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Cuore zelante, cuore negligente – Meditazione sul Sacro Cuore (Padre Manelli)

CUORE ZELANTE

Un cuore zelante è un cuore proteso all’onore di Dio e alla salvezza delle anime.

Lo zelo del Cuore di Gesù per la gloria del Padre balza evidente da parecchie pagine del Vangelo.

«Io onoro il Padre mio» (Gv 8,49). Tutto lo spirito di Gesù è racchiuso in queste parole.

Lo zelo del Cuore di Gesù per il rispetto e il decoro del Tempio di Dio, è ben manifesto in quell’episodio della cacciata dei rivenditori dall’atrio del Tempio. In quell’occasione Gesù non esitò a far uso anche dei flagelli e della forza fisica nel rovesciare i tavoli della merce: «La mia casa è casa di preghiera, e voi ne avete fatto una spelonca di ladri…» (Lc 19,46). Giusto. Esigere il rispetto della Casa di Dio, da coloro che si presentano in chiesa vestiti indecentemente, che si comportano come se stessero in piazza o al bar, è dovere grave di ogni cristiano. Con il Salmista, ogni cristiano dovrebbe poter ripetere: «Mi divora lo zelo della tua Casa» (Sal 68,10).

Lo zelo del Cuore di Gesù per la salvezza degli uomini splende da ogni Tabernacolo eucaristico; splende nella Chiesa e nei Sacramenti. Inoltre, si è manifestato in modo nuovo e mirabile nelle apparizioni a santa Margherita M. Alacoque, con il dono delle straordinarie promesse di salvezza eterna e di benedizioni speciali a chi fa la pratica dei nove primi venerdì del mese e a chi zela il culto al Sacro Cuore.

Infine, lo zelo del Cuore di Gesù per alleviare anche le sofferenze fisiche degli uomini appare commovente da tutte le guarigioni di lebbrosi, storpi, ciechi, muti e sordi, dalle moltiplicazioni dei pani, dalle resurrezioni di Lazzaro e del figlio della vedova di Naim. E non dimentichiamoci che le opere sante compiute da Gesù con il suo zelo instancabile sono da noi conosciute solo in piccola parte.

L’Evangelista Giovanni, infatti, alla fine del suo Vangelo ha scritto che «vi sono molte altre cose fatte da Gesù, le quali, se a una a una fossero scritte, ritengo che neppure il mondo intero potrebbe contenere i libri che si dovrebbero scrivere» (Gv 21,25).

Pensando allo zelo di Gesù per noi poveri miserabili, non dovremmo stancarci mai di lodarlo e benedirlo per tutta la vita, con il solo rammarico di non poterlo mai ripagare come merita. E invece, quanto squallore in tanti cuori degli uomini, rispetto al cuore di san Francesco d’Assisi, che sul letto di morte si accusava di aver fatto troppo poco per il Signore!

CUORE NEGLIGENTE

Lo zelo è una delle caratteristiche speciali dei Santi.

Pensiamo agli Apostoli, dopo la Pentecoste, in giro per il mondo. Pensiamo allo zelo di santo Stefano Protomartire. Pensiamo a san Paolo, e via via, fino a san Francesco d’Assisi, sant’Antonio di Padova, san Francesco Saverio, sant’Alfonso de’ Liguori, san Giovanni Bosco…

Un cuore che ama fa suoi gli interessi della persona amata. Chi ama Gesù, fa suoi i grandi interessi di Gesù: il Regno di Dio, la salvezza delle anime.

Lo spettacolo del mondo contro Dio, degli uomini lontani da Dio, di coloro che «preferiscono la gloria degli uomini alla gloria di Dio» (Gv 12,43), fa ardere di zelo il cuore del Santo e non dà requie agli sforzi di diventare «una lode della gloria di Dio» (Ef 1,6) e di portare tutti a Dio, ripetendo con san Paolo: «Io ben volentieri mi spenderò, e io stesso sarò speso tutto per le anime vostre» (2Cor 12,15).

San Gregorio il Taumaturgo convertì grandi masse di pagani con zelo instancabile.

Vicino a morire, chiese: «Ditemi, quanti abitanti non cristiani conta ancora questa città?».

«Diciassette» – gli risposero.

«Siano rese grazie a Dio! – esclamò il Santo –. Solo diciassette cristiani trovai qui al mio arrivo».

Quando san Filippo Neri si ammalò gravemente, i discepoli gli rimproverarono con forza gli eccessi di lavoro nell’apostolato. Ma il Santo rispondeva con un sorriso: «Il paradiso, credetelo a me, non è fatto per i poltroni!».

A san Leonardo da Porto Maurizio, ormai vecchio e logorato da 44 anni di eroico apostolato, un giorno un Cardinale chiese di prendersi un breve periodo di riposo.

Ma il Santo rispose con tutta amabilità: «Il riposo io non lo desidero né lo voglio sulla terra, ma in Cielo!».

Che dire invece del nostro zelo per Iddio e per i fratelli?

Ne abbiamo almeno un poco? O abbiamo un cuore che ama molto più l’ozio che lo zelo, molto più l’accidia che lo sforzo generoso per gli altri?

Un cuore accidioso, un cuore ozioso e negligente, è un cuore veramente meschino, che mortifica le proprie energie e ferma i palpiti, quando si tratta di donarsi a Dio e ai fratelli. Preferisce i propri comodi, il dolce far niente. È un cuore tisico e rachitico.

Ma, attenti all’accidia! Perché «come l’acqua che non scorre e resta stagnante in un fossato s’imputridisce – scrive san Bernardo –, così un corpo che poltrisce nell’ozio, genera e nutre la foga delle passioni e delle voluttà carnali».

Accidia, pigrizia, indolenza, negligenza: sono il disonore dei cristiani, che dovrebbero invece ripetere con san Paolo: «L’amore di Cristo ci fa premura» (2Cor 5,14), che dovrebbero aspirare a poter dire con santa Teresa: «Vorrei tenere nelle mie mani il cuore di tutti gli uomini, per accenderli tutti del santo amore di Dio».

Tratto da: Padre Stefano Manelli, Cuore di Gesù, Cuore dell'uomo, Casa Mariana Editrice (2°edizione), Frigento 2010

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