Tema sul 25 aprile: il candidato commenti la seguente frase di Paolo Borsellino... - Secolo d'Italia
sabato 25 aprile 2020 - di Antonio Pannullo
Sì, è un tema che difficilmente qualche professore avrebbe oggi il coraggio di assegnare. Ecco il testo della frase di Paolo Borsellino: “Al momento dello sbarco degli alleati in Sicilia mia madre ci vietò di accettare qualsiasi dono dagli americani. ‘La patria è sconfitta, i sacrifici sono stati inutili, non c’è da essere felici’. Piansi”. Firmato Paolo Borsellino, giudice assassinato dalla mafia. Paolo Borsellino era del gennaio 1940, pertanto al momento dello sbarco in Sicilia era molti piccolo. Tuttavia quella frase della mamma gli è rimasta impressa per anni. Perché?
Borsellino aveva sentimenti di destra da sempre
Svolgimento. La famiglia Borsellino era di idee di destra, e lui stesso nel 1959 si era iscritto all’organizzazione universitaria di destra Fuan-Fanalino di Palermo. Ma dopo la laurea abbandonò la politica e si dedicò solo al suo lavoro. La frase della mamma di Borsellino è solo un pretesto, ovviamente, perché in Italia, in quel momento tantissime persone la pensavano come lei. Sì, perché il fascismo aveva un certo innegabile consenso popolare. Forse è per questo che ancora oggi l’antifascismo è vivo: perché non capiscono perché ebbe quel consenso. Per questo tacciano il fascismo ossessivamente di spietata dittatura, regime autoritario, perché ne sono ancora stupefatti.
La vera resistenza ci fu in Sicilia contro l’invasione alleata
Ma stiamo andando fuori tema. In Sicilia, si diceva, questo sentimento anti-alleati era più forte che in altre parti d’Italia. Gli unici episodi di resistenza all’alleato si ebbero infatti proprio in Sicilia, come ben racconta Pietrangelo Buttafuoco nel suo libro Le uova del drago. Non sono pochi i casi di soldati americani trovati morti sotto i fichi d’India per aver violentato le donne siciliane, o aver commesso furti e rapine. Ma di questo non si parla nelle celebrazioni della “liberazione”.
I crimini di guerra degli alleati: pagina da scrivere
Così come non si parla dei crimini di guerra degli alleati. E non parliamo dei bombardamenti terroristi sui civili nelle città italiane, no. Parliamo proprio di crimini di guerra, molti dei quali non perseguiti. Leggete questa storia vera. Luz Long, l’amico di Jesse Owens, fu arruolato nella Luftwaffe, ed era di stanza a Niscemi, in Sicilia. Dopo lo sbarco alleato del luglio 1943, l’aeroporto di Biscari difeso da italiani e tedeschi, fu attaccato. Dopo aspri combattimenti, i tedeschi e gli italiani si arresero, e uscirono dalla casamatta con le mani alzate e sventolando fazzoletti bianchi. Tra queste c’era il biondo Luz. A farla breve, furono allineati, depredati degli oggetti preziosi e denaro, e tutti fucilati. E non fu l’unica strage americana in Sicilia.
Lo stesso capitò a un altro gruppo che era con Long. Fu affidato a un sergente, Horace West, morto in tarda età e mai processato, che portò con sé 39 prigionieri italiani e tedeschi e li uccise personalmente a raffiche di mitra. Un aviere italiano si salvò fortunosamente e fu lui che raccontò la storia, inascoltato, ai comandi alleati. E poi il Tombolo, le marocchinate, con Esperia e l’Isola d’Elba: come dare torto alla madre di Borsellino? Era chiaro che la vendetta alleata sarebbe stata barbara e terribile. C’era la guerra, certo, anche i tedeschi facevano cose terribili. Tutto giusto.
L’8 settembre e la fuga del re
Ma chi pretendeva di essere migliore di coloro che combatteva, doveva essere migliore. E non si può insegnare ai nostri figli che il bene era tutto da una parte e dall’altra c’erano solo belve feroci, e, tutto il male. È chiaro che non era così. La storia lo dimostra. Tornando alla generazione della mamma di Borsellino, il popolo italiano aveva prima creduto nel fascismo, apprezzandone le realizzazioni sociali, infrastrutturali ed economiche. Poi era stato trascinato in una guerra certo non voluta e ingiusta, che per giunta si protrasse per cinque terribili anni. Ma dopo tre anni, assisté all’8 settembre, alla fuga di un re e al voltafaccia repentino della maggioranza dei suoi compatrioti, subito pronti a schierarsi col vincitore.
In conclusione, la mamma del giudice aveva visto il suo Paese entrare in guerra da una parte e finire dall’altra. È da allora che si divisero per sempre l’Italia e gli italiani. E la divisione dura tutt’oggi, quando si festeggia una sconfitta. Che voto avrà questo tema?
secoloditalia.it
Sì, è un tema che difficilmente qualche professore avrebbe oggi il coraggio di assegnare. Ecco il testo della frase di Paolo Borsellino: “Al momento dello sbarco degli alleati in Sicilia mia madre ci vietò di accettare qualsiasi dono dagli americani. ‘La patria è sconfitta, i sacrifici sono stati inutili, non c’è da essere felici’. Piansi”. Firmato Paolo Borsellino, giudice assassinato dalla mafia. Paolo Borsellino era del gennaio 1940, pertanto al momento dello sbarco in Sicilia era molti piccolo. Tuttavia quella frase della mamma gli è rimasta impressa per anni. Perché?
Borsellino aveva sentimenti di destra da sempre
Svolgimento. La famiglia Borsellino era di idee di destra, e lui stesso nel 1959 si era iscritto all’organizzazione universitaria di destra Fuan-Fanalino di Palermo. Ma dopo la laurea abbandonò la politica e si dedicò solo al suo lavoro. La frase della mamma di Borsellino è solo un pretesto, ovviamente, perché in Italia, in quel momento tantissime persone la pensavano come lei. Sì, perché il fascismo aveva un certo innegabile consenso popolare. Forse è per questo che ancora oggi l’antifascismo è vivo: perché non capiscono perché ebbe quel consenso. Per questo tacciano il fascismo ossessivamente di spietata dittatura, regime autoritario, perché ne sono ancora stupefatti.
La vera resistenza ci fu in Sicilia contro l’invasione alleata
Ma stiamo andando fuori tema. In Sicilia, si diceva, questo sentimento anti-alleati era più forte che in altre parti d’Italia. Gli unici episodi di resistenza all’alleato si ebbero infatti proprio in Sicilia, come ben racconta Pietrangelo Buttafuoco nel suo libro Le uova del drago. Non sono pochi i casi di soldati americani trovati morti sotto i fichi d’India per aver violentato le donne siciliane, o aver commesso furti e rapine. Ma di questo non si parla nelle celebrazioni della “liberazione”.
I crimini di guerra degli alleati: pagina da scrivere
Così come non si parla dei crimini di guerra degli alleati. E non parliamo dei bombardamenti terroristi sui civili nelle città italiane, no. Parliamo proprio di crimini di guerra, molti dei quali non perseguiti. Leggete questa storia vera. Luz Long, l’amico di Jesse Owens, fu arruolato nella Luftwaffe, ed era di stanza a Niscemi, in Sicilia. Dopo lo sbarco alleato del luglio 1943, l’aeroporto di Biscari difeso da italiani e tedeschi, fu attaccato. Dopo aspri combattimenti, i tedeschi e gli italiani si arresero, e uscirono dalla casamatta con le mani alzate e sventolando fazzoletti bianchi. Tra queste c’era il biondo Luz. A farla breve, furono allineati, depredati degli oggetti preziosi e denaro, e tutti fucilati. E non fu l’unica strage americana in Sicilia.
Lo stesso capitò a un altro gruppo che era con Long. Fu affidato a un sergente, Horace West, morto in tarda età e mai processato, che portò con sé 39 prigionieri italiani e tedeschi e li uccise personalmente a raffiche di mitra. Un aviere italiano si salvò fortunosamente e fu lui che raccontò la storia, inascoltato, ai comandi alleati. E poi il Tombolo, le marocchinate, con Esperia e l’Isola d’Elba: come dare torto alla madre di Borsellino? Era chiaro che la vendetta alleata sarebbe stata barbara e terribile. C’era la guerra, certo, anche i tedeschi facevano cose terribili. Tutto giusto.
L’8 settembre e la fuga del re
Ma chi pretendeva di essere migliore di coloro che combatteva, doveva essere migliore. E non si può insegnare ai nostri figli che il bene era tutto da una parte e dall’altra c’erano solo belve feroci, e, tutto il male. È chiaro che non era così. La storia lo dimostra. Tornando alla generazione della mamma di Borsellino, il popolo italiano aveva prima creduto nel fascismo, apprezzandone le realizzazioni sociali, infrastrutturali ed economiche. Poi era stato trascinato in una guerra certo non voluta e ingiusta, che per giunta si protrasse per cinque terribili anni. Ma dopo tre anni, assisté all’8 settembre, alla fuga di un re e al voltafaccia repentino della maggioranza dei suoi compatrioti, subito pronti a schierarsi col vincitore.
In conclusione, la mamma del giudice aveva visto il suo Paese entrare in guerra da una parte e finire dall’altra. È da allora che si divisero per sempre l’Italia e gli italiani. E la divisione dura tutt’oggi, quando si festeggia una sconfitta. Che voto avrà questo tema?
secoloditalia.it