Fatima.
32

Lettera aperta agli Onorevoli Deputati e Senatori italiani sul Coronavirus

di Roberto De Petro

Lettera aperta agli Onorevoli Deputati e Senatori italiani sul Coronavirus


di Roberto De Petro

Alla cortese attenzione dei
sigg.ri Onorevoli Deputati e Senatori
del Parlamento italiano.

Oggetto: coronavirus e “bene comune”.

Ill.mo Onorevole,

dalla fine del mese di febbraio 2020 l’Italia si trova, a causa del c.d. coronavirus, in una situazione di allarme sanitario che, inizialmente circoscritto ad alcune zone del nord, si è ormai esteso all’intero territorio nazionale.

Le autorità ci raccomandano di restare a casa per il “bene comune”.

Esso, in realtà, è il frutto di scelte ragionevoli, assennate e lungimiranti che devono tener conto dei seguenti tre fattori:

• tecnico scientifico (anche se il parere della scienza non è mai univoco: l’Istituto Superiore della Sanità ha affermato che i morti per coronavirus, senza altre patologie concomitanti, sono in tutto 12 sul territorio nazionale (1); illustri studiosi tra cui il prof. Montanari e la dott.ssa De Mari (2) hanno affermato che la mancanza di attività motoria all’aria aperta – proibita addirittura dal Presidente della Regione Sicilia dott. Musumeci con ordinanza del 19.3.2020 – ha effetti immuno depressivi che favoriscono l’insorgenza di patologie);

• umano, poiché l’isolamento prolungato è fonte di grave disagio psichico: l’uomo è per natura un “animale sociale” (Aristotele, Politica);

• socio economico, poiché la società si fonda sul lavoro dei suoi membri e sullo scambio di beni e servizi (cfr. artt. 1, 4, 36 e 41 Cost.).
Ora, nessuno può negare che il congelamento dei diritti costituzionalmente garantiti e la conseguente reclusione in casa (sulla cui legittimità si sorvola) possano aver favorito una sana meditazione sul fine dell’esistenza umana, ovvero aver permesso ai genitori di riscoprire le gioie familiari, trascorrendo più tempo coi figli.

Di certo, tale situazione non crea alcun problema a quei vip, cantanti e presentatori che possono facilmente svincolarsi dagli impegni più stressanti, magari riposando dopo aver fatto ginnastica nella loro palestra privata, con il personal trainer ed il massaggiatore.

Entro certi limiti, è tollerabile anche per quel 15% di Italiani – impiegati pubblici e pensionati – che percepiscono emolumenti statali.

Ma vi è il restante 85% che lavora in proprio: è quell’eroico esercito di piccoli imprenditori, commercianti, professionisti, artigiani ed agricoltori che – privi di reddito fisso e già stremati da una pressione fiscale tra le più alte del mondo – mandano avanti il Paese, destreggiandosi tra incomprensibili cavilli burocratici, presidiati da multe salatissime.

Essi sono i “titolari di partita iva”, i quali devono seguitare a pagare il commercialista, gli affitti e le bollette senza percepire alcun reddito, senza avere più un cliente e senza sapere se e quando potranno riaprire il loro negozio o locale.

Ebbene, per tutti costoro la reclusione non è così piacevole come la descrivono taluni strapagati showman.

Ill.mo Onorevole, non le sarà sfuggito che incominciano verificarsi i primi casi di suicidio (3) e di assalto ai supermercati da parte di gente disperata ed affamata (4): ciò dovrebbe indurla a soppesare con la massima serietà le conseguenze delle restrizioni adottate, nonché la moralità di certi provvedimenti palesemente insostenibili.

Dinanzi ad una tale situazione, è insensato multare i cittadini che entrano in chiesa per inginocchiarsi davanti al Santissimo, così come è inutile schierare i droni nei cieli e l’esercito sulla terra.

Se dovesse crollare questa parte dell’Italia che produce ricchezza, cadrebbe anche l’intero sistema scolastico, di sicurezza e sanitario: chi pagherebbe lo stipendio agli insegnati, alle forze armate ed al personale medico?

I pazienti verrebbero presto abbandonati a se stessi, perché non vi sarebbe sufficiente denaro per dottori ed infermieri, mancherebbero i pasti ai ricoverati, l’energia elettrica per far funzionare le attrezzature terapeutiche e la benzina per far circolare le ambulanze.

Ancor prima del dichiarato allarme per covid-19, i giovani laureati dovevano accontentarsi di un lavoro nei call center o come riders per consegnare la pizza a domicilio.

Adesso l’Italia sta inesorabilmente scivolando verso la disperazione e la più greve povertà.

Caro Onorevole, non lo permetta!

E’ necessario che il Parlamento – l’organo elettivo che esprime la volontà del popolo sovrano – adotti tutte le misure necessarie al ripristino della normalità ed al contempo fronteggi il virus respiratorio ricorrendo alle soluzioni alternative e sostenibili (5) suggerite dai molti scienziati fino ad oggi ignorati, derisi, ostracizzati e perfino silenziati senza alcuna motivazione o spiegazione diversa dall’apodittico ed ascientifico hashtag “#IORESTOACASA.

Se vorrà spendersi per il vero “bene comune”, avrà per alleato lo stesso Dio, il quale premia anche in questa vita chi sovviene ai bisogni dei suoi figli, mentre non permette che questi vengano impunemente oppressi: Egli è sì misericordioso, ma anche giusto giudice che non si lascia raggirare.

Con osservanza.

Palermo, lì 29.3.2020

Avv. Roberto De Petro