
Monaco che gli è al fianco e lo sorregge) dice che è stato risparmiato per testimoniare il carisma e lo spirito di Tibhirine. Una presenza apparentemente insignificante ma molto significativa di monaci cattolici in pieno ambiente mussulmano. Entrambi sono di nazionalità francese come il
Monaco Antonio che sta accanto a me. Questo Monaco cura la liturgia che costituisce l’azione primaria della vita dei trappisti. Le pause fanno parte della preghiera e quando intona e guida le melodie si sente che questo Monaco ha nel cuore l’amore. Il Monaco Antonio non è prete come nemmeno il Monaco Josè Luis spagnolo che gli sta al fianco. È entrato nella trappa dopo essere stato salesiano. In coro mi è accanto e mi guida nel trovare i riferimenti dei testi e delle musiche per la liturgia delle ore. Il più giovane Monaco si chiama Nuno ed è di nazionalità portoghese ha 45 anni ed è entrato anche lui nella Trappa da una congregazione spagnola ed ora si sta preparando per diventare sacerdote. È l’infermiere che mostra una cura delicata e vigile appena qualcuno si ammala. Ho già avuto modo di sperimentare la sua grande dedizione in questi giorni avendo avuto un po’ di febbre. Ciò che mi colpisce è che nella Trappa dove si mantiene sempre un clima di silenzio, ogni piccolo gesto, ogni momento viene vissuto con molta calma e attenzione veramente premurosa gli uni verso gli altri. Concludo ricordando a tutti voi che nella preghiera, elemento portante di tutto al giorno e anche alla notte siete tutti costantemente presenti. In fondo so bene che per questo sono qui. Un abbraccio di cuore a ciascuno di voi.
+ Giovanni d’Ercole vescovo emerito
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