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Il primo beneficio di un Concilio è separare gli appestati dai sani - Cardinal Sforza Pallavicino

Una delle menti più brillanti del secolo XVII fu il Cardinale Sforza Pallavicino sj (+1667), che di diritto si situa all’interno delle nostre Glorie del Cardinalato.

Già apprezzato filosofo e teologo, nonché ottimo maestro di queste materie, variamente fu al servizio dei papi Urbano VIII, Innocenzo X ed Alessandro VII. Quest’ultimo lo annoverò fra i Cardinali di Santa Romana Chiesa nel 1657.

Lo stesso anno dava alle stampe la sua Istoria del Concilio di Trento in due parti, che Alessandro VII gli aveva chiesto per rispondere a quella che aveva scritto con lo pseudonimo di Soave il calvinista travestito da frate servita Paolo Sarpi.

Da quest’opera aurea traiamo questo pensiero che ci pare di una certa attualità:

Il Soave afferma che il Concilio ha renduta la discordia irreconciliabile; e così non solo ha ingannato col difetto del giovamento, ma con l’effetto del nocumento.

Se per nome d’irreconciliabile intendiamo l’aver fatto conoscere che non poteva esser unione fra i Luterani e noi ogni volta che questi ritenevano i loro errori, ciò non solo non fu contrario alle speranze de’ pij, ma è il primo beneficio che si aspetta dai Concilij: separare con pubblico editto gli appestati da’ sani.

E che significa quell’anatema, il quale per antichissima consuetudine è la parola intercalare del loro Canoni, se non separazione?

È stato dunque precipuo intento, e precipuo frutto del Concilio Tridentino l’impedir che la semplicità di molti Cristiani non fosse gabbata dall’astuzia degli Eretici; ma sapesse che la loro dottrina era opposta alla Fede, condannata per tale dalla Chiesa Cattolica; e che per tanto doveasi verso di quella esercitar la stessa cautela che verso il serpente non più ricoperto dall’erba.


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