STORIA E MESSAGGIO DI FATIMA - parte 2

AL LETTORE
L'opuscolo si propone di far conoscere l'Apostolato Mondiale di Fatima, per diffondere il Messaggio della Madonna e suscitare una generosa risposta.
La prima parte, di carattere storico, ricorda gli interventi della Madonna a Fatima e il Messaggio che rivolge al mondo. Essa è stata preparata dal rev.do Umberto M. Pasquale, salesiano, che ebbe rapporti personali di ministero con i protagonisti di Fatima.
La seconda parte, di carattere ascetico, delinea gli elementi sostanziali della spiritualità che si ispira al Messaggio di Fatima. Essa è stata redatta da S. E. Mons. Francesco M. Franzi.
La terza parte è una presentazione redatta dalla Segreteria nazionale italiana che presenta la storia, lo scopo e la struttura del Movimento dell'Apostolato Mondiale di Fatima in Italia.
Con approvazione ecclesiastica. Edizione extracommerciale.
Per richiesta di copie scrivere a: Apostolato Mondiale di Fatima
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PARTE PRIMA
STORIA E MESSAGGIO DI FATIMA
IL CONTESTO
In Europa si combatte la grande guerra: 1914 -1918. Il Portogallo, con uno dei più vasti imperi coloniali, si sta sgretolando, depauperato nella cultura, nelle finanze, nella moralità. Le rivoluzioni si accavallano i governi si alternano con frequenza mai vista.
Nel 1910, la massoneria, ucciso l'ultimo re Emma-nuele, aveva impiantato la repubblica e conquistato il governo. Il primo presidente, Alfonso Costa, nel primo discorso al parlamento sfidò il Cielo, affermando: «Non passeranno due generazioni che il nome di Cristo sarà cancellato dal suolo portoghese».
Ne segui una violenta oppressione al cristianesimo: espulsione degli Ordini religiosi, persecuzione al cle-ro fedele ai principi della fede, incendi e profanazio-ni nelle chiese.
Ma il Cielo ha accettato la sfida con una risposta di amore misericordioso. Ha scelto i deboli, i piccoli (Mt. 11,25), gli ignoranti per coprire di vergogna i sapienti (1 Cor 1,29).
Fatima, luogo dell'intervento divino, vedrà uno degli avvenimenti più prodigiosi della storia del mondo e della Chiesa. Avvenimento prodigioso che ricorda le manifestazioni divine del Sinai, con feno-meni celesti da sgomentare i 70.000 spettatori. Avvenimento preannunciato a luglio, agosto, set-tembre del 1917, nel luogo, nel giorno e nell'ora profetizzati.
In opposizione al rinnegamento degli uomini, il Cielo rivelava a Fatima, con sottolineature parti-colari, le verità condensate nel Credo cristiano, che l'ateismo si proponeva di spazzare per sempre dalle coscienze umane.
Non conosco apparizioni celesti approvate dal-la Chiesa tanto documentate come quelle dei tre Pastorelli di Fatima. Vedo in questo la giustificazione di quell'ordine della Vergine: «Voglio che impariate a scrivere».
La protagonista principale, ancora vivente (1996), ci ha lasciato una mole non indifferente di scritti sulle varie apparizioni, abbondanti precisazioni su narrazioni elaborate da estranei e molte lettere a varie persone di sua intimità.
Noi vi attingeremo i punti che formano l'ossa-tura di ogni apparizione, aggiungendovi brevissimi commenti per coglierne lo spirito e per metterne in evidenza il Messaggio.
GUIDATI DA UN ANGELO
Suor Lucia narra
«Mi pare che fu nella primavera del 1916 che l'Angelo ci apparve la prima volta nell'antro della grotta del Cabeo (Cabesso) ... Cominciammo a ve-dere a una certa distanza... una luce più bianca della neve informa di un giovane trasparente, più brillante di un cristallo attraversato dai raggi del sole ... Arri-vando vicino a noi, disse: "Sono l'Angelo della Pace. Pregate con me". E, inginocchiatosi per terra, curvò la fronte sino al suolo. Spinti da un impulso sopran-naturale, l'imitammo e ripetemmo quanto gli senti-vano dire: "Mio Dio, io credo, adoro, spero e ti amo. Ti chiedo perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non ti amano". Dopo avere ripetuto tre volte quell'orazione l'Angelo si alzò e disse: "Pregate così. I cuori di Gesù e di Maria stan-no attenti alla voce delle vostre suppliche". Poi sparì».
Riflessioni e note
a) Posizione nella preghiera della creatura din-nanzi alla Divinità: Dio solo è grande! Davanti a Lui l'uomo è tanto piccolo!
b) Metodo stupendo della pedagogia dell'Angelo! Egli si è adeguato all'età dei tre Pastorelli.
L'adulto, col gesto e gli atteggiamenti, esprime i suoi sentimenti più intimi. Il bambino acqui-sta idee e sentimenti dai gesti e atteggiamenti che vede e imita. La prostrazione, col volto a terra, insinua nei tre il senso del massimo ri-spetto che ogni uomo deve nutrire ed esprime-re nei riguardi di Dio.
c) Contenuto della preghiera dell'Angelo: atto di fede in Dio e di amorosa fiducia in Lui. Grazie al mistero della solidarietà che unisce gli uo-mini nel piano salvifico di Dio, il cristiano può rappresentare davanti al Signore che non cre-de, non adora, non spera e non Lo ama. Fatima avrà un Messaggio particolare per coloro che negano Dio, e lo offendono.
d) I tre pastorelli sono introdotti subito nella de-vozione ai Cuori di Gesù e di Maria il cui spi-rito fondamentale è l'amore e la riparazione ad un amore non corrisposto. Non solo all'amore del Cuore di Gesù ma anche all'amore di «Ma-ria, Madre santissima di Dio, che prese parte ai misteri di Cristo» (LG 66).
Suor Lucia narra
«La seconda apparizione dovette essere in piena estate... presso il pozzo. D'improvviso vediamo lo stesso Angelo vicino a noi. "Cosa fate? Pregate, pre-gate molto. I cuori di Gesù e di Maria hanno su di voi disegni di misericordia. Offrite costantemente all'Al-tissimo orazioni e sacrifici".
"Come dobbiamo sacrificarci?" domandai.
"Di tutto quello che potete, offrire un sacrificio co-me atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori. Ottenete così la pace per la vostra patria ...
Soprattutto accettate e sopportate le sofferenze che il Signore vi manderà".
Queste parole si impressero nel nostro spirito, co-me una luce che ci faceva capire chi è Dio; come ci amava e voleva essere amato; il valore del sa-crificio e quanto gli è gradito; come in attenzione ad esso, convertiva i peccatori».
Riflessioni e note
a) L'insistenza dell'Angelo sulla preghiera richia-ma la raccomandazione di Gesù: «Bisogna pregare sempre senza stancarsi» (Lc. 18,1). Mezzo indispensabile per vivere in intimità con il Padre del cielo.
b) Preghiera di intercessione e propiziazione per chi ha offeso Dio. Come non ricordare Abramo che intercede per Sodoma? (Gen. 18,23 ss) e Mosè che supplica Dio perché risparmi il po-polo Ebreo? (Es. 32,8 ss)?
c) Il valore salvifico del sacrificio. Discepolo di Cristo è colui che partecipa nella sua vita al mi-stero della croce. San Pietro scrive ai Cristiani: «Anche voi, come pietre vive, formate il tem-pio dello Spirito Santo, siete sacerdoti consa-crati a Dio e offrite sacrifici spirituali che Dio accoglie volentieri, per mezzo di Gesù Cri-sto» (1 Pt 2,5). Ignazio di Antiochia afferma: «Per mezzo della croce il Cristo invita tutti che siete sue membra. Il capo non può esistere a parte senza le sue membra». Ogni cristiano completa in sé ciò che Cristo soffre a vantag-gio del suo corpo che è la Chiesa (Col. 1,24).
Suor Lucia narra
«La terza apparizione mi pare sia stata in ottobre o fine settembre, fra i grossi massi di pietra della collina. Là dicemmo il nostro Rosario e la preghiera che, nella prima apparizione, ci aveva insegnato. Mentre eravamo lì ci apparve l'Angelo per la terza volta, te-nendo in mano un Calice e su di esso un'Ostia, dalla quale cadevano dentro il Calice alcune gocce di san-gue. Lasciato il calice e l'Ostia sospesi in aria, si pro-stò per terra e ripeté, per tre volte, l'orazione: "San-tissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, Ti adoro profondamente e Ti offro il preziosissimo Corpo, San-gue, Anima e Divinità di Gesù Cristo presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi, e indifferenze con cui Egli stesso è offeso. E per i meriti infiniti del suo Cuore santissimo e per in-tercessione del Cuore Immacolato di Maria, Ti chiedo la conversione dei poveri peccatori". Quindi alzatosi, prese in mano il Calice e diede l'Ostia a me. Quel che c'era nel Calice lo fece bere a Giacinta e Francesco, dicendo: "Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini in-grati. Fate riparazione per i loro crimini e consolate il vostro Dio". Si Prostò di nuovo e ripeté con noi, anco-ra tre volte, le stesse preghiere. Poi sparì.
Spinti dalla forza soprannaturale che ci avvolge-va, imitavamo l'Angelo in tutto, cioè prostrandoci co-me lui e ripetendo le preghiere ch'egli aveva recitate».
Riflessioni e note
a) Dio esiste in tre Persone: Padre, Figlio, Spi-rito Santo. Il Padre ha tanto amato il mondo da darci il suo unico Figlio (Gv. 3,16). Lo ha mandato nel mondo per darci la vita (Gv. 4,9). Il Padre e il Figlio ci mandano lo Spirito San-to che ci fa vivere da figli di Dio diffondendo nei nostri cuori la carità (Rom 5,5).
b) Dio raduna tutti i popoli per ammetterli alla co-munione con sé, nello Spirito Santo, per mezzo del Figlio suo che si è incarnato, è morto ed è risuscitato per la nostra salvezza. Unto, da Dio Padre, unico Mediatore, Sacerdote e Vittima, rende presente il mistero della nostra Reden-zione sull'altare, sotto le specie eucaristiche, per raggiungere gli uomini di tutti i tempi e na-zioni, radunandoli in un vincolo di salvezza e di amore universale.
c) Questo Pane Eucaristico datoci dal Padre (Gv. 6,32) fa godere dell'intima familiarità con Cristo, apre il cuore alla carità per tutti i nostri cari, per la pace e la salvezza del mondo; aumenta la fede, la speranza, la carità. è la ragione per cui la Chiesa raccomanda caldamente la devozione verso il Sacramento dell'al-tare, sia privata che pubblica, anche al di fuori della Messa (Eucharisticum Mysterium).
«Quando il fervore eucaristico si attenua e si spe-gne è difficile che gli uomini si comprendano, e il peccato invade gli spiriti e i cuori. Si ripete nel mon-do ciò che avvenne alla morte di Gesù: il sole si oscu-rò e la terra fu coperta di tenebre» (Giovanni XXIII).
ALLA SCUOLA DELLA MADRE CELESTE
Suor Lucia narra
13 maggio 1917. «Mentre con Giacinta e Fran-cesco... cominciammo a scendere il pendio della Conca di Iria, spingendo le pecore verso la strada... vedemmo sopra un elce, una Signora, vestita di bianco, più splendente del sole. Ci fermammo sor-presi per l'apparizione. Allora la Signora ci disse: "Non abbiate paura. Non vi faccio del male...". Le domandai: "Da dove viene Lei?". "Vengo dal cie-lo". "E che cosa vuole da me?". "Sono venuta a chiedervi di venire qui per sei mesi consecutivi, il giorno 13, a questa stessa ora. Poi vi dirò chi sono e che cosa voglio".
"E anch'io andrò in cielo?". "Si!" . "E Giacinta? "Anche lei". "E Francesco?". "Anche lui ma deve recitare molti rosari".
Mi ricordai allora di chiedere di due ragazze, mor-te da poco e mie amiche.
"Maria das Neves è già in cielo! Amelia invece è ancora in purgatorio e vi rimarrà ... Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che vorrà man-darvi in riparazione dei peccati con cui Egli è offeso, e come supplica per la conversione dei peccatori?". "Sì, lo vogliamo!"
"E allora dovrete soffrire molto, ma la grazia di Dio sarà il vostro conforto".
Fu al pronunciare queste ultime parole che aprì, per la prima volta le mani, comunicandoci una luce così intensa, una specie di riflesso che ne usciva e ci penetrava nel più intimo dell'anima, facendoci vede-re noi stessi in Dio, che era quella luce, più chiara-mente di come ci vediamo nel migliore degli specchi. Ci comunicò un impulso interiore, cademmo in gi-nocchio e ripetemmo estasiati: "Santissima Trinità, io Ti adoro! Mio Dio, mio Dio, io Ti amo nel santis-simo sacramento".
Passati i primi momenti, la Signora disse: "Reci-tare il Rosario tutti i giorni per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra". Poi cominciò ad ele-varsi fino a sparire nell'immensità del firmamento».
Riflessioni e note
a) «Gli esercizi di pietà verso la Vergine esprima-no chiaramente la nota trinitaria e cristologica ... Il culto cristiano infatti è per sua natura culto al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Nella Ver-gine tutto è relativo a Cristo e tutto dipende da Lui: in vista di Lui, Dio Padre da tutta l'eterni-tà, la scelse Madre santa e la ornò di doni dello Spirito, a nessun altro concessi» (M.C. 25). Fa-tima è un richiamo a questa ortodossia. Ed è strepitoso che l'insegnamento ci venga da tre analfabeti. L'impulso che la Vergine comunica ai tre privilegiati li induce ad adorare la Trinità Santissima e Gesù Sacramentato.
b) Il Rosario è stato chiamato "compendio di tut-to il Vangelo ... in quanto dal Vangelo trae l'e-nunciato dei Misteri e le principali formule» (M. C. 44). «La meditazione dei misteri del Ro-sario, rendendo familiari alla mente e al cuore dei fedeli i misteri del Cristo, può costituire un'ottima preparazione alla celebrazione di essi nell'azione liturgica e divenirne eco prolungata (M.C. 48).
c) «Se non recitano il Rosario che preghiere fa-ranno? E senza preghiera chi si salva? Sfor-tunatamente, sono pochissime le persone che partecipano ogni giorno alla sacra Liturgia e si alimentano del Pane eucaristico, di conse-guenza la recita del Rosario è indispensabile per quelle anime» - (Suor Lucia a Don Umber-to M. Pasquale)'.
d) è ancora in purgatorio. Altra verità cristiana. L'affermazione della Madonna ammette la condizionale «se non ci sarà chi preghi, faccia celebrare sante Messe o compia in suo suffra-gio opere di carità» (Es. 32,10 e Ger. 28,7).
Suor Lucia narra
13 giugno 1917. «Dopo aver recitato il Rosario con Giacinta, Francesco ed altre persone, vedemmo di nuovo il riflesso di luce che si avvicinava e, subi-to dopo, la Signora sull'elce come a maggio. "Cosa vuole da me?" domandai.
"Voglio che veniate qui il 13 del prossimo mese; che diciate il Rosario tutti i giorni e che impariate a leggere. Poi vi dirò quel che voglio".
"Vorrei chiederle di portarci in cielo".
"Sì, Giacinta e Francesco li porterò fra poco, ma tu resti qui ancora per qualche tempo. Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere e amare.
Vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato ".
Domandai addolorata: "Resterò qui sola?". "Non ti scoraggiare. Io non ti abbandonerò mai. Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e il cam-mino che ti condurrà fino a Dio". Fu nel pronun-ciare queste ultime parole che aprì le mani e ci co-municò nuovamente il riflesso di quella luce immensa in cui ci vedevamo come immersi in Dio. Giacinta e Francesco sembravano stare nella lu-ce che si alzava verso il cielo, io in quella che si dif-fondeva sulla terra.
Davanti alla mano destra della Signora c'era un Cuore, circondato da spine che vi sembravano con-fitte. Abbiamo capito che era il Cuore Immacolato di Maria, oltraggiato, dai peccati dall'umanità, che voleva la riparazione. La Signora questa volta non ci comandò ancora di tenere il segreto, ma sentiva-mo che Dio stimolava a mantenerlo».
Riflessioni e note
a) Il Rosario è una valida catechesi ai singoli e al-le masse. Infatti, dice Paolo VI: «La contempla-zione, in comunione con Maria, di una serie di misteri della salvezza, sapientemente distribuiti in tre cicli, esprimono il gaudio dei tempi mes-sianici, il dolore salvifico di Cristo e la gloria del Risorto» (M. C. 49).
Anche il Documento Base per il Rinnovamen-to della Catechesi in Italia afferma che Maria
«riunisce per così dire e riverbera in sé i massi-mi dati della fede e chiama i credenti al Figlio suo, al sacrificio e all'amore del Padre» (90). E ancora: «Certe idee madri sono fondamenta-li nella catechesi: la storia della salvezza, la comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo ... il mistero eucaristico ... perché la fe-de viva in esso rivela al massimo grado la mentalità del cristiano» (46).
Bandire il Rosario o minimizzarlo è privare gli uomini di una forma di preghiera preziosa, sem-plice e profonda.
Recitare il Rosario, come ha chiesto la Vergine, è fare della catechesi vera e feconda perché sgorga dalla fede e sfocia nella preghiera che unisce intimamente a Dio.
b) Come a Paray-le-Monial si rivelò il Cuore di Ge-sù, a Fatima, per volontà di Dio che vuole la diffusione di questa devozione nel mondo, si ri-vela il Cuore Immacolato di Maria.
Dio ha scelto la Vergine a partecipare alla Pas-sione del Figlio «col Cuore trapassato da una spada» (Lc. 2,35) a salvezza degli uomini. Gesù la consegnò ad essi come Madre del Calvario. E qui, a Fatima. Gesù, oltraggiato nel suo amore dai peccati degli uomini, richiama a riparare l'a-more materno di Maria, anch'esso offeso e ama-reggiato dai peccati dell'umanità.
Suor Lucia narra
13 luglio 1917. «Mentre tra numerosa folla dicevamo il Rosario abbiamo visto il solito riflesso di luce e, subito dopo la Signora sull'elce. Do-mandai: "Cosa vuole da me?".
"Che veniate qui il 13 del mese prossimo; che con-tinuiate a recitare il Rosario tutti i giorni alla Madonna del Rosario per ottenere la pace nel mondo perché soltanto Lei vi potrà soccorrere". "Vorrei chiederle chi è Lei e di fare un miracolo perché tutti credano all'apparizione". "Continuate a venire qui. A ottobre dirò chi sono, quel che voglio e farò un miracolo che tutti pos-sano vedere bene per credere". E continuò: "Sa-crificatevi per i peccatori, e dite molte volte, spe-cialmente facendo qualche sacrificio: Gesù mio, è per tuo amore; per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria".
A queste parole, aprì di nuovo le mani come nei mesi precedenti. Il riflesso sembrò che penetrasse la terra e vedemmo come un mare di fuoco in cui erano immersi demoni e anime ... tra grida, gemi-ti di dolore e disperazione da causare orrore e paura (dev'essere stato per questa visione che mi sfuggì quel "Ahi!" che dicono di aver udito). Spaventati, e come per chiedere aiuto, alzammo gli occhi alla Signora che ci disse con bontà e tri-stezza: "Avete visto l'inferno dove cadono le ani-me dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Im-macolato. Se faranno quel che vi dirò, molte ani-me si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire. Ma se non smetteranno di offendere Dio, sotto il Regno di Pio XI, ne comincerà un'altra peggiore... Per impedirla, verrò a chiedere la con-sacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la Comunione Riparatrice nei primi sabati. Se at-tenderanno alle mie richieste la Russia si converti-rà e ci sarà pace. Diversamente essa diffonderà i suoi errori nel mondo; susciterà guerre e persecu-zioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati; il santo Padre avrà molto da soffrire; varie nazioni saranno distrutte. Finalmente il mio Cuore Imma-colato trionferà. Quando reciterete il Rosario, do-po ogni decina dite: Gesù mio, perdona le nostre colpe; preservaci dal fuoco dell'inferno; porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia!" Seguì un momento di si-lenzio, poi domandai: "Non vuol più niente da me?" . "Per oggi più niente". Come al solito si alzò verso oriente fino a sparire nel firmamento».
Riflessioni e note
a) Non soltanto la preghiera ma l'offerta a Dio di ogni lavoro e sofferenza ha un valore salvifico come insegna la Madonna ai Pastorelli. Paolo VI, facendo eco al Vaticano II, afferma: «Gesù visse in una sfera di attività dura, umile e pove-ra ... proteso sempre verso la sua missione sal-vatrice» (1- 5 - 1971). Lo stesso spirito di Gesù fa della «fatica - un omaggio filiale, schietto e affettuoso a Dio Padre che è nei cieli; uno stru-mento di redenzione, unendolo alle fatiche, alle sofferenze, alla croce di Gesù Cristo, nostro Signore» (26 - 6 - 1975).
b) Tra i testimoni di questa apparizione vi fu Ma-ria Carreira (divenuta poi fedele custode della prima cappella di Fatima, si da meritarsi il so-prannome di Maria della Cappella).
Si trovò in quell'occasione presso i veggenti e Marto, padre di Giacinta e Francesco. Ella ha narrato a Don Umberto (1938): «Ad un certo punto Giacinta mandò un grido, divenne molto pallida, il suo collo si allungò irrigidi-to. Il Marto che mi era vicino eruppe in un gemito: "Mia figlia muore, muore!". Anco-ra oggi ignoro il motivo di quella reazione dei bambini perchè si rifiutarono sempre di darmene la spiegazione». Lo stesso Marto confermò a Don Umberto l'accaduto.
La visione dell'inferno faceva parte del se-greto che Lucia rivelò soltanto nel 1941. In quell'anno consigliava al can. Galamba, in-caricato dal vescovo di Leiria e biografo di Giacinta, di aggiungere, in una seconda edi-zione del libro sulla medesima, un capitolo sulla visione dell'inferno e un altro sul Cuo-re Immacolato (le due prime parti del segreto). «Non dubito - scrisse suor Lucia - che la ri-velazione dell'inferno e delle misericordie del Cuore di Maria non vengano a fare un gran bene alle anime» (31-8-1941).
A Fatima però si recitava già tra le decine del Rosario la giaculatoria: «Gesù mio, perdona le nostre colpe ...».
c) Circa le ultime parole di questa giaculatoria, suor Lucia scrive nel maggio del 1941: «Con le ultime parole della giaculatoria, credo che la Madonna si riferiva alle anime che si trovano in maggior pericolo di dannarsi».
d) La veggente, nell'ottobre del 1953, diceva a Don Umberto: «La Madonna insiste perché i sacer-doti parlino dell'inferno». San Paolo stimola i Filippesi: «Lavorate per la vostra salvezza con timore e tremore» (Fil. 2,12). Oggi vige il me-todo della permissività»; tutto è lecito; sono banditi la riprensione e il castigo con la scusa di una falsa libertà nell'agire. Libertà vera è saper scegliere tra il bene e il male. Bene che merita il premio; male che merita il castigo. Mantenere l'ignoranza in questo campo è facili-tare la deformazione delle coscienze, è renderle schiave delle passioni inerenti alla natura umana. Non parlare dell'inferno è mutilare la rivelazione. Paolo VI, nell'udienza generale del 6 luglio 1977, ha chiamato l'attenzione dei cristiani su questo grave problema: «Noi siamo in un pe-riodo tremendamente agitato in ordine ai prin-cipi basilari dello stile morale e religioso, che dobbiamo supporre presenti alle sorgenti della nostra coscienza operante. Esistono ancora principi-cardini del nostro operare? Ovvero non prevale nel nostro stile di vita una serie di assiomi negativi, che tolgono nella nostra pra-tica navigazione nel mare del costume moder-no ogni timone, ogni esigenza, ogni linea distintiva tra il bene e il male; ogni imperativo volontario di rettitudine, ogni supremazia dei valori religiosi? Non siamo anche noi spesso "relativisti", cioè predisposti ad ogni adatta-mento all'opportunità, all'interesse personale, all'indifferenza circa il valore etico delle no-stre azioni?
Ebbene, davanti a simile situazione, la quale si sta generalizzando e aggravando, con progres-siva noncuranza sia del senso del dovere, sia della sensibilità religiosa, sia della fierezza personale in ordine al bene proprio ed altrui, noi oggi cosa vi diremo? In primo luogo: la ne-cessità d'un ordine morale, derivato da una co-scienza istruita sulla grande dottrina del bene e del male; e poi della felicità che risulta dall'es-sere "buoni" con l'aiuto della grazia divina».
e) Maria, la grande Maestra, non ha esitato di presentare l'inferno a tre fanciulli con subbli-me saggezza pedagogica. Per colmare il loro cuore di eccezionale orrore per il peccato, in quanto questo, quando è amato, è l'unico cam-mino che conduce all'inferno.
Non fu per terrorizzarli perché il timore esage-rato del demonio non è costruttivo. Infatti la fede ci assicura che, al nostro fianco e a nostra disposizione, abbiamo l'onnipotenza paterna e misericordiosa di Dio. La vigilanza scrupolosa dei tre nell'evitare le colpe anche più lievi non fu frutto di timore della giustizia e dei castighi ma dell'amore più sincero e filiale.
Lucia annota « la Madonna ci disse con bon-tà e tristezza». Giacinta esclamava «Povera Madonna, mi fa tanta pena! Se gli uomini si pentono, nostro Signore perdona!» E Francesco: «Io voglio consolare Gesù che è tan-to triste»!
Suor Lucia diceva a don Umberto: «Vivessi migliaia di anni non dimenticherò mai più la tristezza del volto della Madonna quando ci ha detto: "Non offendete più il Signore che è già troppo offeso!"».
Suor Lucia narra
19 agosto 1917. «Andando con le pecore, insieme a Francesco e suo fratello Giovanni in un luogo chia-mato Valinhos (Vallette), e sentendo che qualcosa di soprannaturale si avvicinata e ci avvolgeva, sospet-tando che la Signora venisse e rincrescendoci che Gia-cinta non ci fosse a vederla, chiedemmo a Giovanni che l'andasse a chiamare. Nel frattempo, con France-sco, vidi il riflesso della luce che noi chiamavamo lam-po e, arrivata Giacinta, un istante dopo, vedemmo la Signora sopra un elce. "Cosa vuole da me?".
"Voglio che continuiate ad andare alla conca di Iria, il giorno 13; che continuiate a dire il Rosario tutti i giorni. Nell'ultimo mese farò il miracolo affin-ché tutti credano". E prendendo un aspetto più triste: "Pregate, pregate molto; fate molti sacrifici per i peccatori; molte anime vanno all'inferno perché non c'è chi si sacrifichi e interceda per loro". Come al solito cominciò ad elevarsi verso oriente».
Riflessioni e note
a) Questa apparizione avvenne in altro luogo e da-ta perché il giorno 13, i Pastorelli erano stati fermati dall'amministratore del Comune, anti-clericale, massone, e condotti in prigione per tre giorni.
b) «Molte anime vanno all'inferno... ». Così disse la Signora, assumendo un aspetto più triste. Evidentemente l'onniscienza e l'onnipotenza divina potrebbero scoprire e usare altri mezzi per salvare le anime, prescindendo completa-mente dalla nostra cooperazione. Ma di fatto, per disegno insondabile, Dio ha scelto la via della collaborazione umana.
Dio fa dipendere, in qualche maniera, l'appli-cazione dei meriti infiniti di Cristo, dalla co-operazione nostra per la conversione dei pec-catori. è quanto insegna Pio XII nella Mystici Corporis: «Non mediteremo mai abbastanza che la salvezza di molti dipende dalle preghie-re e penitenze volontarie delle membra del Corpo Mistico di Cristo».
c) Le parole di Fatima sono un grido di richiamo alla responsabilità che abbiamo nell'opera re-dentrice di Cristo. Oggi che si sente da ogni parte un'ansie incoercibile di dedicarsi al ser-vizio dei fratelli, fino al punto da sembrare in-vertito l'ordine dei Comandamenti, facendo del secondo il primo, Fatima viene ad avvisar-ci sul compito di non ridurre l'amore del pros-simo e soccorrere unicamente i corpi ma di estenderlo alle anime. Non tutti possono dis-porre di beni materiali a favore dei fratelli, ma tutti possono e devono pregare e sacrificarsi per essi.
Anzi, Fatima indica la sorgente vera dell'amo-re verso il prossimo; sorgente che ne assicura la consistenza e la continuità anche sotto l'a-spetto materiale. Madre Teresa di Calcutta ha spiegato come nella preghiera e particolarmen-te nella partecipazione all'Eucarestia, si trovi questa sorgente della carità, della vita cristia-na, del sacrificio: «L'ora santa passata in ado-razione davanti all'eucaristia conduce all'ora santa con i bisognosi. La nostra Eucaristia è incompleta se non ci conduce al servizio dei poveri».
Suor Lucia narra
13 settembre 1917. «Avvicinandosi l'ora, mi in-camminai, con Giacinta e Francesco, in mezzo a una moltitudine che, con difficoltà, ci lasciava avanzare. Le strade erano gremite di gente. Arrivammo final-mente alla Conca di Iria, presso l'elce, e cominciam-mo a recitare il Rosario insieme alla folla. Poco dopo abbiamo visto il riflesso della luce e, subito dopo, la Signora, sopra l'elce.
"Continuate a recitare il Rosario per ottenere la fine della guerra. In ottobre verrà anche il Signo-re, la Madonna Addolorata, la Madonna del Carmi-ne, San Giuseppe col Bambino, per benedire il mon-do. Dio è contento dei vostri sacrifici".
Io le dissi: "Mi hanno pregato di chiederle mol-te cose: la guarigione di alcuni ammalati, di un sor-domuto ".
"Sì, qualcuno lo guarirò; altri no. In ottobre fa-rò il miracolo, affinché tutti credano».
E cominciando ad elevarsi, sparì come le al-tre volte».
Riflessioni e note
a) Sperduta nella folla la madre di Lucia - così rac-contò a Don Umberto - fu presente in questo mese alla Conca di Iria e si tranquillizzò al-quanto nei suoi dubbi e timori. Dubbi che il Signore avesse scelto proprio sua figlia per fat-ti che sentiva di non meritare; timori che Lucia inventasse cose di tanta gravità. Sentì il primo impulso a credere nell'assistere alla pioggia di petali bianchi, visti da tutti, ma che scompari-vano prima di posarsi sul terreno e che emana-vano il profumo indefinibile del ramoscello dell'elce su cui la Vergine aveva posto i piedi, il 19 agosto, e a lei portato da Giacinta.
b) Nella prima lettera pastorale, con l'approvazio-ne sulle apparizioni (13-10-1930), Mons. Giu-seppe Alves Correia (vescovo di Leiria) scrive: «Centinaia, migliaia di persone di cui non possiamo porre in dubbio la veracità, videro una colonna di fumo, che come incenso avvolgeva l'albero durante le apparizioni. Questo feno-meno, umanamente inspiegabile, si è ripetuto più volte».
Uno degli inquirenti incaricato dal patriarcato di Lisbona da cui dipendeva Leiria, diocesi non ancora ricostituita al tempo delle appari-zioni, fu presente in incognito il 13 settembre; il suo nome Mons. Giovanni Quaresma. De-scrisse questo fenomeno a Don Umberto, nel-la sua casa di Ilhavo (Aveiro) aggiungendo: «il Fumo sull'elce era luminoso e variava di colore».
c) «Continuate a recitare il Rosario». Suor Lucia il giorno 11-4-1970 scrive in proposito: «Biso-gna perciò pregare e pregare sempre. Cioè che tutte le nostre attività e i nostri lavori siano ac-compagnati da un grande spirito di orazione, perché è nella preghiera che l'anima s'incontra con Dio; ed è in questo incontro che riceve lu-ce, grazia e forza, anche quando essa è accom-pagnata da distrazioni. La preghiera produce sempre nelle anime un aumento di fede, anche quando non è che il ricordo momentaneo della nostra redenzione: Nascita, Morte e Risurre-zione del nostro Salvatore, e Dio saprà sconta-re e perdonare quanto è dovuto all'umana de-bolezza, ignoranza e nullità».
d) «Dio è contento dei vostri sacrifici». Suor Lu-cia spiega il 4-5-1943: «Dio voglia che tutti ascoltano la voce del buon Dio. Egli desidera che i vescovi stabiliscano una riforma nel po-polo, nel clero e negli Ordini religiosi. Deside-ra che si faccia capire alle anime che la vera penitenza che Lui ora vuole ed esige, consiste, anzitutto, nel sacrificio che ognuno deve im-porsi per compiere i propri doveri religiosi e materiali».
Don Umberto inviò alla veggente il Diario di Maria Casella «Una vita per il mondo» (LDC Leumann -To). Fu una collaboratrice domesti-ca che ha incarnata questa forma di penitenza» sintetizzata in due frasi lapidarie: «Il mio in-ginocchiatoio è il lavoro ... So che non faccio nulla senza amore».
Suor Lucia gli rispose, commentando: «C'è veramente da ammirare e dorare l'azione me-ravigliosa della Grazia. Chiedo per lei salute affinché possa continuare la sua missione sulla terra per la gloria di Dio».
Suor Lucia narra
13 ottobre 1917. «Uscimmo di casa assai presto, prevedendo i ritardi nel cammino. C'era una gran folla e la pioggia cadeva torrenziale. Mia madre, te-mendo che quello fosse l'ultimo giorno della mia vi-ta, col cuore spezzato dall'incertezza per quanto sa-rebbe successo, volle accompagnarmi.
Arrivati alla Conca di Iria, presso l'elce, spinta da un istinto interiore, chiesi alla gente di chiudere gli ombrelli per recitare il Rosario. Poco dopo vedemmo il riflesso di luce e, subito dopo, la Signora sopra l'elce. Domandai: "Cosa vuole da me?"
"Voglio dirti che costruiscano qui una cappella in mio onore. Io sono la Madonna del Rosario; che con-tinuino a recitarlo tutti i giorni. La guerra finirà e i soldati torneranno presto alle loro case".
"Io avrei molte cose da chiederle: se cura dei ma-lati e se converte alcuni peccatori ecc.".
"Alcuni si, altri no. Devono emendarsi; chiedano perdono dei loro-peccati".
E assumendo un aspetto più triste: "Non offenda-no più Dio nostro Signore che è già tanto offeso". Aprendo poi le mani le fece riflettere nel sole, e mentre si elevava, il riflesso della sua stessa luce con-tinuava a proiettarsi nel sole. Ecco il motivo per cui gridai che guardassero il sole. Il mio intento non era di chiamare l'attenzione della gente su quello, visto che non avevo neppure coscienza della sua presenza. Lo feci soltanto perché mossa da un'ispirazione inte-riore che a ciò mi spinse.
Sparita la Madonna, nell'immensità del firmamen-to, vedemmo accanto al sole, San Giuseppe col Bam-bino. Sembravano benedire il mondo con gesti della mano informa di croce.
Svanita questa visione, vidi, poco dopo, il Signore e la Madonna Addolorata. Il Signore sembrava bene-dire il mondo nello stesso modo che aveva fatto San Giuseppe. Svanì anche questa apparizione e mi parve di vedere nuovamente la Madonna con aspetto simile alla Vergine del Carmine ".
Riflessioni e note
a) Circa l'appello accorato della Madonna, Suor Lucia scriveva a Don Umberto nel 1943: «Nel-la Conca di Iria, come sa, si è lamentata degli innumerevoli peccati con cui Dio è tanto offe-so. Più d'una volta ha chiesto orazione e peni-tenza in riparazione; ha chiesto di cambiare vi-ta ed ha annunciato vari castighi, qualora gli uomini non si convertano. Non ha specificato la specie di peccati. Però chi può dubitare che l'immoralità è uno dei principali che le ha strappato quel lamento tanto amaro dell'ultima apparizione: "Non offendano più Nostro Signo-re che è già tanto offeso?" e quell'altro: "Pre-gate, pregate molto e sacrificatevi per i pecca-tori. Vanno molte anime all'inferno perchè non vi è chi si sacrifichi e preghi per loro?".
b) Tre quadri nel cielo. Mentre la moltitudine con-templava il fenomeno sorprendente del sole, i tre Pastorelli e soltanto loro, videro tre scene vi-ve, già promesse il mese precedente: 1. La sacra Famiglia che evoca i misteri gaudiosi del Rosa-rio; 2. Gesù adulto e la Madonna Addolorata che evoca i misteri dolorosi; 3. La Madonna del Carmine con lo scapolare in mano, che evoca i misteri gloriosi. Esso vuole anche indicare «uno dei segni della nostra appartenenza a Lei e di una consacrazione al suo servizio» (Pio XII).
c) Circa il fenomeno del sole, il vescovo di Leiria scriveva nella lettera pastorale del 13 ottobre 1930: «Il fenomeno solare del 13-10-1917, de-scritto dai giornali dell'epoca, fu il più meravi-glioso e ciò che causò maggior impressione in tutti coloro che ebbero la fortuna di presen-ziarvi. I fanciulli comunicarono in anticipo il giorno e l'ora in cui doveva succedere».
Fu questa predizione che mosse la madre di Lucia ad accompagnare la figlia, come afferma nello scritto la veggente e che la buona mam-ma confidò a Don Umberto.
Il motivo? Lo spiegò al medesimo sacerdote: «Gli increduli minacciavano che se il miracolo non si avverasse avrebbero linciata mia figlia e distrutta la nostra casa. Se il miracolo non fos-se avvenuto volevo morire con la mia Lucia». Il dott. Carlo Mendes, di cui parlò anche la veggente nelle sue memorie, fu presente al fe-nomeno, al fianco di Lucia. Egli ha narrato a Don Umberto. «Con le migliaia e migliaia di pellegrini abbiamo visto il sole staccarsi dal firmamento e, sempre roteando, avvicinarsi al-la terra come se volesse precipitarsi su di noi. Tutti abbiamo gridato istintivamente:
«Mio Dio, misericordia! Vergine santa aiutaci! Pietà!».
E' RITORNATA COME AVEVA PROMESSO
Fatima non esaurisce la sua storia nelle sei appari-zioni che vanno dal maggio all'ottobre del 1917, ma continua in alcune rivelazioni private a Lucia, rima-sta sola dopo la morte di Francesco (1919) e Giacin-ta (1920). La solitudine che l'avvolge ora che non ha più la compagnia dei due cuginetti con cui ha condi-viso tante ore al pascolo alla Cova de Iria, è confor-tata dalla promessa che aveva sentito dalla Madonna: "Non ti scoraggiare, io non ti abbandonerò mai" (13 giugno 1917). Sa bene di dover affrontare la missione di trasmettere il messaggio della "Bianca Signora": "Gesù vuol servirsi di te per farmi cono-scere e amare. Vuole stabilire nel mondo la devozio-ne al mio cuore immacolato" (id).
Ricorda l'esame di maturità spirituale a cui è stata sottoposta insieme ai suoi cugini: "volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che vorrà man-darvi in riparazione dei peccati con cui egli è offeso e come supplica per la conversione dei peccatori?". Avevano risposto prontamente di si.
Francesco prima e Giacinta poco dopo avevano pre-so sul serio il loro impegno di sacrificio, quello che sa-pevano inventare ma soprattutto quello che loro è sta-to chiesto di accettare.
Ora anche per Lucia viene il momento del forzato distacco dalla famiglia, dai coetanei, dai luoghi tanto amati e ricchi di ricordi.
Si ritiene opportuno allontanare Lucia da Fatima per toglierla alla curiosità indiscreta della gente che, come succede spesso in queste occasioni, voleva incontrar-la per carpire chissà quale particolare sulle apparizioni. Prima di lasciare il suo Paese, vuole però recarsi al-la Cova de Iria ove recita il Rosario ai piedi del picco-lo elce sul quale la "Bianca Signora" aveva posato i suoi piedi.
Inizia così un'altra stagione, lunga, nell'ombra del convento, dove silenzio e preghiera accompagnano la missione definitiva della sua esistenza.
Suor Lucia narra
15 ottobre 1925. «Come postulante a Pontevedra (Galizia-Spagna) ero molto occupata nel mio lavo-ro: andavo a vuotare un secchio di spazzatura fuori dell'orto ed incontrai un bambino. Gli ho chiesto se sapeva l'Ave Maria. Avendomi risposto di si, lo in-vitai a recitarla per assicurarmene. Ma siccome non si decideva la recitai io con lui per tre volte. Alla fi-ne gli chiesi nuovamente di dirla da solo. Se ne stet-te zitto. Allora gli domandai se sapeva dove si trova la chiesa di Santa Maria. Mi rispose di si e io lo in-vitai ad entrarvi tutti i giorni per dire così alla Ma-donna: "O Mamma mia del cielo, dammi il tuo Bambino Gesù!" detto questo me ne venni via. «Il 10 dicembre 1925 mi apparve la santissima Vergine e, al suo fianco, sospeso su una nube luminosa un bambino. La Vergine mettendomi una mano sulla spalla, mi mostrò con l'altra un cuore coronato di spine. Contemporaneamente il Bambino disse: "Abbi compassione del Cuore della Madre Santissima, coronata di spine che gli uomini ingrati vi infliggono, senza che ci sia chi faccia atti di riparazione per strappargliele ".
In seguito la Vergine disse: "Guarda figlia mia, il mio cuore coronato di spine che gli uomini ingrati mi infliggono ad ogni momento con bestemmie ed ingra-titudini. Tu almeno cerca di consolarmi, e a tutti quel-li che, per cinque mesi consecutivi, nel primo sabato, si confesseranno ricevendo poi la santa Comunione, diranno il Rosario e mi faranno compagnia per quin-dici minuti, meditandone i misteri, con l'intenzione di propiziarmi, io prometto di assisterli nell'ora della morte, con tutte le grazie necessarie alla salvezza".
Il 15 febbraio 1926, tornando a vuotare la spazza-tura, vi incontrai nuovamente un Bambino che mi pareva quello precedente. Gli domandai: "Hai chie-sto il Bambino Gesù alla Madonna del cielo come ti avevo detto?.
Egli si volta verso di me e dice: "E tu hai diffuso nel mondo quello che la Mamma del Cielo ti ha chiesto? In un istante si trasforma in un bambino luminoso e riconobbi che era Gesù. Gli dissi allora: "Gesù mio, tu sai bene cosa mi ha detto il confessore nella lettera che ti ho letto. Diceva che bisognava che la visione si ripetesse; che ci fossero dei fatti per essere creduta. E la madre superiora, da sola, non ce la fa a propagare questa pratica".
Gesù allora rispose: "E vero che la tua superiora; da sola, non può niente, ma con la mia grazia può tutto".
Riflessioni e note
a) Nel luglio 1917 la Madonna aveva promesso «verrò a chiedere la Comunione riparatrice nei primi sabati». Si possono fare in proposito due osservazioni importanti: 1) La Vergine non chiama l'attenzione su di se ma su Gesù, unico Redentore e Mediatore immolato sul Calvario che rinnova il suo sacrificio nell'Eucaristia. 2) Scopo dei primi sabati è la riparazione (co-me anche la pratica dei primi venerdì). è Gesù stesso che vuole inculcare la riparazione al Cuore della Mamma per la sua partecipazione intima all'opera redentrice.
b) Gesù dà la motivazione del numero cinque dei primi sabati. Lucia stessa scrive il 12-6-1930: «Sono cinque le specie di offese e bestemmie contro il Cuore Immacolato. Mi fu rivelato quanto segue: 1) Le bestemmie contro l'Imma-colata Concezione; 2) Contro la sua Verginità; 3) Contro la Maternità divina rifiutando allo stesso tempo di accoglierla come Madre degli uomini; 4) Le colpe di coloro che cercano pub-blicamente d'infondere nel cuore dei bambini l'indifferenza, il disprezzo e perfino l'odio con-tro questa Madre Immacolata; 5) Gli oltraggi fatti direttamente nelle sue sacre immagini».
c) L'invito ai quindici minuti di meditazione dei Mi-steri, fatta in sua compagnia di Lei che li ha vis-suti come nessun'altro, è un modo eccellente per prepararsi a partecipare al sacrificio di Cristo che si rinnova nell'eucarestia e per adorare Ge-sù immolato dei nostri tabernacoli. La veggente, desiderando mantenere l'anoni-mato, chiese il permesso al confessore e alla Superiora di descrivere l'apparizione di Ponte-vedra in terza persona.
d) Il 26-5-1935 Suor Lucia scrive: «Il giorno 10 ho scritto al vescovo di Leiria, ricordandogli la promessa fattami di cominciare a propagare la devozione riparatrice al Cuore di Maria». Ma il vescovo non fu di parola. Solo nel 1939 Suor Lucia potrà scrivere: «Non so se lei ha saputo che sua eccellenza nel settembre ed ottobre u.s. fece pubblica la devozione dei primi sabati. Fece stampare alcune immagini della Madon-na con la spiegazione di questa pratica. Me ne mandò copie insieme al giornale . "Voz de Fa-tima" affinché leggessi l'articolo sull'argo-mento... Non mi è parso troppo giusto che ne pubblicassero la sua origine, cioé il mio nome. Pazienza! Un sacrificio di più che sarà il primo anello della catena di molti altri per lo scrigno dell'eternità...».
e) Si deve notare che fino a questa data (1939) a Fatima non si era mai parlato pubblicamente delle rivelazioni circa il Cuore Immacolato di Maria.
Si parlava soltanto della vergine del Rosario.
Suor Lucia narra
«A Tuy (Galizia-Spagna), già professa, dal 13 al 14 giugno 1929, avevo ottenuto dalle mie superiore e dal confessore di fare l'Ora santa, dalle undici a mezzanotte, tra ogni giovedì e venerdì. Quella notte, trovandomi sola, mi inginocchiai tra due balaustre, nel mezzo della cappella, per recitare, prostrata, le orazioni insegnateci dall'Angelo. Ad un certo punto, sentendomi stanca, mi alzai in ginocchio e continuai a recitarle a braccia aperte in croce. Improvvisa-mente tutta la cappella s'illuminò d'una luce so-prannaturale e sull'altare apparve una croce lumi-nosa che arrivava al soffitto. In una luce più chiara si vedeva, nella parte superiore, il volto di un Uomo e il corpo fino alla cintola; sul petto una Colomba pure di luce e, inchiodato alla croce, il corpo di un altro Uomo. Un pò sotto la cintola, sospesi nell'a-ria, si vedevano un Calice e un'Ostia grande, sulla quale cadevano alcune gocce di sangue che scorre-vano dalle guance del Crocifisso e da una ferita del Costato. Scivolando giù per l'Ostia quelle gocce ca-devano nel Calice. Sotto il braccio destro della cro-ce c'era la Madonna (era quella di Fatima... col suo Cuore Immacolato... senza spada né rose, ma con una corona di spine e fiamme...). Il Cuore l'aveva sopra la mano. Sotto il braccio sinistro della croce alcune lettere grandi, come se fossero di acqua cri-stallina, scorrevano sopra l'altare e formavano que-ste parole "GRAZIA E MISERICORDIA".
Compresi che mi veniva mostrato il mistero della Santissima Trinità, e ricevetti luci su questo mistero che non mi è permesso rivelare.
Poi la Madonna mi disse: "è arrivato il momen-to in cui Dio chiede che il santo Padre faccia, in unione con tutti i vescovi del mondo, la consacra-zione della Russia al mio Cuore Immacolato; pro-mette di salvarla con questo mezzo "».
Riflessioni e note
a) Nella Conca di Iria la Madonna aveva detto: «Verrò a chiedere la consacrazione della Rus-sia al mio Cuore Immacolato». è Maria che porta Cristo che ci ha redenti con la croce; re-denzione resa presente a noi nell'Eucaristia di cui sono «eco» i misteri del Rosario. Ed è, per Cristo, con Cristo e in Cristo, che noi diamo gloria alla Trinità Santissima.
In questa visione che assomma tutto il messag-gio di Fatima, Maria è presente per ripetere: «Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e santo è il suo nome: di generazione in genera-zione la sua misericordia su quelli che lo temo-no». è qui «come presenza operante insieme con la quale la Chiesa vuol vivere il mistero di Cristo» (M.C. -11).
b) Suor Lucia non trascurò di ricordare ai suoi con-fessori la richiesta della Madonna!
Il 29-5-1930 scrive al P Gonalves: «Il buon Dio promette che finirà la persecuzione nella Russia se il santo Padre si degnerà fare e dare ordine ai vescovi del mondo cattolico che fac-ciano pure loro solenne e pubblico atto di ripa-razione e consacrazione della Russia ai Cuori santissimi di Gesù e di Maria.
c) In realtà il vescovo di Leiria, alla fine del 1937, aveva scritto a Pio XI: «La superstite dei tre a cui è apparsa la Madonna ed ora Religiosa Do-rotea, mi chiede di comunicare a vostra Santità che, secondo una rivelazione celeste, il buon Dio promette di porre termine alla persecuzio-ne in Russia se VS si degnerà fare - e coman-derà a tutti i vescovi del mondo di fare - un so-lenne e pubblico atto di riparazione e consacrazione della Russia ai Santissimi Cuori di Gesù e di Maria ed approvare la Comunione riparatrice nei primi sabati».
Suor Lucia narra
22-10-1940. «Con la lettera di P. Giovanni Ber-nardo Gonealves ho ricevuto questa del vescovo di Gurza, in cui mi ordinava di scrivere a sua Santità...
A questo fine passai due ore in ginocchio davan-ti al Signore esposto...: "Prega per il santo padre; sacrificati affinché il suo cuore non soccomba all'a-marezza che lo opprime. La tribolazione continuerà e aumenterà. Punirò le nazioni per i loro crimini, con la guerra, la fame e la persecuzione alla mia Chiesa che peserà specialmente sul mio Vicario in terra! Sua santità otterrà l'abbreviamento di questi giorni di tribolazione) se soddisferà i miei desideri facendo l'atto di consacrazione al Cuore Immacola-to di Maria del mondo intero, con menzione specia-le per la Russia "».
Riflessioni e note
a) La veggente, in obbedienza, scrive al Papa una lunga lettera ma non fu spedita a Roma. Fu pri-ma corretta dal vescovo di Leiria o da qualcu-no sotto la sua orientazione.
La seconda copia corretta fu inviata al santo Pa-dre il 2-12-1940. In essa Suor Lucia chiede «La consacrazione del mondo con menzione speciale della Russia, l'approvazione della pratica dei pri-mi cinque sabati ed una festa in onore del Cuore Immacolato da celebrarsi in tutto il mondo».
b) La devozione al Cuore di Maria non è nuova nel-la Chiesa. Il culto liturgico incominciò con San Giovanni Eudes (1601-1680). Da quella data, molti vescovi autorizzarono nelle proprie dio-cesi questo culto e i pontefici concessero ap-provazione e favori a confraternite e a diverse pratiche di pietà in suo onore.
Due atti più importanti della santa Sede in fa-vore del Cuore Immacolato sono la disposizio-ne di Pio VII (1805) che la festa poteva essere concessa agli Istituti o diocesi che la richiedes-sero e Pio IX (1855) ne approvò la Messa e Of-ficio ma soltanto per alcuni luoghi.
c) L'aspirazione a vedere il mondo consacrato al Cuore di Maria diventò più viva dopo il 1900, quasi come completamento dovuto alla consa-crazione fatta al Cuore di Gesù.
Il P Alfredo Dechamps fondava a Toulouse una crociata impegnata a far pervenire a Roma milioni di firme per ottenere la consacrazione. Quasi tutti i congressi mariani si fecero promo-tori di questo movimento.
Fra gli altri quello di Lourdes (1930) che tra-smise il voto al Papa.
I vescovi portoghesi, sotto l'impulso di P. Ma-riano e già a conoscenza segreta delle appari-zioni di suor Lucia circa la consacrazione della Russia per evitare il pericolo comunista spa-gnolo, umiliarono al Papa la supplica che ab-biamo riportato.
LA VOCE DEL MAGISTERO
LEONE XIII, già all'inizio del nostro secolo, in-dicava il rimedio alle avversità che stiamo subendo: « Il Rosario offre un mezzo pratico e facile per incul-care e far penetrare negli spiriti le verità principali del-la fede... Tre sono i mali più gravi dei nostri tempi. Ad essi è rimedio efficace il Rosario: all'avversione per la vita nascosta e laboriosa esso contrappone la consi-derazione dei Misteri Gaudiosi; all'orrore per la sofferenza e alla mortificazione contrappone la medita-zione dei Misteri Dolorosi; alla dimenticanza del cie-lo e dei beni eterni contrappone la meditazione dei Mi-steri Gloriosi».
PIUS PP. XI "Vi stia a cuore dunque, venerabili fra-telli, che questa pratica tanto fruttuosa sia sempre più diffusa, sia da tutti altamente stimata e aumenti la co-mune pietà" (Ingravescentibus malis).
PAPA PIO XII "Non esitiamo quindi ad affermare di nuovo pubblicamente che grande è la speranza da Noi riposta nel santo Rosario, per risanare i mali che af-fliggono i nostri tempi" (Ingruentium malorum).
PIO XII, che visse tutto il dramma della guerra che la Vergine aveva predetto, ebbe molti riferimenti a Fati-ma nei suoi discorsi, definendola: "Una fonte di mira-coli fisici e morali per il Portogallo, per la Chiesa e per il mondo".
Si deve a lui la prima consacrazione al Cuore Imma-colato di Maria (anno 1942).
PAPA GIOVANNI XXIII, vedeva nel Rosario la pre-ghiera più potente per ottenere da Dio la conversione dei peccatori, la pace nelle famiglie e nel mondo: «O Rosario benedetto di Maria, quanta dolcezza nel ve-derti sollevato dalle mani degli innocenti, dei sacerdo-ti santi, delle anime pure, dei giovani e degli anziani, di quanti apprezzano il valore e l'efficacia della pre-ghiera elevata da folle innumeri e pie, emblema e co-me vessillo augurale di pace nei cuori e di pace per tut-te le umane genti!
Quando era Patriarca di Venezia si recò a Fatima in pellegrinaggio, il 13 maggio 1956, per presiedere la solenne concelebrazione di quel giorno anniversario.
PAOLO VI, pellegrino a Fatima nel maggio 1967, ho messo in evidenza ciò che corona il messaggio di sal-vezza rivelato nella Conca di Iria e a Balasar: «Esor-tiamo i figli della Chiesa a rinnovare personalmente la propria consacrazione al Cuore Immacolato della Ma-dre della Chiesa, ed a vivere questo nobilissimo atto di culto con una vita sempre più conforme alla Divina Volontà, in spirito di filiale servizio e di devota imita-zione della loro celeste Regina». In altra occasione il Papa auspicava: «Possa il Cuore Immacolato di Maria risplendere dinanzi allo sguardo di tutti i cristiani, qua-le modello di amore perfetto verso Dio e verso il pros-simo ... rifulga come vessillo di unità e sproni i vinco-li di fratellanza tra tutti i cristiani in seno all'unica Chiesa» (Signum magnum).
Il Santo Padre GIOVANNI PAOLO II, che ha nutri-to la sua vita di profonda devozione mariana tanto da porre nel suo stemma la dichiarazione di appartenenza "totus tuus", dice del Rosario, che spesso tiene tra le mani: "siamo assidui alla recita del Rosario, sia nella comunità ecclesiale sia nell'intimità della famiglia".
La sua figura carismatica ha un legame misterioso con gli avvenimenti di Fatima, drammaticamente messo in evidenza dall'attentato del 13 maggio 1981, nel quale egli legge chiaramente l'intervento della Vergine: "Fu una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola, e il papa agonizzante si fermò sulla soglia della morte".
Raccogliamo dalla sua voce questa solenne afferma-zione: "Se la Chiesa ha accolto il messaggio di Fatima è perché esso contiene una verità ed una chiamata che sono il cuore stesso del Vangelo".
è toccato proprio a Giovanni Paolo II proclamare bea-ti i pastorelli Francesco e Giacinta che, intravedendo la sua storia segnata dalla sofferenza, non concludeva-no mai la loro preghiera senza un particolare pensiero per il Santo Padre.
IL "SEGRETO" DI FATIMA
Molto si è detto, scritto, atteso, commentato ed an-che inventato circa il segreto di Fatima, che ha costi-tuito per tanto tempo una delle caratteristiche più rile-vanti di questa storia, almeno per l'opinione pubblica, anche se la Chiesa e il popolo cristiano hanno subito colto l'essenziale del messaggio nell'invito alla pre-ghiera, al sacrificio per la conversione dell'umanità ed alla fiducia grande nel Cuore Immacolato di Maria.
Scrivendo le "Memorie", come richiesto dai suoi su-periori, Suor Lucia afferma che il Segreto di Fatima consta di tre parti distinte. Di queste rivela le prime due, lasciando la terza alla discrezione della Chiesa circa la divulgazione e l'interpretazione.
Prima parte: descrive la realtà dell'inferno come è stata vista dai fanciulli nell'apparizione del 13 luglio, una visione che ha lasciato nei fanciul-li una sensazione di orrore e di sgomento. Più volte Gesù nel vangelo accenna alla realtà del-l'inferno, quando l'uomo ostinatamente respinge l'a-more infinito di Dio. Se Maria, grande maestra, non ha esitato a presentare questa drammatica realtà ai tre fanciulli è per colmare il cuore di un grande orrore per il peccato e per indicare una strada di salvezza con la devozione al suo Cuore Immacolato.
Seconda parte: preannuncia quali conseguenze può avere il persistere nel peccato e il non raccogliere il ri-chiamo pressante alla conversione. "Se non cesseran-no di offendere Dio, un'altra guerra peggiore scoppie-rà sotto il Pontificato di Pio XI. Dio punirà il mondo con i suoi crimini con la guerra, la fame, la persecu-zione contro la Chiesa ed il Santo Padre. La Russia spargerà i suoi errori nel mondo, suscitando guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati e il Santo Padre avrà molto da soffrire e varie nazioni saranno distrutte" (vedi 13 luglio 1917).
Per impedire la guerra verrà a chiedere la consacra-zione al suo Cuore Immacolato.
Consacrazione non è solo un fatto devozionale, ma è il proposito sincero del popolo cristiano di santifica-re se stesso (cfr. Giovanni cap. 17). è in questa occasione che la Madonna chiede di aggiungere dopo ogni decina del Rosario: "Gesù mio perdona le nostre col-pe, preservaci dal fuoco dell'inferno, porta in cielo tut-te le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia".
Dopo la stesura delle prime due, anche la terza par-te viene redatta in uno scritto di 23 righe nel 1944, si-gillata in una busta per essere consegnata al Santo Pa-dre a cui, afferma Suor Lucia, lascia il compito di dare l'esatta interpretazione.
è proprio questa terza parte del "segreto" che co-stituirà motivo di curiosità, previsioni apocalittiche, congetture e sospetti. Doveva passare ancora molto tempo per giungere al 13 maggio 2000 quando, pro-prio a Fatima, alla presenza del Santo Padre e di mol-ti Vescovi, con una immensa folla, tra cui Lucia, il Se-gretario di Stato di Sua Santità dà lettura del testo del segreto con un breve commento che verrà poi ulterior-mente spiegato con un documento ufficiale della San-ta Sede un mese più tardi.
Che cosa contiene questa terza parte del segreto? "Scrivo in atto di obbedienza a Voi, mio Dio, che me lo comandate per mezzo di Sua Ecc.za Reuma il Signor Vescovo di Leiria e della Vostra e mia Santissi-ma Madre.
Dopo le due parti che ho già esposto, abbiamo vi-sto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in al-to un Angelo con una spada di fuoco nella mano sini-stra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dallo splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra, con voce forte disse: Peniten-za, Penitenza, Penitenza! E vedemmo una luce im-mensa che è Dio: qualcosa di simile che si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti, un Vescovo vestito di bianco 'abbiamo avuto il pre-sentimento che fosse il Santo Padre'.
Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose sa-lire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di su-ghero con la corteccia; il Santo Padre prima di arri-varvi attraversò una grande città mezza in rovina e, mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che in-contrava nel cammino; giunto alla cima del monte prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararo-no vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli atri i Vescovi, i Sacer-doti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uo-mini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano nel quale racco-glievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio " (Tuy - 3 gennaio 1944).
Come si vede i termini sono abbastanza enigmatici e richiedono riflessione e preghiera e carismi partico-lari per essere capiti nel loro contenuto profetico. è per questo che Suor Lucia, che ribadisce la sua con-vinzione che la visione di Fatima riguardi soprattutto la lotta del comunismo e dei regimi atei contro la Chiesa e i cristiani, e descriva l'immensa sofferenza delle vittime della fede nel XX secolo, lascia al San-to Padre il compito di darne l'esatta interpretazione, in virtù del suo mandato di leggere ogni rivelazione soprannaturale.
La solenne celebrazione dei martiri durante il Grande Giubileo del 2000 e l'annuncio dato alla Chiesa e al mondo nel giorno della beatificazione dei due fanciulli Giacinta e Francesco ci invitano a leg-gerne l'autentico significato: solo la Chiesa dei mar-tiri oggi può essere di nuovo la Chiesa dei veri cri-stiani, come ci ricorda l'evangelo: "Voi avrete tribolazioni nel mondo ma abbiate fiducia, io ho vin-to il mondo" (Gv. 16,3).
Sull'esempio di Maria, la Madre addolorata, che con la sua fede e la sua obbedienza ha collaborato alla re-denzione di Cristo, anche noi possiamo e siamo invi-tati a prendere parte all'opera della redenzione.
PARTE SECONDA
LA NOSTRA RISPOSTA AL MESSAGGIO DELLA MADONNA
LE GRANDI LINEE DI UN ITINERARIO
Gli avvenimenti di Fatima, - questi singolari inter-venti di Maria nella nostra storia, - non restano un episodio isolato, come un bel monumento nella storia. Essi sollecitano una risposta da parte nostra. Sono come un filo di grazia che attira e coinvolge la nostra collaborazione per intessere quella storia di salvezza che Dio ha disposto per i nostri tempi.
Ma se noi non accogliamo questo «filo di grazia», se non vi intessiamo attorno la nostra vita, noi venia-mo meno alla nostra responsabilità di collaboratori con Dio nel costruire la storia.
Come accoglieremo dunque il Messaggio della Madonna?
1. Dobbiamo, anzitutto, credere nella missione che Iddio Le ha assegnata in ordine alla salvezza degli uomini.
2. Dobbiamo, attuare quella «conversione di vita» alla quale la Madonna ci chiama.
3. Dobbiamo, sentirci solidali con gli uomini e cor-responsabili con loro nel piano della salvezza.
4. Dobbiamo esprimere questa presa di coscienza dei rapporti che abbiamo con Dio, con Maria, con il mondo e degli impegni che ne derivano, con un gesto veramente responsabile qual'è la «consacrazione o affidamento».
5. Dobbiamo vivere ogni giorno il nostro impegno e tenerlo nutrito con sagge pratiche di pietà.
6. E tutto questo piano di lavoro lo dobbiamo im-medesimare con la nostra vita; dobbiamo sen-tirlo radicato nella nostra realtà di «Chiesa»; dobbiamo dilatarlo in tutte le nostre dimensioni di «Chiesa».
CREDERE ALLA MISSIONE DI MARIA
Gli interventi della Madonna a Fatima esprimono la missione che Iddio Le ha assegnata nella storia e si inseriscono nella economia mirabile di Grazia che av-volge tutta la storia della Chiesa, da quando essa nac-que nel «sì» con cui Maria accolse la Volontà di Dio espressaLe dall'Angelo.
Noi affermiamo la missione di Maria con le parole stesse con cui Paolo VI, nella «Professione di fede del Popolo di Dio», nel 1968, esponeva l'insegnamento autentico della Chiesa. «Noi crediamo che Maria è la Madre, rimasta sempre vergine, del Verbo Incarnato Nostro Dio e salvatore Gesù Cristo, e che, a motivo di questa singolare elezione, Ella, in considerazione dei meriti di suo Figlio, è stata redenta in modo più eminente, preservata da ogni macchia del peccato originale, e colmata del dono della Grazia più che tutte le altre creature.
Associata ai misteri della Incarnazione e della Re-denzione con un vincolo stretto e indissolubile, la Vergine santissima, l'Immacolata, al termine della sua vita terrena è stata elevata, in corpo e anima, al-la gloria celeste e configurata a suo Figlio risorto, anticipando la sorte futura di tutti i giusti; e noi cre-diamo che la Madre Santissima di Dio, nuova Eva, Madre della Chiesa, continua in cielo il suo ufficio materno riguardo ai membri di Cristo, cooperando alla nascita e allo sviluppo della vita divina nelle ani-me dei redenti».
La Chiesa riconosce questa singolare e mirabile missione di Maria quando La chiama «Madre dei cri-stiani, Madre della Chiesa, Corredentrice del genere umano, Mediatrice della Grazia, Regina del Mondo...»
Con tale missione, Maria Santissima raggiunge ognuno di noi, nelle varie vicende della vita, negli in-numerevoli rapporti che ci legano a varie comunità e ci inseriscono nella storia che si viene realizzando, dove ciascuno collabora con un proprio compito e una propria responsabilità.
Maria coopera con ognuno di noi, con la nostra famiglia, con la comunità in cui viviamo, con la santa Chiesa...
Chi può esprimere quanto vasto e profondo e poten-te sia il suo intervento nella storia, dal momento che Id-dio volle che Ella fosse «madre di ognuno di noi e di tutta la Chiesa»? Ella «coopera con amore di madre al-la rigenerazione e alla formazione dei fedeli» (LG. 63). La sua maternità nell'economia della Grazia «per-dura ... fino al perpetuo coronamento degli eletti e ... con la sua molteplice intercessione continua ad otte-nerci le grazie della salute eterna» (LG. 62).
Questo è l'insegnamento autentico della Chiesa e su di esso si fonda la nostra devozione a Maria. Gli interventi prodigiosi di Fatima non sono il fondamen-to della nostra fede, ma sono una «espressione», tra le molte di cui è ricca la storia della Chiesa, di quella missione salvifica che conosciamo e crediamo per il Magistero della Chiesa.
Nulla mancherebbe alla nostra fede circa la mis-sione di Maria nelle sorti del mondo, anche se non avessimo i «segni» di Fatima. Questi «segni» però ci richiamano vigorosamente a considerare questa mis-sione, ci aiutano a prenderne coscienza e ci stimolano a darvi una risposta nella nostra vita.
Sono come un richiamo e una freccia segnalatrice che ci indica una strada che avremmo già dovuto co-noscere, ma si andava a rischio di trascurare.
La nostra devozione alla Madonna non è fondata su fatti straordinari, ma sulla parola di Dio annuncia-ta a noi dalla Chiesa che è Maestra di verità.
ATTUARE LA «CONVERSIONE DELLA VITA»
Nella sua sostanza il Messaggio che la Madonna ci rivol-ge a Fatima è un pressante invito alla «conversione della vita». Quando esorta a non commettere più peccati, quan-do con parole e atteggiamento di profonda tristezza parla dei castighi del peccato, quando al peccato ricol-lega le tristi vicende che il mondo sta attraversando, - la guerra con i suoi orrori, - e le oscure previsioni per l'avvenire, quando esorta a pregare e a fare penitenza per i peccatori, quando mostra l'inferno «dove vanno a finire i peccatori», sempre risuona la parola di Gesù che è programma di tutta la storia della salvezza: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc. 1,15); «Conver-titevi e fate penitenza, se no perirete tutti» (Lc. 13,3-5).
Non è discorso di chi cerca facili applausi o vuol se-durre la gente per ammassare proseliti.
Ma chi non avverte l'estrema serietà e la insostitui-bilità di un tale richiamo?
Chi lo accoglie e si mette sulla via della penitenza, riconosce anzitutto di essere peccatore. è il primo pas-so della conversione.
Nell'umiltà di questa confessione, gli si aprono gli occhi e vede i suoi peccati; se ne riconosce colpevole; non cerca pretesti per scusarsene.
La confessione umile e pentita sboccia nella fidu-cia nella bontà di Dio che non vuole la morte del pec-catore ma che si converta e si salvi.
La conversione è dunque la risposta di fede alla ini-ziativa salvifica di Dio e si esprime in quegli atti che sono la vera «penitenza del cuore»: conoscere i nostri peccati; riconoscerci «peccatori» cioè responsabili e colpevoli; detestare il male fatto e impegnarci per una vita nuova, avendo fiducia di poter realizzare questa «novità di vita» non per le nostre forze umane, ma per la Grazia di Dio: Grazia di Dio che è tutta compen-diata nel mistero di Cristo, nella sua Persona di Figlio di Dio incarnato che ci assume e ci incorpora nella sua Incarnazione e si fa «compagno di viaggio», gui-da, maestro: «via, verità e vita».
La conversione è sostanza della vita cristiana. Alla conversione si richiama tutta l'attività liturgi-ca: l'Eucaristia stessa non solo si apre con il richiamo alla conversione nell'atto penitenziale, ma ha come effetto la «remissione dei peccati», per cui viene of-ferto il «calice del sangue di Cristo che è nuova al-leanza».
Frutto dell'Eucaristia è creare in noi un «cuore ve-ramente penitente» che sa valorizzare lo «spazio di vera e fruttuosa penitenza» che la misericordia del Si-gnore ci offre ogni giorno.
Una singolare sorgente di grazia per questo itinera-rio della conversione è il Sacramento della Penitenza. Esso rende più viva la consapevolezza che dob-biamo convertirci; attua, sviluppa e arricchisce gli at-ti con cui noi collaboriamo alla Grazia del Signore che ci converte; ci infonde un aumento di Grazia proprio perché realizziamo il proposito della conversione.
Nella spiritualità che si ispira al Messaggio di Fa-tima il sacramento della Penitenza, - la Confessione, - trova quel posto centrale e vitale che Cristo gli ha assegnato nella vita della Chiesa.
è un posto, purtroppo, che ai nostri giorni per mol-ti sta diventando marginale, per causa di una non cri-stiana interpretazione antropologica che, non confron-tando più l'uomo con Cristo, non sa più vederlo peccatore; come chi avesse perso il senso dell'«uomo sano» non saprebbe più riconoscere chi è un «malato».
La spiritualità di Fatima non accentuerà mai abba-stanza l'impegno della conversione.
SENTIRCI CORRESPONSABILI
Ci sorprende che, a Fatima, ai tre veggenti - tre fan-ciulli che non potevano interessarsi che del loro pae-se, dei loro pascoli, delle loro pecore, dei loro giochi! - la Madonna parli delle sorti del mondo. Parla della guerra, della Russia, di nazioni che scompariranno, di avvenimenti mondiali... Anzi li interessa vivamente a tali avvenimenti, li esorta a sentirsene partecipi con la loro preghiera, con i sacrifici, richiamando a tali av-venimenti l'attenzione degli uomini...
Il cristiano non è mai un isolato.
Se egli non deve essere «del mondo» - come inse-gna Gesù, - vive però «nel mondo».
Anzi la sua missione si diffonde in tutto il mondo: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo...».
Egli è stato posto come «lievito nel mondo» e de-ve sentire l'impegno di diffondervi il fermento di Cristo.
Per il Vangelo che gli è stato affidato, per la fede e la Grazia che possiede, per la Chiesa di cui è parte, il cristiano deve sentirsi depositario dei beni in cui è la salvezza per tutti.
Deve quindi sentirsi responsabile di tutti; respon-sabile delle sorti del mondo.
L'autentica spiritualità cristiana è aperta verso tut-ti; impegna a lavorare per tutti; sospinge a farsi cari-co degli altri.
L'accusa sovente rivolta alla spiritualità di «allie-nare» dai problemi del mondo, di richiudere in un in-timismo egoistico» è ingiusto nei riguardi della vera spiritualità.
Se talora i cristiani sembrano meritarla, è perché la loro spiritualità non è sincera, è superficiale, è solo apparente.
Chi si ispira al messaggio di Fatima deve sentire l'in-vito della Madonna a interessarsi del mondo intero.
E questo interessamento non si rinchiude solo nel-l'aspetto religioso. Ogni apertura di «partecipazione» alle molteplici attività della vita sociale, nel quartiere, nella scuola, nel sindacato, nella politica, nella cultu-ra...- sollecita il cristiano ad essere presente, operoso, intraprendente; testimone sempre di Cristo e del pro-getto di uomo e di società che i cristiani professano alla luce del Vangelo.
LA CONSACRAZIONE O AFFIDAMENTO, ESPRESSIONE DI RAPPORTI E IMPEGNI
«Dobbiamo esprimere questa presa di coscienza dei rapporti che abbiamo con Dio, con Cristo, con Ma-ria, con il mondo, - e degli impegni che ne derivano - con un gesto veramente responsabile, qual'è la con-sacrazione al Cuore Immacolato di Maria».
Nel Messaggio di Fatima si parla di «consacrazio-ne» al Cuore Immacolato di Maria.
Vediamo in quali termini il Messaggio della Ma-donna si propone diventando garanzia di speranza.
1 - "Gesù vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. (13-06-1917).
2 - "Verrò a chiedere la Consacrazione al mio Cuo-re Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati" (13-07-1917).
3 - "è arrivato il momento in cui Dio chiede che si faccia la Consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato in unione con tutti i Vesco-vi del mondo" (Tuy - 13/14-06-1929).
4 - "Sua Santità otterrà l'abbreviazione di que-ste tribolazioni... facendo l'atto di Consa-crazione al Cuore Immacolato di Maria" (Tuy 20-10-1940).
5 - La consacrazione richiesta verrà ufficialmente fatta il 25 marzo 1984 dal S. Padre Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro dopo tanti ri-chiami e attese.
Da qualche tempo alla parola `consacrazione' si pre-ferisce quella di `affidamento'. Infatti il gesto solenne compiuto dal Santo Padre Giovanni Paolo II durante il Grande Giubileo, l'8 ottobre 2000, alla presenza di 1400 Vescovi convenuti da ogni regione del mondo, con la piazza gremita di fedeli, è stato l'affidamento al Cuore Immacolato di Maria per il terzo millennio.
I due termini esprimono la stessa realtà. Il termine ,consacrazione' è più antico, quello di `affidamento' sembra più adatto a sottolineare come la consacrazio-ne del cristiano è quella battesimale ("battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo") e affidarsi totalmente a Maria, che più di ogni altra creatura ha vissuto la sua consacrazione a Dio, diven-ta per noi ispirazione e richiamo ad essere come lei, incomparabile modello e sentirci aiutati costantemen-te dalla sua materna tenerezza a mantenerci fedeli al-le promesse battesimali.
La consacrazione, prima di essere una richiesta di Maria, è chiamata di Dio, perchè "Dio ci ha scelti co-me primizie per la salvezza attraverso l'opera santifi-catrice dello Spirito" (II Tessalonicesi 2,13).
Chi fra tutte le creature ha saputo realizzare in se stessa questa primizia di salvezza, se non la Vergine Maria, attraverso la totale adesione al suo Signore?
Alla volontà di Dio che la coinvolge nel mistero dell'Incarnazione risponde: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto", una obbedienza che dura tutta la vita, a Betlemme come a Nazareth, al Calvario come al Cenacolo.
Come Gesù ha voluto passare attraverso Maria per venire nel mondo e salvare l'uomo, così siamo invita-ti a passare attraverso Maria per arrivare a Dio.
"Guardare a Maria significa specchiare noi stessi in un modello che Dio ci ha donato per la nostra ele-vazione e la nostra santificazione" (Giovanni Paolo II).
L'apostolo di Fatima deve farsi promotore di una educazione che porti a capire la consacrazione e a far-la con illuminata lealtà. E chi fa la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria si preoccupi che non sia un gesto formalistico come sarebbe l'offerta di un mazzo di fiori o di una candela, ma abbia il suo pro-fondo contenuto di fede, di consapevolezza dei rap-porti che ci collegano con lei, di impegno leale verso di lei, per il bene della Chiesa e del mondo.
E non la si vive con alcuni occasionali gesti gran-diosi, ma in quel tessuto umile, nascosto e sovente crocifiggente che è la vita quotidiana.
Ogni mattino dobbiamo rinnovare l'offerta delle proprie preghiere, delle azioni e dei sacrifici.
Lungo il giorno dobbiamo vigilare, con serenità e vigore, che ogni azione sia fedele all'orientamento del mattino; se ci si accorge di aver sbagliato, con umiltà e decisione, ci si riprende; si rettifica la strada ...
è questa tenace fedeltà nel «vissuto» quotidiano che realizza l'amore di Dio, e ci fa camminare docili ai richiami dello Spirito Santo e ci rende «educabili» per le premure materne che Maria ha per noi.
Una tale fedeltà ha bisogno di alimentarsi come ha bisogno di fare il pieno di benzina una macchina. La alimentano la preghiera quotidiana - il Rosario! - e i Sacramenti.
La nostra spiritualità dev'essere attenta all'insi-stente richiamo al Rosario che viene da Fatima. Non per un gusto pietistico ma per i valori che il Rosario ci comunica.
Esso infatti «sviluppa una preghiera contemplativa, che è insieme di lode e di supplica ed ha una sua con-naturale efficacia nel promuovere la vita cristiana e l'impegno apostolico» (M.C. 42).
«Preghiera evangelica», perché «dal Vangelo trae l'enunciato dei misteri e le principali formule; si ispi-ra al Vangelo ... per suggerire l'atteggiamento con cui il fedele deve recitarlo e del Vangelo propone un mi-stero fondamentale, l'Incarnazione del Verbo, con-templato nel momento decisivo dell'Annuncio fatto a Maria» (M.C. 44).
Tra le pratiche di pietà che il Messaggio di Fatima propone ha un risultato particolare il «Primo sabato» del mese (Pontevedra, 10 dicembre 1925).
Ci viene proposto, per quel giorno, la partecipa-zione all'Eucaristia, preparata dalla Confessione, la meditazione dei misteri della Redenzione e la recita del Rosario.
Confluiscono, in questo pio esercizio, come si ve-de, alcuni tra i più validi sussidi della vita cristiana. La partecipazione all'Eucaristia è sempre l'espres-sione più alta del mistero cristiano. è esercizio per-fetto di fede: suppone la sincerità del cuore ché vuole far spazio a Cristo nella propria vita, per instaurare un rapporto personale con Lui nella fedeltà, nella seque-la evangelica; suppone la lealtà di una volontà retta e sincera che, accogliendo Cristo e unendosi a Lui, si impegna a restare nel suo amore».
L'Eucaristia esprime e realizza la pienezza della vi-ta cristiana; ne accresce la consapevolezza; stimola la lealtà; corrobora la volontà; opera con la misericordia e trasformante potenza di Cristo.
Alla partecipazione all'Eucaristia è collegata, nella prassi del Primo sabato, la confessione sacramentale. Essa può essere necessaria per ricuperare la Grazia di Cristo, se fossimo caduti in peccato mortale; cosa, purtroppo, sempre possibile!
In essa infatti Dio ci concede, «mediante il mini-stero della Chiesa, il perdono e la pace».
Ma anche se non fosse necessaria, ci viene sugge-rita la Confessione per la singolare efficacia che ha in ordine alla purificazione del cuore e alla coltiva-zione delle disposizioni morali che ci rendono capaci di piena partecipazione a Cristo nell'Eucaristia.
La Confessione, infatti, ci educa alla delicatezza di coscienza; favorisce lo spirito della «permanente conversione cristiana»; educa in noi un cuore veramente pentito; ci offre particolari soccorsi di Grazia per pro-seguire l'itinerario della nostra conversione; tiene de-sto l'impegno di lealtà e di fedeltà nella sequela di Cristo; ci arricchisce anche dei consigli e delle esorta-zioni del confessore.
Ben praticata, la Confessione mensile è un validis-simo sussidio di vigorosa vita cristiana.
Chi si è preparato con la Confessione con sinceri-tà di sentimenti e di propositi, in questo rifornimento di Grazia potrà attingere dalla meditazione dei miste-ri della Redenzione e dalla recita del Rosario tutta quella efficacia soprannaturale che ci educa alla con-formità a Cristo e all'amore verso di Lui e ci fa vive-re più sinceramente nell'unione con lui, «vivendo il mistero eucaristico» e impegnandoci nell'opera della salvezza del mondo.
Chi non vede quanto tutto ciò sia valido per la no-stra formazione cristiana?
E chi non vede, in questa profonda opera di forma-zione in Cristo, l'aspetto più misterioso della missione materna di Maria, ispiratrice del «Primo sabato?».
INTEGRATI NELLA CHIESA
Un'autentica devozione alla Madonna, - qual'é quella con cui vogliamo rispondere al Messaggio di Fatima, - è una dimensione della vita cristiana; la se-gue quindi, in tutte le sue espressioni; fa parte di quel «vivere in un modo nuovo» che è dovere di quell'«uo-mo nuovo» che è il cristiano.
Ci serviremo dunque delle pratiche di pietà, dei pii esercizi che il Movimento di Fatima propone, per «vi-vere meglio»; attingeremo da essi aiuto e forza per la vita nuova del cristiano, in tutte le sue espressioni, nella famiglia, nei doveri sociali, nella responsabilità civica ...
Il cristiano autentico è quello che è «testimone di Cristo» e «operaio del suo Regno». Questa è la pro-spettiva che il Movimento di Fatima ci propone e ver-so cui ci stimola.
Impegnato così con tutta la sua vita e nel pieno del-la storia, il cristiano sa di essere «Chiesa»: «partecipe di una grande "assemblea" di "chiamati"»; più anco-ra, partecipa del mistero di Cristo, come membro vi-vente del suo Corpo mistico. Vive quindi da «Chiesa».
Vive da «Chiesa» quando partecipa alla Liturgia, soprattutto alla Eucaristia; e sente il bisogno di parte-ciparvi. E quando vi partecipa porta questo «spirito di Chiesa». Non si rassegna mai ad essere un semplice spettatore; si sente «attore».
Vive da «Chiesa» nella sua comunità, - la sua par-rocchia, - condividendo i vari impegni di evangeliz-zazione, di assistenza, di carità ...
Vive da «Chiesa» nella sua diocesi, unito al suo Ve-scovo, impegnato con lui nel ministero del Vangelo. Vive da «Chiesa» nella sua regione, nella sua na-zione, condividendo gli impegni apostolici, le attività ecclesiali; partecipando alle premure, alle scelte, alle sofferenze della Chiesa.
Vive da «Chiesa» nella sua storia, accettandone le speranze e le bufere; cogliendo le possibilità di bene e partecipando al mistero della Croce, di cui ricono-sce la singolare virtù costruttrice del Regno di Dio.
Il cristiano non è un pavido che si isola; non si sen-te estraneo a coloro con cui vive e alla storia in cui opera. Sempre si sente «testimone di Cristo» e «ope-raio del suo Regno».
Una vita cristiana vissuta in tale autenticità si dila-ta a tutte le «dimensioni della Chiesa».
- alla dimensione trinitaria: e sente, con fede viva, «l'amore del Divin Padre, la Grazia di Cristo e la comunione dello Spirito Santo»;
- alla dimensione cristologica: e sente, «Cristo cuo-re dell'universo; e Salvatore del mondo;
- alla dimensione pneumatologica: e crede alla pre-senza e all'opera trasformante e santificante dello Spirito Santo;
- alla dimensione mariana: e sente con fede la Ma-ternità di Maria verso la Chiesa intera e verso ogni singolo cristiano;
- alla dimensione ecclesiale: e vive «nella Chiesa»; anzi «da Chiesa», con l'apertura antropologica, missionaria, ecumenica;
- alla dimensione escatologica: e non si stanca di contemplare la Madonna che «brilla al peregrinan-te Popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando verrà il giorno del Signore» (LG 68).
In conclusione: la spiritualità dell'Apostolato di Fa-tima è un richiamo, uno stimolo, un aiuto a vivere l'autentica vita cristiana nella luce di Maria e con l'assistenza di Lei.
PARTE TERZA
APPENDICE
APOSTOLATO MONDIALE DI FATIMA
Perchè Dio abbia a regnare nel mondo e sia scon-fitto il presuntuoso regno del male, perchè si dia ri-sposta ai desideri e precise richieste della Madonna, giunte a noi attraverso i tre pastorelli, è sorto " l'Apo-stolato Mondiale di Fatima" (Armata Azzurra).
è un Movimento. è l'esercito della Madonna, un esercito pacifico le cui armi sono: la preghiera, la conversione della vita, la penitenza e la devozione e fiducia nel Cuore Immacolato di Maria, che si espri-me nella consacrazione o affidamento.
Tutti possono e sono caldamente invitati a farvi par-te, per la salvezza del mondo dall'ateismo e dal mate-rialismo pratico.
COME è SORTA L'ARMATA AZZURRA
è sorta per opera di P. Harold Victor Colgan, in cir-costanze che fanno sentire la mano di Dio.
Era Parroco a S. Maria di Plainfield, non molto lon-tano da New York.
La sua attività pastorale aveva una forte tonalità ma-riana. Introdusse in parrocchia la Congregazione maria-na e la incrementò vigorosamente. Ma la sua salute non resse al grande lavoro e alla fine di novembre del 1946 ebbe un grave collasso cardiaco.
Ricoverato all'ospedale S. Elisabetta, con pronosti-ci molto oscuri, mentre si avvicinava la festa dell'Im-macolata, 8 dicembre, si fece portare dalla Suora una statua dell'Immacolata e alla Madonna promise che avrebbe dedicato la vita al suo servizio se gli avesse ottenuto la guarigione.
Di fatto guarì e volle restar fedele alla sua promessa. Prese intanto a considerare più attentamente gli av-venimenti di Fatima. Lo impressionò soprattutto la promessa della Madonna che la Russia si sarebbe convertita e l'umanità avrebbe raggiunto un'era di pa-ce se si fossero accolte le sue domande di conversio-ne, di preghiera e penitenza, di consacrazione.
Ne parlò ai suoi parrocchiani per alcune domeni-che. E qui nacque l'«Armata azzurra» di coloro che si impegnavano a cooperare, aderendo alle richieste del-la Madonna a Fatima, per la conversione della Russia e la pace del mondo.
In maniera veramente inattesa, il movimento si dif-fuse. Foglietti che riportavano la promessa degli im-pegni giunsero ad altre Diocesi, ad altre Nazioni e tro-varono fervida accoglienza.
Il Vescovo locale venne interpellato. Egli non era informato del movimento, ma quando P. Colgan glie-ne parlò, dopo una riflessione, gli disse: «Padre Col-gan, continui questa sua attività; forse lei è lo stru-mento della Divina Provvidenza».
E la Divina Provvidenza gli pose a fianco un valido collaboratore, un giovane e dinamico giornalista, figlio di un editore di giornale John Mathias Haffert. Anch'egli maturò, attraverso la malattia, per la sua missione.
Con P. Colgan fondò l'Istituto Ave Maria e la rivi-sta «Soul», che si diffuse in tutto il mondo. L'Armata azzurra ormai marciava per il mondo. Nell'Anno Santo 1950 P Colgan e John M. Haffert fecero per la prima volta il pellegrinaggio di Fatima. Su un microfilm portavano già un milione di firme e le deposero nel luogo della Conca di Iria, ove, nel 1917 la Madonna è apparsa ai tre Pastorelli.
Da Fatima, proseguirono per Roma. Pio XII, rice-vendoli in udienza privata, disse a P. Colgan: «Tu dun-que sei il condottiero nella lotta contro il comunismo ateo. Imparto a te e a tutti i membri dell'Armata Az-zurra di Nostra Signora di Fatima la benedizione apo-stolica».
Da Roma proseguirono per S. Giovanni Rotondo e si incontrarono con Padre Pio. Li ascoltò e disse: « Sì, sono disposto a considerare miei figli spirituali tutti i membri dell'Armata Azzurra, se vivono secondo la promessa fatta».
Alla domanda quando mai la Russia si sarebbe con-vertita, P Pio rispose: «Io sono del parere che la Rus-sia si convertirà quando voi avrete per ogni comunista, un fedele membro dell'armata azzurra».
L'ARMATA AZZURRA IN ITALIA
Fu apostolo dell'Armata Azzurra il compianto Mons. Giovanni Strazzacappa. Nel dinamismo del suo zelo egli sentiva profondamente la missione di Maria per la salvezza del mondo. Attraverso le sue iniziative apostoliche, che si irradiavano da «Presby-terium» di Padova, egli propagò l'Armata azzurra per l'Italia e ne fu il primo presidente. Diede vita ad una piccola rivista che divenne poi, «Il cuore della Ma-dre», - per diffondere il messaggio di Fatima. Orga-nizzò incontri, convegni, pellegrinaggi...
Per i fanciulli diede vita alla «Armata bianca». Unito alle altre associazioni di apostolato mariano nel «Collegamento mariano nazionale», - del quale fu uno dei fondatori, - per preparare gli Italiani alla con-sacrazione a Maria, che si fece nel Congresso eucari-stico di Catania, il 13 settembre 1959, promosse quel-lo che fu chiamato il «pellegrinaggio delle meraviglie», cioè la visita dell'immagine della Ma-donna di Fatima nei capoluoghi di province. Tra i maggiori collaboratori, vogliamo ricordare il com-pianto Mons. Costantino Caminada; Vescovo pieno di zelo e di saggezza.
Sotto tale fervida spinta, l'Armata azzurra si dif-fuse in tutta Italia. Quando la morte spezzò precoce-mente l'attività travolgente di mons. Strazzacappa, gli successe, come presidente dell'Armata azzurra, il Prof. Don Marco Restiglian, del Seminario di Padova che sostenne con zelo tenace e con generoso spirito di sacrificio, l'attività del Movimento, con scritti, in-contri, convegni e molteplici iniziative.
Durante il Pontificato dell'indimenticabile Gio-vanni XXIII, per il rapido diffondersi del Movimento in molte Nazioni del mondo e per il mutato clima ge-nerale, parve opportuno cambiare il nome di "Arma-ta Azzurra" in quello di "Movimento per l'Apostola-to Mondiale di Fatima" nome sotto il quale oggi è conosciuto dovunque.
Nel 1975 Mons. Restiglian, sovraccarico di impe-gni, dovette dimettersi da Presidente e in quella occa-sione la Segreteria Nazionale, con la redazione della rivista "Il Cuore della Madre" venne affidata alle "Oblate del Cuore Immacolato di Maria" con sede a Roma. Venne eletto come Presidente del Movimento per l'Italia l'on. Oscar Luigi Scalfaro. Seguirono an-ni di attenta ed appassionata diffusione della devozio-ne alla Madonna di fatima e del suo Messaggio.
Situazione attuale
Ora il Movimento continua, ricco della fedeltà e dell'impegno dei suoi membri diffusi in ogni regio-ne d'Italia, fiduciosi nella promessa della Madonna di Fatima: "Finalmente il mio Cuore Immacolato trionferà". A livello mondiale il Movimento ha la sua sede naturale a Fatima, presso la Domus Pacis, un edificio sorto dal cuore e dalla generosità dei de-voti al Cuore Immacolato di Maria come Centro In-ternazionale del Movimento e per accogliere pellegri-ni ed ospitare convegni e congressi mariani, numero-si nel corso di questi anni. In Italia ha come Presidente Mons. Diego Bona, vescovo di Saluzzo, assistito da un Consiglio Nazionale e con una Segre-teria affidata alle Oblate del Cuore Immacolato di Maria, in Via Boccea 1180 a Roma. Dispone di un Pe-riodico mensile "II Cuore della Madre" che serve a divulgare e approfondire il Messaggio di Fatima, a far conoscere iniziative del Movimento sul territorio na-zionale e sull'orizzonte mondiale e costituisce, in par-ticolare, un mezzo di collegamento tra gli aderenti ed amici dell'Apostolato Mondiale di Fatima in Italia.
QUALI SONO GLI IMPEGNI DEL MOVIMENTO APOSTOLATO MONDIALE DI FATIMA?
Sono essenzialmente quattro:
a) L' affidamento o consacrazione al Cuore Imma-colato di Maria. è una richiesta che la Vergine ripetutamente ha fatto a Sr. Lucia. Si tratta di una tradizione antica nella Chiesa, perché già la troviamo nell'antica preghiera del IV seco-lo: "sotto il tuo patrocinio ci rifugiamo, santa genetrice di Dio ..." Ci affidiamo a Lei, che "per la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e po-sti in mezzo ai pericoli ed affanni fino a che non siano condotti nella patria beata" (L.G. 62).
b) Offrire ogni giorno preghiere ed azioni per la salvezza cristiana del mondo. A tal fine ci si impegna a vivere da cristiani nella nostra con-dizione di vita, famiglie e lavoro, società e co-munità ecclesiale.
c) Recitare ogni giorno il Rosario, con particola-re riflessione "sui misteri della salvezza che esprimono la gioia del tempo messianico, il dolore salvifico di Cristo e la gloria del Risor-to che inonda la Chiesa" (Marialis cultus 49). Si esorta anche allo spirito di riparazione, tan-to raccomandato a Fatima con le parole: "Mio Dio io credo, adoro, spero e Ti amo e Ti do-mando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Ti amano".
d) Celebrare i primi cinque sabati del mese, se-condo l'indicazione della Vergine "A tutti quelli che per cinque mesi consecutivi, nel pri-mo sabato, si confesseranno ricevendo poi la santa Comunione, diranno il Rosario e mi fa-ranno compagnia per quindici minuti, medi-tandone i misteri, prometto tutte le grazie ne-cessarie alla salvezza".
UN IMPEGNO APOSTOLICO
«A Fatima la Vergine si è rivelata come la Madon-na del Rosario e, nelle sei apparizioni, ne ha racco-mandato la recita. L'uomo orgoglioso e materialista non crede se non al valore dei mezzi umani; ma il Rosario può assai di più il trionfo della giustizia, del-l'unione tra i popoli e della pace, che le armi, le sco-perte della scienza e gli sforzi della politica.
Quest'arma spirituale agisce sul potere di Dio. Nessun cristiano può dubitarne. Gli uomini si agi-tano ma è Dio che dirige la storia.
Con questa piccola arma - che ci richiama a medi-tare ed imitare la vita di Cristo - Colei che nelle lita-nie, i fedeli invocano come Aiuto dei cristiani, farà crollare il colosso dell'anti-Dio marxista» (card. Ce-rejeira), del materialismo, del capitalismo e del laici-smo ormai diffusi in tutte le nazioni.
Il nostro Movimento si propone di unire nella pre-ghiera il mondo intero per rispondere alle richieste della Madonna al fine di impetrare la Pace a cui tutti anelano. Pace che non avremo se gli uomini non ri-torneranno a Lui. Contemporaneamente urge un rin-novamento interiore di noi stessi perché «non gli uo-mini dal di fuori fanno la rivoluzione, ma gli uomini dal di dentro» (Péguy).
Ed il Cielo a Fatima ce ne ha indicato il mezzo. Alla piccola Lucia la Madonna aveva parlato così: «Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere ed amare. Egli vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se si farà quello che vi dico molte anime si salveranno e si avrà la pace».
Alla stessa veggente Gesù diceva il 18-4-1936: «Voglio che tutta la mia Chiesa riconosca questa con-sacrazione come un trionfo del Cuore Immacolato di Maria e così estendere il suo culto a fianco della de-vozione al mio Cuore divino».
Questa devozione venne presentata quale mezzo provvidenziale per la salvezza di molti e per riportare e rendere stabile nel mondo la Pace.
Pio XII nel gennaio 1945 spiegava «La consacra-zione alla Madre di Dio è un dono non di pura forma e di puro sentimento ma effettivo, compiuto nella in-tensità della vita cristiana e mariana, nella vita apo-stolica».
Il nostro Movimento intende, per questo, portare il maggior numero possibile di persone a vivere la pro-pria consacrazione a Colei che Dio ha costituita no-stra «Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatri-ce» (LG. 62).
LO STATUTO DELLA SEZIONE ITALIANA
1° Scopo
L'Apostolato Mondiale di Fatima è un Movimen-to che si propone la pratica personale e la diffusione del messaggio che la Vergine ha dato a Fatima, allo scopo di suscitare una risposta di serio impegno di vi-ta cristiana alle richieste fatte dalla Santa Vergine, identificabili nei valori evangelici di preghiera con-versione, testimonianza davanti agli uomini, consa-crazione e affidamento a Maria Santissima.
2° Organizzazione
a) L' A.M.F. è un movimento collegato al Centro in-ternazionale di Fatima, di cui accetta lo Statuto. In Italia è promosso da un Centro nazionale e da centri regionali e diocesani.
b) Il Centro nazionale è composto dal Presidente nazionale, dal Vice Presidente, dall'Assistente Spirituale, dal Consiglio Nazionale, dalla Se-greteria nazionale.
c) Il Presidente nazionale e il Vice Presidente na-zionale sono eletti, a maggioranza assoluta, dal Consiglio nazionale: restano in carica cin-que anni e possono essere rieletti.
d) Fanno parte del Consiglio nazionale uno o più aderenti per Regione, che siano disposti a svolgere un servizio volontario per il Movi-mento e siano riconosciuti per tale compito dalla Presidenza.
Il Consiglio nazionale si riunisce ogni anno per l'esame della situazione e per promuove-re le iniziative.
e) Sono previsti Centri regionali, presieduti da un Consigliere nazionale.
f) Sono pure previsti centri diocesani, guidati da un "responsabile", designato dagli aderenti al movimento e assistiti da un Sacerdote.
La costituzione del Centro diocesano sia fatta di intesa con il Vescovo.
g) Svolgono il servizio di Segreteria dell'A.M.F. le Oblate del Cuore Immacolato di Maria (Via Boccea, 1180 - 00166 Roma).
h) Organo di propaganda, per svolgere la missio-ne dell'A.M.F., è la rivista "Il Cuore della Ma-dre" curata dalla Segreteria.
3° Aderenti
Aderenti all'A.M.F. coloro che condividono le fi-nalità e partecipano alle sue iniziative, ricevono la ri-vista "il Cuore della Madre" e compiano gli impegni proposti.
4° Impegni propri degli aderenti
a) Consacrarsi al Cuore immacolato di Maria
b) Offrire ogni giorno preghiere e azioni per la sal-vezza cristiana del mondo.
c) Recitare ogni giorno il Rosario. Si consiglia inol-tre di avere lo spirito di riparazione, esprimendo-lo anche con la preghiera insegnata a Fatima: «Mio Dio, io credo, adoro, spero e Ti amo e Ti domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non ti amano».
d) Celebrare, i "primi cinque sabati del mese" ispi-rando la meditazione ai richiami di Fatima. Partecipare, per quanto possibile, alle iniziative
proposte dai Centri nazionale, regionale e dio-cesano (ritiri, pellegrinaggi, ecc.).
Nota operativa
L'A.M.F. intende operare, per raggiungere il suo scopo, in piena armonia con la Chiesa locale.
Per questo ogni centro diocesano informerà perio-dicamente i Superiori diocesani della propria attività. Se nella parrocchia vi è un gruppo cospicuo di ade-renti, il gruppo si inserisca nelle attività parrocchiali portando la propria collaborazione responsabile.
Parte essenziale dell'Apostolato Mondiale di Fati-ma è una promessa con cui si impegna di far cono-scere il Messaggio della Madonna di Fatima e a strut-turare la propria vita in quella medesima luce.
La formula venne concordata con Suor Lucia ed ap-provata dal primo Vescovo di Leiria, Mons. José Cor-reia da Silva.
Ed ecco il testo originale:
«O Maria, Madre e Regina nostra. Tu sei apparsa a Fatima e hai promesso di convertire la Russia e di dare la pace al mondo, se gli uomini Ti ascolteranno. Con gioia io mi consacro al Tuo Cuore Immacolato. Voglio essere tuo di vero cuore per appartenere, per mezzo tuo, interamente a Gesù.
Insegnami ad amarlo sempre più, a vivere e ope-rare per Lui io Ti prometto la recita quotidiana del Rosario (o almeno una parte) meditando i misteri della vita di Gesù.
Voglio anche accogliere, in spirito di riparazione, tutti i sacrifici richiesti dal compimento cristiano dei miei doveri di ogni giorno.
Aiutami ad essere fedele a questa promessa. Amen».
ATTO DI AFFIDAMENTO O CONSACRAZIONE
A TE, MADRE AFFIDIAMO L'UMANITà INTERA
(Preghiera del Santo Padre)
Madre del Redentore, esultanti Ti proclamiamo Beata.
Dio Padre Ti ha scelta prima della creazione del mondo per attuare il Suo provvidenziale disegno di salvezza; Tu hai creduto al Suo amore ed obbe-dito alla Sua Parola.
Il Figlio di Dio Ti ha voluto Sua Madre, quan-do si fece uomo per salvare l'uomo.
Tu l'hai accolto con pronta obbedienza e cuore indiviso.
Lo Spirito santo Ti ha amata come sua mistica Sposa e Ti ha colmata di doni singolari.
Tu ti sei lasciata docilmente plasmare dalla Sua azione nascosta e potente.
All'inizio del terzo millennio cristiano, a Te adia-mo la Chiesa, che Ti conosce ed invoca come Madre.
Tu, che sulla terra l'hai preceduta nella fede con-fortala nelle difficoltà e nelle prove.
Fa che nel mondo sia sempre più efficacemen-te segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'umanità del genere umano.
A Te Madre dei cristiani, affidiamo in modo spe-ciale i popoli che celebrano il sesto centenario o il millennio della loro adesione al vangelo.
La lunga storia segnata profondamente dalla devozione verso di Te.
Volgi ad essi il Tuo sguardo ammirevole; dà for-za a quanti soffrono per la fede.
A Te, Madre degli uomini e delle nazioni, fidu-ciosi affidiamo l'umanità con i suoi timori e le sue speranze.
Non lasciarle mancare la luce della vera sa-pienza.
Guidala nella ricerca della libertà e della giu-stizia per tutti.
Indirizza i suoi passi sulle vie della Pace.
Fa che tutti incontrino Cristo, Via, Verità e Vita. Sostieni, o Vergine Maria, il nostro cammino di fede e ottienici la grazia della salvezza eterna.
O Clemente, o Pia, o Dolce Madre di Dio e Ma--dre nostra, Maria!
Joannes Paolus PP II