Fatima e la "guerra spirituale mariana": combatti anche tu!

Fatima, messaggio di tragedia o di speranza? La vera risposta

Fatima: un messaggio di tragedia o di speranza? Si tratta di un apparente dilemma. Tale, in realtà, non è. Il messaggio della Bianca Signora contiene in sé entrambe le dimensioni, con la differenza che se dipendesse unicamente dalla volontà di Dio esso sarebbe solo si speranza mentre, a causa degli uomini peccatori ed ingrati, in questi oltre 100 anni che ci separano dagli accadimenti del 1917 sono soprattutto le predizioni di tragedia che si sono e si stanno compiendo.

Ma guardiamo avanti. Con la sicurezza che la luce di Fatima già brilla sul mondo e brillerà in modo ancora più meraviglioso in un futuro non lontano. Se il messaggio della Regina del Rosario, infatti, è di consolazione e speranza lo è principalmente – anche se non solo – in ragione di quella promessa: “Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà”: come mamma preoccupata per le tribolazioni dei figli Ella, con questa promessa, in altre parole ci ha assicurato: “Abbiate fiducia! Alla fine, vinceranno l’amore e la pace, perché Dio è più forte del potere del male. Ciò che sembra impossibile agli uomini, è possibile a Dio”. Ma la certezza di una restaurazione globale per mezzo del Cuore Immacolato non ci esime, di certo, dal nostro contributo di sforzi per risanare tante piaghe all’interno della società civile ed ecclesiale.

Il messaggio di Fatima, in effetti, si muove tutto in questa direzione. La Madonna, in esso, ci invita ad arruolarci nella lotta sua e di suo Figlio contro il male, in particolare con la recita quotidiana del Rosario e l’offerta di sacrifici per la pace nel mondo.

Poiché, anche se tutto dipende da Dio e dalla sua grazia, bisogna agire come se tutto dipendesse da noi, supplicando la Vergine Maria che il cuore delle persone, il focolare delle famiglie, il cammino dei popoli siano a Lei consacrati e posti sotto la sua protezione e guida. Lei vuole persone che Le si consacrino e che credano e obbediscano alle sue richieste: “Se faranno quel che io vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace” (apparizione del luglio 1917)».

Nel messaggio di Fatima è ravvisabile una forte prospettiva di militanza spirituale-mariana ignorata e persino ridicolizzata dai circoli teologici maggioritari come pure da tanti ambienti comunitari e parrocchiali pseudo-cattolici dei nostri giorni. In esso è ribadita la “cifra del combattimento spirituale”, sensibilizzando i credenti circa il fatto che siamo in una “guerra” da cui non è possibile sottrarsi e nella quale è necessario affrontare il nemico con le armi dello Spirito. Urge un “arruolamento”, in modo tale che la collaborazione umana si esplichi in pienezza. Quello di Fatima è un messaggio cattolico, impone l’accoglienza della salvezza mediante le opere e per questo è l’antitesi sia del fatalismo neo-pagano che della deresponsabilizzazione neo-luterana che predica una fede morta, non vivificata dalla necessaria corrispondenza della volontà creata.

Si tratta, dunque, di leggere il messaggio della Bianca Signora nell’ottica di una massiccia mobilitazione delle energie spirituali verso il Bene, come ricordava il Card. Ratzinger nel commento teologico al Terzo Segreto, quando spiegava che in quella grande visione simbolica «viene sottolineata l'importanza della libertà dell'uomo: il futuro non è affatto determinato in modo immutabile e l'immagine che i bambini videro non è affatto un film anticipato del futuro, del quale nulla potrebbe più essere cambiato. Tutta quanta la visione avviene in realtà solo per richiamare sullo scenario la libertà e per volgerla in una direzione positiva. Il senso della visione non è, quindi, quello di mostrare un film sul futuro irrimediabilmente fissato. Il suo senso è esattamente il contrario, quello di mobilitare le forze del cambiamento in bene» [1].

Dal messaggio così letto ed interpretato si enuclea un grande principio di teologia cattolica: fare come se tutto dipendesse da noi. Anche se, infatti, assolutamente parlando tutto potrebbe dipendere dalla grazia di Dio, Egli non ha voluto che fosse così. Associando gli uomini all'opera della salvezza Dio fa sempre tutta la sua parte ma vuole che noi facciamo tutta la nostra, per cui dipenderà dalla grazia solo ciò che Dio ha stabilito che da essa dipenda, né più né meno. Ecco perché il male nel mondo, ecco perché nonostante Dio “voglia che tutti siano salvi” (cf 1 Tm 2, 4), “molte anime vanno all’Inferno” (apparizione del 19 agosto 1917), come Maria SS. disse a Fatima facendo eco alla rivelazione di Gesù, secondo cui “molti passano per la porta larga che mena alla perdizione” (cf Mt 7, 13).

E così quel messaggio che poteva essere unilateralmente di “consolazione e speranza” diventa innegabilmente di “scandalo e tragedia”. Applicando a Fatima ciò che disse di sé il Signore, potremmo definirla pietra d'inciampo ovvero quella “pietra che scartata dai costruttori (gli uomini chiamati a penitenza) è diventata testata d’angolo” [perché è al centro del progetto salvifico di Dio: cf. Sal 117 (118), 22]. Non si può eludere lo “scoglio-Fatima”: essa è la pietra scartata dai costruttori sui quali si sfracellerà chiunque non crede e la osteggia: “Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e a chi cadrà addosso, lo stritolerà” (Mt 20, 18).

Perché non sia travisata, “la grande speranza di Fatima” va collocata all’interno del suo genuino quadro ermeneutico, quello appunto della “mobilitazione spirituale” in direzione di Dio: “Alla fine, quello che dovrà vincere la guerra è un cuore: il Cuore della Madre otterrà la vittoria, alla testa di milioni di suoi figli e figlie”[2]. Il messaggio di Fatima chiama ad uno “schieramento”. I figli e le figlie di Maria dovranno perseverare nella consacrazione al Cuore Immacolato, una consacrazione “vissuta” (e non solo formulata...) con il rosario in mano pregato ogni giorno: “In mezzo a tutta questa preoccupazione e incertezza riguardo al futuro, che cosa ci chiede Fatima? La perseveranza nella consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, vissuta ogni giorno con la recita del rosario”[3].

È un appello a tutta la Chiesa ad essere mariano-militante perché – come da promessa divina – tutto ciò che è autenticamente mariano dovrà resistere all’odierna tempesta anticristica. E si canterà a squarciagola nel giorno della vittoria, quella del Trionfo del Cuore Immacolato: “Grida di giubilo e di vittoria, nelle tende dei giusti: la destra del Signore ha fatto meraviglie, la destra del Signore si è innalzata, la destra del Signore ha fatto meraviglie” [(Sal 117 (118)]. Ecco l’essenziale degli appelli di Fatima: “la perseveranza nella Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, vissuta ogni giorno con la recita del rosario”, concetto importantissimo che completa quanto disse Papa Benedetto XVI nel 2010 (pellegrino a Fatima) circa “l’essenziale” del messaggio: «Il messaggio, la risposta di Fatima, sostanzialmente non va a devozioni particolari, ma proprio alla risposta fondamentale, cioè conversione permanente, penitenza, preghiera, e le tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Così vediamo qui la vera e fondamentale risposta che la Chiesa deve dare, che noi, ogni singolo, dobbiamo dare in questa situazione»[4] e, poco dopo, ritornando sullo stesso concetto, metteva in risalto che proprio vivendo l’“essenziale” di Fatima possiamo tutti dare il nostro efficace contributo per vincere il male del mondo: «Con una parola, dobbiamo ri-imparare proprio questo essenziale: la conversione, la preghiera, la penitenza e le virtù teologali. Così rispondiamo, siamo realisti nell’attenderci che sempre il male attacca, attacca dall’interno e dall’esterno, ma che sempre anche le forze del bene sono presenti e che, alla fine, il Signore è più forte del male, e la Madonna per noi è la garanzia visibile, materna della bontà di Dio, che è sempre l’ultima parola nella storia».

In una guerra spirituale che trascende le nostre forze perché combattuta contro potenze occulte che agiscono nella storia e muovono il mondo mediante ingranaggi segreti, il messaggio di Fatima è di grande consolazione e speranza perché ci rassicura sul fatto che a noi è dato fermare l'avanzata del Male ma ciò non è possibile senza pagare personalmente un prezzo: gli umili e i deboli evangelici sono chiamati a intervenire in favore della pace con un’altra forza, con altri mezzi solo apparentemente inutili o inefficaci: la conversione, la preghiera, la penitenza. È il prezzo pagato dai tre santi pastorelli, è lo stesso prezzo pagato da centinaia di migliaia di anime generose che hanno fermato la “spada di fuoco dell'Angelo castigatore” (Terzo Segreto) lungo la storia confermando che se la mobilitazione per il Bene è costosa è, però, “vero movimento di liberazione”, cioè salvezza dal peccato e dal capriccio, dalla cattiveria e dalla soggezione supina al regno delle tenebre.

In queste due ideali “storie a confronto”, nella piccola storia fatta dai poveri e dagli umili, dai veri amanti di Dio, sono essi, con le loro potenti armi spirituali, ad avere “le mani sul timone della storia”, sono i veri timonieri della storia. I tre Pastorelli sono stati timonieri della storia e lo sarebbero stati tutti gli uomini se avessero ascoltato gli appelli di Maria. Quale potere è nelle nostre mani!

Alla luce di questa efficacia, pare davvero opportuno l’appello di stringerci al Cuore Immacolato di Maria: è l’invito finale diretto a ciascuno di noi e che potrebbe essere modulato richiamando le parole stesse della Madonna: “Non ti scoraggiare, Io non ti abbandonerò mai. Il Mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio” (a Lucia, il 13 giugno 1917). A quel Cuore spetta la vittoria finale.

Lasciamoci dunque “formare” da quel Cuore a cui sono state consegnate, da Dio, le sorti dell’intero genere umano: dal Cuore Immacolato la salvezza! L’augurio è quello di poter seguire tutti la via mariana di santità, quella del Cuore Immacolato di Maria, quella alla cui scuola si sono messi i Pastorelli e che, come ricordava Papa Giovanni Paolo II a Fatima (Omelia 13 maggio 2000), è quella che ognuno è chiamato a precorrere:

«Chiedete ai vostri genitori ed ai vostri maestri di inscrivervi alla “scuola” della Madonna, affinché vi insegni a diventare come i pastorelli, i quali cercavano di far quanto Ella chiedeva loro. Vi dico che “si progredisce più in poco tempo di sottomissione e dipendenza da Maria che durante anni interi di iniziative personali, appoggiati soltanto su sé stessi” (San Luigi Maria Grignion di Montfort, Trattato della vera devozione alla Santissima Vergine, n. 155). È stato così che i pastorelli sono diventati rapidamente santi. Una donna che aveva accolto Giacinta a Lisbona, nel sentire i consigli tanto belli e saggi che la piccola dava, le domandò chi era stato ad insegnarglieli. “È stata la Madonna” - rispose. Lasciandosi guidare, con totale generosità, da una Maestra così buona, Giacinta e Francesco hanno raggiunto in poco tempo le vette della perfezione».

Note:

[1] Card. J. RATZINGER, Commento teologico al Terzo Segreto di Fatima:
vatican.va/…/rc_con_cfaith_doc_20000626_message-fatima_it.html
[2] Card Pietro Parolin, Omelia a Fatima per la santa Messa della Vigilia, 12 maggio 2017: vatican.va/…ia/secretariat_state/parolin/2017/documents/rc_seg st_20170512_parolin-fatima_it.html
[3] Ivi
[4] Papa Benedetto XVI, Intervista concessa ai giornalisti durante il volo verso il Portogallo, 11 maggio 2010: vatican.va/…/hf_ben-xvi_spe_20100511_portogallo-interview.html

_________________

PS | Invito tutti ad iscriversi al canale telegram di Tempi di Maria nato per poter continuare a condurre con maggior libertà la buona battaglia della diffusione della verità, anche riguardo a quei temi oggi più osteggiati e censurati:
t.me/tempidimaria