Fatima.
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Napoli, Masucci lascia la Cappella Sansevero: «No al Green Pass per i musei»

Dimissioni in polemica con le disposizioni nazionali per il presidente del Cda del prestigioso sito che custodisce il Cristo Velato. Gli subentra nel ruolo la sorella Maria Alessandra

di Mirella Armiero

Nel 2019 è stato visitato da 750 mila visitatori. Record dell’era pre Covid per il gioiellino del centro storico di Napoli, il Museo Cappella Sansevero, dove aleggia ancora lo spirito del principe massone, Raimondo di Sangro. Ora il suo presidente e direttore, Fabrizio Masucci, si dimette dal suo ruolo, con una dura lettera di polemica contro la gestione italiana del Green Pass, destinata a penalizzare ancora una volta i siti culturali. I musei, osserva Masucci, non devono diventare strumento della campagna vaccinale. Intanto a succedergli nel ruolo di guida della prestigiosa istituzione museale, al cui interno è esposto il celebre Cristo Velato, sarà la sorella Maria Alessandra Masucci: avvocato, già consigliere di amministrazione, negli ultimi anni ha partecipato attivamente al piano strategico del museo. Il cda, dal canto suo, ringrazia Fabrizio Masucci “per la preziosa e proficua attività svolta con dedizione e professionalità e comunica che il presidente uscente ha accettato di restare nel consiglio di amministrazione, come consigliere a titolo gratuito”.

Fabrizio Masucci

La protesta
Un atto di protesta, dunque, che Masucci ha messo nero su bianco. Prima ricordando queli sono le norme di sicurezza in vigore attualmente nel museo: “Nel nostro caso, è stata ridotta di circa due terzi la capienza massima giornaliera, prima dell’ingresso tutti i visitatori sono sottoposti al rilievo della temperatura corporea, è obbligatorio indossare correttamente la mascherina per tutta la durata della visita ed è stata realizzata un’apposita segnaletica orizzontale e verticale volta a garantire il rispetto della distanza interpersonale. In biglietteria e negli spazi visitabili è a disposizione dei visitatori del gel igienizzante per le mani, il percorso di visita è unidirezionale e l’ingresso e l’uscita avvengono attraverso varchi distinti, le audioguide noleggiate vengono sanificate dopo ogni singolo utilizzo e possono essere ascoltate con auricolari propri o con auricolari monouso forniti gratuitamente. Infine: i biglietti sono disponibili online e ogni giorno di apertura viene messa a disposizione solo una quantità residuale di biglietti last minute, acquistabili in biglietteria fino a esaurimento, per fasce orarie esplicitamente indicate”. Ma tutto questo a quanto pare non basta, nonostante i musei siano luoghi in cui il rischio di contagio è evidentemente molto basso. “L’obbligo di richiedere l’esibizione del green pass per l’accesso ai musei non è legato a valutazioni di carattere epidemiologico specificamente riferite ai contesti museali, ma è stato considerato esclusivamente uno strumento utile, fra tantissimi altri, allo scopo dichiarato di ottenere più numerose adesioni alla campagna vaccinale. Senza assolutamente entrare nel merito dello scopo che ha inteso prefiggersi il Governo, e non avendo ovviamente pregiudizi di sorta nei confronti dei vaccini, obietto tuttavia che i musei non debbano e non possano essere strumentalizzati – nel senso letterale di “usati come strumento” – per ottenere qualsivoglia scopo estraneo alle loro naturali finalità, specie quando tale strumentalizzazione contribuisca inevitabilmente a compromettere, invece che favorire, la coesione sociale, in aperto contrasto con una delle più intrinseche missioni di un museo”.

La pandemia e l’arte
Del resto le istituzioni culturali sono state messe a dura prova in questo ultimo anno e mezzo: “Durante la grave crisi che stiamo attraversando, abbiamo rispettato senza nulla eccepire lunghi periodi di chiusura. Tuttavia, se viene richiesto a un museo di rinunciare alla parità di trattamento per motivi che non possono che essere recepiti come strumentali, in quanto non connessi alla tipologia di spazio e attività, intendo pacatamente ricordare che i musei sono per loro vocazione luoghi di inclusione e che l’accesso paritario all’arte e alla cultura, diritto di tutti, dovrebbe essere sacrificato solo all’esito di ogni sforzo possibile volto a evitare una simile ferita. Mi auguro che le autorità competenti possano riconsiderare una decisione che coinvolge aspetti socioculturali di rilevante interesse collettivo, al fine di risparmiare almeno ai musei, riserva aurea di civiltà, lo scomodo ruolo di bersaglio delle intemperanze dell’arena mediatica. Ci sarebbero anzi le condizioni propizie per fare dei musei un sicuro “spazio neutro” in cui le persone, circondate dalla bellezza, possano ricominciare a conoscersi e riconoscersi, senza etichettarsi reciprocamente”.

corriere.it/…s-musei-4a1ea47a-f392-11eb-8df6-f0baf7439e6a.shtml
_Rosetta
Bravo! Temo che non avrà seguaci.
Fatima.
lo penso anch'io...