si aggrappò alla Volontà Divina.
San Francesco di Sales, dottore della Chiesa, disse una volta: «Non aspettatevi con timore i cambiamenti della vita: piuttosto, guardateli con piena speranza che, quando si presenteranno, Dio, a cui appartenete, vi guiderà sani e salvi attraverso ogni cosa. Non temete ciò che potrebbe accadere domani; lo stesso Padre eterno che si prende cura di voi oggi, si prenderà cura di voi allora e ogni giorno».
Che pace è questa, che permette all'anima di rimanere immobile nel dolore, di avere fiducia quando i cieli tacciono? Questo non è ottimismo. Non è sentimentalismo. È la stabilità di un'anima unita alla Croce. Come disse Nostro Signore stesso: «Vi lascio la pace; vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io ve la do. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (Giovanni 14, 27).
Notate: non come la dà il mondo. La pace del mondo è superficiale. Sfugge nella prova. La pace di Cristo rimane nel fuoco. Sant'Agostino scrisse: «Ci hai fatti per te, Signore e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te».
Non possiamo trovare riposo da nessun'altra parte se non in Dio. Non nella tranquillità, non nella salute, nemmeno nelle consolazioni. Il nostro riposo è nella Sua Santa Volontà, perché Egli è buono e la Sua volontà è amore, anche quando ferisce.
Lasciate che vi legga dal profeta Isaia: «Tu conservi la pace: pace, perché abbiamo sperato in te. Hai sperato nel Signore per sempre: nel Signore Dio potente per sempre» (Isaia 26, 3-4).
La pace nasce dalla speranza. Non in un futuro vago ma in Colui che ha in mano il futuro. Se uniamo la nostra sofferenza alla Sua, essa diventa redentrice. Diventa feconda. Diventa... bene per la nostra anima.
San Paolo scrive: «Per questo mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo. Quando sono debole, allora sono forte» (2 Corinzi 12, 10).
C'è qualcosa di paradossale qui ma vero. La Croce spezza ciò che è terreno ma rafforza ciò che è eterno. La nostra anima diventa più conforme a Cristo. Questo è il grande mistero della sofferenza redentrice.
E non dimentichiamo la Madonna che stava ai piedi della Croce. Simeone le disse: «E anche a te una spada trafiggerà l'anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Luca 2, 35). Maria non è fuggita dalla sofferenza ma vi è entrata, per amore di suo Figlio. E così ci mostra: sta bene l'anima trafitta ma unita a Cristo.
Papa San Pio X scrisse: «Il più grande ostacolo all'apostolato della Chiesa è la timidezza o meglio la codardia dei fedeli». Non dobbiamo fuggire dalla prova, dalla disapprovazione del mondo, dalla persecuzione. Il mondo si sta oscurando. Ma se rimaniamo in Cristo, va bene. Va benissimo.
Ascoltiamo di nuovo la Scrittura: «Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione? O l'angoscia? O la fame? O la nudità? O il pericolo? O la persecuzione? O la spada? Ma in tutte queste cose noi vinciamo, per mezzo di colui che ci ha amati (…). Io sono infatti persuaso che né morte né vita né angeli né principati né presente né avvenire né potenze né altezza né profondità né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore» (Romani 8, 35. 37-39).
Dobbiamo ricordare: la pace non è l'assenza di dolore. È la presenza di Cristo.
Santa Teresa d'Avila una volta disse: «Nulla vi turbi, nulla vi spaventi, tutto passa: Dio non cambia mai. La pazienza ottiene tutto. Chi ha Dio non manca di nulla; solo Dio basta».
Questa è la pace che ci sostiene quando la nostra famiglia soffre, quando un figlio è malato, quando seppelliamo le persone che amiamo, quando la Chiesa è colpita dall'interno. Questa è la pace che dice: “Anche se non capisco, confido in Te”.
Dal libro dei Salmi: «Il Signore è il mio pastore e non manco di nulla. Mi ha posto in un luogo di pascolo, mi ha allevato ad acque di refrigerio. Ha convertito l'anima mia, mi ha condotto per sentieri di giustizia, per amore del suo nome. Anche se camminassi in mezzo all'ombra della morte, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi hanno consolato» (Salmo 22, 1-4).
Questa è la voce del pastore. Questo è il conforto dell'anima. Ecco perché, in ogni momento, possiamo dire: Va tutto bene. Non perché siamo forti ma perché Lui lo è. Non perché la vita sia facile ma perché l'eternità è vicina.
Ascoltiamo le parole del Signore nel Vangelo di San Matteo: «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime» (Matteo 11, 28-29).
Amici, camminiamo attraverso le tempeste. Ma non camminiamo da soli. Camminiamo con Colui che comanda ai venti e al mare. Lasciate che la vostra anima si ancori a Lui. Non ditelo perché la vita è facile ma perché Dio è fedele: “La mia anima sta bene”. Ma non limitiamoci a pronunciare queste parole: dobbiamo viverle.
Vivere la verità che la nostra anima sta bene significa arrendersi ogni giorno, offrire le nostre ferite al Sacro Cuore di Gesù e permettergli di trasformarle in fonti di grazia. Abbracciamo quel silenzio in cui il Signore parla di pace: non la pace della fuga ma la pace dell'unione. Dobbiamo praticare questa pace. Dobbiamo pregare con essa, portarla con noi, parlarne nella vita degli altri. Diventa una testimonianza.
E il mondo, sofferente e inquieto, ci guarderà e si chiederà: “Cos'è questa pace che li tiene stretti?”. La risposta è Cristo. Egli è la nostra calma nella tempesta, il nostro fuoco nel freddo, la nostra quiete nella bufera.
E quindi vi lascio con questo, tratto dalle parole del Salmista: «Fermatevi e vedete che io sono Dio: sarò esaltato fra le nazioni, sarò esaltato sulla terra. Il Signore degli eserciti è con noi, il Dio di Giacobbe è il nostro protettore» (Salmo 45, 11-12).
Qualunque cosa accada, restate calmi. Lui è Dio. E se Lui è con voi, allora davvero, anche ora, la vostra anima sta bene.
(Traduzione da: It is Well with My Soul).
Si legga anche: Il posto PIÙ SICURO sulla terra (Mons. Strickland)
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FRASARIO SPIRITUALE (CON CENTINAIA DI AFORISMI)
Florilegio – aforismi vari, una raccolta per resistere nella fede
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