Tutto ciò che devi sapere sulla morale sessuale cattolica: peccati contro la castità, omosessualità, pedofilia e tanto altro

Offro dei miei appunti di Teologia morale sessuale (quella concernente la sessualità umana con gli annessi principi fondamentali) abbordabili a tutti.
Invito alla consultazione di queste pagine che si offrono come un utile
Vademecum perchè da una preparazione adeguata scaturisce la possibilità di difendere a dovere il patrimonio di Fede e Morale trasmessoci da santa Madre Chiesa, per la Gloria di Dio ed il bene delle anime.

LA SESSUALITÀ

1. SESSUALITÀ NELLA SACRA SCRITTURA

La predicazione di San Paolo contro la “porneia”


L’insegnamento biblico più chiaro circa la morale sessuale si trova nel “corpus” Paolino. In esso si da spazio ad un’ampia predicazione sul tema che si può riassumere così: “fuggire la pornéia”[1].

La Rivelazione cristiana insegna inequivocabilmente (e san Paolo ne è un deciso banditore) che l’esercizio della facoltà sessuale è conforme al disegno di Dio solo all'interno dell'unione indissolubile, esclusiva e feconda tra marito e moglie che significa e attua l'unione salvifica tra Cristo e la Chiesa. Questo è il principio fondamentale dell’etica sessuale. In tale contesto l'esercizio della sessualità è cammino e strumento di santità. Qualsiasi altra forma di esercizio della sessualità è riprovata dalla Bibbia e dal Magistero come “pornéia” o “akatharsia” (impurità).

2. STRUTTURA E SIGNIFICATO FONDAMENTALE DELLA SESSUALITÀ UMANA

Sessualità, procreazione e comunione


Che l’impulso sessuale abbia come finalità intrinseca la trasmissione della vita è, dal punto di vista biologico, di un’evidenza innegabile. Ma l’uomo supera l’ordine biologico, per cui la capacità procreativa iscritta nella sessualità umana ha un significato più profondo e adempie ad una missione più elevata: quella di cooperare con Dio alla sua opera creatrice mediante la generazione e l’educazione di nuove vite umane.

Ma l’aspetto procreativo non esaurisce il significato della sessualità umana, la quale possiede una seconda dimensione assiologia: il significato e il valore comunionale o unitivo. L’unione sessuale nell’uomo non deve scaturire dall’istinto di procreazione ma da un amore spirituale che fa assomigliare a Dio nell’espressione del medesimo amore. Tale affetto ha delle caratteristiche: è totale, esclusivo e definitivo[2].

Conseguenze etiche. I principi morali derivati dalla struttura antropologica e assiologica della sessualità sono fondamentalmente due:

- L’attività sessuale è eticamente un valore quando è esercitata nel matrimonio;

- ogni esercizio della sessualità nel matrimonio deve rispettare l'inseparabilità etica tra i suoi due aspetti: la comunione interpersonale dei coniugi e l’apertura alla potenziale procreazione.

LA CASTITÀ

Definizione e natura

La castità è la virtù morale che regola il desiderio e il comportamento sessuale secondo le esigenze della retta ragione. Ad essa si oppone la ricerca disordinata del piacere sessuale. Questo è propriamente l'elemento formale della castità che è uguale per tutti; l’elemento materiale, invece, varia a seconda dello stato e della vocazione propria di ciascuno (ovvero a seconda che si tratti di persone sposate, fidanzate, non sposate ancora, vedove, chiamate al celibato o alla verginità consacrata).

1. I PECCATI CONTRO LA CASTITÀ

Natura, distinzioni e principi morali connessi


La lussuria consiste nel desiderio o nella fruizione disordinata del piacere venereo, legato all'eccitamento degli organi genitali maschili e femminili. Può essere:

- Completa, quando l'eccitamento sessuale è portato fino al suo culmine naturale (orgasmo).

- incompleta, invece, quando l'eccitamento sessuale non giunge fino all'orgasmo.

I peccati di lussuria possono essere:

- Interni (pensieri, desideri);

- esterni (azioni).

Principio morale fondamentale: in questo campo non si dà parvità di materia, per cui quando si cerca il piacere venereo disordinato la materia è sempre grave e si pecca sempre mortalmente quando vi siano la piena avvertenza e il deliberato consenso.

La violazione della castità può essere:

- Diretta, se il piacere venereo è cercato e voluto come fine o come mezzo o quando, pur non cercandolo inizialmente, vi si acconsente in modo pieno e deliberato;

- indiretta, se l'eccitamento sessuale non è cercato né voluto ma si prevede che possa scaturire da qualche altra azione che si compie (una visita medica, lo studio di un libro di medicina, la lettura di un romanzo, ecc.).

Queste le condizioni perché una violazione indiretta della castità sia lecita:

- L’azione deve essere buona o indifferente;

- l’effetto negativo (il piacere venereo emergente) non deve essere oggetto di consenso e ci deve essere una ragione sufficientemente proporzionata per realizzare l’azione;

- se c’è un consenso imperfetto, ci potrà essere una colpa veniale;

- se si prevede un pericolo prossimo di consenso perfetto, si deve evitare assolutamente di compiere quella data azione o, qualora non fosse possibile, prendere le dovute cautele perché il pericolo, da prossimo, divenga remoto.

I peccati interni di lussuria

Costituisce un peccato interno di lussuria la rappresentazione o il desiderio deliberato di azioni o parti del corpo che causi un compiacimento impuro o un eccitamento sessuale a cui aderisce la volontà:

- Se l’avvertenza e/o l’adesione sono parziali c’è peccato veniale;

- se l’avvertenza e/o l’adesione sono complete c’è peccato mortale;

In certi casi la commissione o meno di un peccato impuro è questione difficile da dirimersi. Sarà utile, in questi casi, affidarsi al principio riflesso della presunzione, secondo cui se la persona che si trova nel dubbio di aver peccato mortalmente contro la castità è di coscienza delicata e di condotta abitualmente retta, è molto probabile che non abbia commesso peccato mortale; se invece la persona in questione è di coscienza lassa e di comportamento abitualmente o frequentemente sregolato, è molto probabile che lo abbia commesso.

I peccati esterni di lussuria incompleta

Questi peccati, denominati genericamente “atti impuri”, consistono nel procurare intenzionalmente (o comunque nell'acconsentire) l’eccitamento degli organi genitali senza però arrivare all’orgasmo.

Si tengano presenti i seguenti principi per la valutazione morale dell’atto:

- Se il soggetto non aderisce al piacere e cerca di fermarlo per quanto possibile, non vi è colpa morale;

- se vi è un’adesione parziale c’è colpa è veniale;

- se con piena avvertenza si acconsente in modo perfetto all'eccitamento oppure esso è cercato intenzionalmente (toccamenti di parti intime del corpo, carezze, baci e abbracci intensi, sguardi ad immagini pornografiche, letture di racconti osceni o di situazioni di intimità, ecc.) si commette un peccato grave contro la castità.

Quanto detto non comporta l’illiceità di alcune moderate manifestazioni di affetto (baci, abbracci, carezze) tra fidanzati. Quando esse, però, conducano ad uno stato “embrionale” di turbamento sessuale è necessario fermarsi, evitando di acconsentire al piacere venereo incipiente.

Per quanto riguarda il bacio, la “norma aurea” da tener presente nella pastorale dei fidanzati è questa: è lecito il bacio anche sulle labbra ma breve e superficiale, non profondo ed intenso che stimoli la sensualità e che ecciti, magari finanche all’orgasmo.

2. PECCATI ESTERNI DI LUSSURIA COMPLETA

La masturbazione


La masturbazione è l'eccitazione volontaria degli organi genitali allo scopo di trarne un piacere venereo completo (orgasmo).

Insegnamento della Chiesa: « Sia il Magistero della Chiesa - nella linea di una tradizione costante -, sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato »[3], poiché si tratta di un uso della facoltà sessuale al di fuori del matrimonio e, per giunta, senza un partner.

Spesso questo vizio è occasionato da situazioni, a volte anche gravi, di disagio psichico le quali, pur non intaccando la valutazione morale oggettiva degli atti di autoerotismo, vanno tenute presenti nella guida pastorale delle persone e per la valutazione della responsabilità soggettiva di chi li compie.

La fornicazione ed il concubinato

Fornicazione
è il termine tecnico per indicare i rapporti sessuali tra due persone libere di diverso sesso, al di fuori del matrimonio. Il giudizio morale è decisamente negativo: si tratta di un atto intrinsecamente cattivo e grave, condannato esplicitamente dalla Sacra Scrittura, contrario al significato essenziale della sessualità, lesivo della legge morale naturale.

Il concubinato, invece, è la relazione sessuale stabile tra due persone di diverso sesso che convivono pur non essendo legittimamente sposate (“unioni libere” o “unioni di fatto” rientrano in questa specie morale). La valutazione morale è la medesima di quella sulla fornicazione ma ad essa si aggiunge l’aggravante, per la persona, di trovarsi in un’occasione permanente di peccato grave che proviene dalla convivenza stabile. Tale occasione deve essere rimossa per poter ricevere l’assoluzione sacramentale e l’Eucaristia[4].

La prostituzione

La prostituzione è la concessione a pagamento del proprio corpo ad individui di diverso o dello stesso sesso.

Valutazione morale.
Tale comportamento offende gravemente la dignità della persona che si prostituisce, ridotta ad oggetto di piacere venereo. Costituisce una piaga sociale ed è legata spesso a forme di delinquenza e di sfruttamento, talvolta anche di adolescenti e bambini. Il darsi alla prostituzione è, sul piano oggettivo, sempre gravemente peccaminoso, anche se l'imputabilità della colpa può essere attenuata dalla miseria, dal ricatto e dalla pressione sociale[5].

L’adulterio

Una relazione sessuale tra un uomo e una donna non sposati tra loro diventa adulterina (adulterio) quando uno di essi o ambedue siano legati da vincolo matrimoniale.

Valutazione morale. Oltre ad essere un peccato grave contro la castità, è allo stesso tempo un grave peccato contro la giustizia e la fedeltà coniugale, nonché una profanazione del sacramento del matrimonio.

Se dall'adulterio segue la prole, si pone un complicato problema di giustizia. Mentre sugli adulteri grava il dovere di provvedere al sostentamento e all’educazione dei loro figli, dall'altra sono tenuti a riparare, per quanto possibile, i danni causati al coniuge e ai figli legittimi.

L’incesto

La relazione sessuale tra parenti o affini, nell'ambito dei gradi di parentela che la Chiesa ha posto come impedimento matrimoniale, costituisce una diversa specie morale nel genere dei peccati contro la castità, indicato col nome di incesto.

Commesso tra parenti di primo grado sia in linea ascendente-discendente che collaterale (tra genitori e figli e tra fratelli), comporta una gravissima degenerazione dei rapporti familiari e ripugna al senso morale comune[6].

I fondamentali motivi della illiceità di tali rapporti sono due:

- Evitare di limitare la propagazione all’interno della famiglia;

- evitare la contrazione di malattie ereditarie.

Lo stupro e la bestialità

Commette uno stupro (o “violenza sessuale”) chi costringe un'altra persona, mediante violenza fisica o morale, a concedersi sessualmente.

Valutazione morale
. È un atto di eccezionale gravità. Oltre a ledere la castità, lo stupro lede gravemente il diritto di ciascuno al rispetto, alla libertà e all'integrità fisica. Arreca un grave danno alla vittima che può restare segnata a lungo e persino per tutta la vita. Lo stupro è anche un grave delitto per il diritto penale dello Stato.

La bestialità ovvero l’unione sessuale tra un essere umano ed un animale, rappresenta una tra le più profonde perversioni dell'istinto sessuale e costituisce un grave peccato.

3. L’OMOSESSUALITÀ

Con il termine omosessualità si indica ogni relazione sessuale coinvolgente persone dello stesso sesso. La Rivelazione biblica parla chiaro in proposito: « Le relazioni omosessuali (…) sono condannate nella sacra Scrittura come gravi depravazioni e presentate, anzi, come la funesta conseguenza di un rifiuto di Dio. Questo giudizio della Scrittura (…) attesta che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati e che, in nessun caso, possono ricevere una qualche approvazione »[7].

Il fatto di provare un'inclinazione verso persone dello stesso sesso non è in sé una colpa morale; « costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l'inclinazione stessa deve essere considerata come oggettivamente disordinata »[8].

La Chiesa avverte che, data la complessità psicologica del fenomeno omosessuale, si esige una certa cautela per valutare nei casi singoli il grado di colpevolezza soggettiva ma non per questo il giudizio sulla gravità oggettiva può e deve essere mitigato. È, del resto, inammissibile il riconoscimento legale delle unioni tra persone dello stesso sesso a cui non si può riconoscere il diritto di adozione, ledendo il diritto dei bambini a vivere e crescere in un ambiente familiare normale e sano quale quello costituito da una coppia formata da un uomo e una donna regolarmente sposata.

4. LA PEDOFILIA E GLI ABUSI SESSUALI SUI MINORI

Con abuso sessuale sui minori si indica il coinvolgimento di un minore, da parte di un partner adulto, in attività sessuali, estorte o meno con la violenza.

Va preliminarmente fatta una opportuna distinzione tra “pedofilia” ed “efebofilia”:

- La pedofilia è la relazione di un adulto con un bambino prepubere ed è del tutto malefica, facendo del bambino innocente uno strumento delle perversioni dell’adulto.

- per efebofilia si intendono, invece, le prestazioni sessuali che un adulto ottiene da un adolescente, spesso anche con il consenso di quest’ultimo a motivo dell’influenza e dell’attrattiva da lui esercitate sul giovane. Per essere ancora più precisi, efebofilia si utilizza per indicare la sola e semplice attrazione fisica e si distingue dalla pederastia che indica, invece, il rapporto sessuale vero e proprio fra un ragazzo o una ragazza non ancora maggiorenni (pubere) e un adulto.

Valutazione morale. Tutte le forme di abuso sessuale sui minori, oltre a distruggere i valori personali della sessualità umana, costituiscono una lesione gravissima della dignità, della libertà e dell'integrità fisica e psichica della persona.

In tutti i paesi la pedofilia è considerata un grave delitto. L’articolo 34 della Convenzione per i diritti del fanciullo dell'ONU (1989) sollecita gli Stati a prendere tutte le misure necessarie per contrastarla[9].

5. LA CASTITÀ PREMATRIMONIALE

I rapporti prematrimoniali


Con l’espressione rapporti prematrimoniali, in senso specifico, ci si vuol riferire ai rapporti sessuali tra fidanzati che stanno progettando seriamente il loro matrimonio.

L’insegnamento morale della Chiesa, fondandosi sulla Sacra Scrittura, insegna l'illiceità morale di ogni forma di rapporto sessuale fuori del matrimonio e, di conseguenza, anche di quelli tra fidanzati. La Dichiarazione “Persona Humana”, pietra miliare del Magistero morale cattolico in tema di in sessualità, afferma perentoriamente che l'opinione contraria « è in contrasto con la dottrina cristiana »[10].

Alcune riflessioni di ordine razionale confermano la rettitudine del giudizio della Chiesa circa i rapporti prematrimoniali:

- I fidanzati non contraggono davanti a Dio, alla loro coscienza, alla società un vincolo irrevocabile tra di loro;

- se essi lasciassero la loro unione nella sua naturale apertura alla vita, darebbero vita a una creatura senza che esista il contesto che ne garantisca l'adeguata accoglienza ed educazione; questo raramente avviene per cui la sessualità da essi praticata risulta privata di una delle sue due finalità costitutive;

- se questi rapporti prematrimoniali aiutassero davvero l'amore, la conoscenza e l'intesa trai futuri coniugi, oggi non ci dovrebbero essere quasi mai dei fallimenti coniugali. Le statistiche, tuttavia, dimostrano l’esatto contrario. È necessario concludere, dunque, che non è vero che i rapporti prematrimoniali favoriscono il vero amore e la vera unione, ma anzi finiscono per danneggiarla perché favoriscono un amore contraffatto, sganciato dal suo autentico quadro valoriale.

Non si oppone alla castità prematrimoniale lo scambio di manifestazioni di affetto tra i fidanzati
, purché però non comportino turbamento sessuale né diventino peccati di lussuria incompleta (“atti impuri”).

6. LA CASTITÀ CONIUGALE

Le relazioni coniugali


Le relazioni coniugali, ovvero gli atti sessuali tra persone coniugate, sono:

- Lecite e sante a condizione che non siano rese intenzionalmente infeconde dai coniugi (onanismo, contraccezione) e che avvengano nelle circostanze dovute (come manifestazione di amore, non alla presenza di altri, ecc.);

- sono ugualmente lecite quando, per cause indipendenti dalla volontà dei coniugi (età, malattia, sterilità naturale, ecc.), sono previste infeconde ma non volute tali;

- sono moralmente illecite le relazioni coniugali che comportano un pericolo grave e prossimo per la salute di uno o di entrambi i coniugi oppure dell’eventuale prole. Il coniuge malato non deve chiedere il debito coniugale e il coniuge sano non ha il dovere di soddisfarlo[11].

Il “debito coniugale”

Col matrimonio i due coniugi contraggono uno “ius in corpus”, un diritto sul corpo dell’altro. Per questo se una parte chiede in modo serio e ragionevole il rapporto coniugale, l’altra deve prestarsi. Tale dovere morale è detto debito coniugale; è di giustizia e obbliga, per sé, gravemente. Tale dovere non esiste – rigorosamente inteso – nei seguenti casi:

- Se il debito viene chiesto da un coniuge adultero;

- se è stata legittimamente interrotta o sospesa la coabitazione;

- se la richiesta è irragionevole (per esempio uno dei coniugi è ubriaco e agisce in modo brutale; uno dei coniugi è fisicamente indisposto o metterebbe in pericolo la sua salute o la sua vita).

La morale cattolica chiarisce che sussiste l’obbligo di concedere il debito non di chiederlo per cui, se nessuno dei due coniugi lo chiedesse si potrebbe, in certi casi eccezionali, instaurare una relazione coniugale all’insegna delle esigenze dello spirito piuttosto che di quelle della carne.

L’astensione temporanea, per cause ragionevoli e condivise da entrambi i coniugi può, in certi casi,essere conveniente. L’astensione perpetua, invece, raramente sarà consigliabile, perché comporta il pericolo del raffreddamento dell'amore coniugale da una parte e dell’incontinenza e infedeltà coniugale dall’altra.

Benché non vi sia il dovere di chiedere il debito coniugale talvolta, per il bene dell’altro coniuge, esiste il dovere di carità di prendere l'iniziativa. Per sé dovrebbe essere l’uomo a fare il primo passo ma possono esserci delle eccezioni.

La “paternità responsabile”

La “paternità responsabile”, insegnata dal Magistero della Chiesa (CONCILIO VATICANO II, Gaudium et Spes; PAOLO VI, Humanae Vitae), è quella prudente regolamentazione delle nascite realizzata mediante il ricorso ai metodi naturali, sempre all’interno del progetto di Dio di generosa apertura alla vita.

È lecito sfruttare alcune condizioni naturali – come per esempio l’allattamento dei figli –, che di per sé tendono a spaziare le nascite. Ed è anche lecito « tener conto dei ritmi naturali immanenti alle funzioni generative per l'uso del matrimonio nei soli periodi infecondi e così regolare la natività senza offendere minimamente i principi morali »[12].

Spetta ai coniugi, e non ad altri, il compito di capire quale è il disegno di Dio per loro e per la loro famiglia. Alle guide spirituali compete il consiglio, l’esortazione. Mai l’ingiunzione in quest’ambito. Così:

- Molte volte i coniugi arriveranno alla conclusione che la loro responsabilità si traduce nell’accogliere con generosità e gioia tutti i figli che Dio vorrà affidare loro[13]; la Chiesa benedice le famiglie numerose che “danno prole alla Chiesa di Dio”[14];

- altre volte serie ragioni di ordine fisico, sociale, economico, ecc., consiglieranno di non proporsi per il momento di avere altri figli[15].

7. GLI ABUSI DEL MATRIMONIO

La contraccezione


La contraccezione è la privazione diretta (come fine o come mezzo) all’atto coniugale dell'apertura alla vita (cf PIO XI, Casti Connubi; PAOLO VI, Humanae Vitae). È una colpa morale grave.

Fino alla seconda metà del secolo XX l’atto coniugale poteva venir reso intenzionalmente infecondo alterando l’atto stesso o mediante un metodo di barriera, come il profilattico o il diaframma o mediante la pratica del coito interrotto (onanismo) oppure mediante l'uso di creme, lavaggi, ecc. La messa a punto delle pillole anticoncezionali, a ridosso della cosiddetta “Rivoluzione sessuale” (1968), ha prodotto mutazioni rilevanti, perché era ormai possibile prevenire il concepimento senza alterare la realizzazione dell'atto coniugale. Si creò un acceso dibattito ecclesiale circa la liceità o meno del loro uso a cui diede risposta l'Enciclica Humanae Vitae di Paolo VI. Polemiche aspre e risentimenti anti-magisteriali permasero dopo il pronunciamento definitivo del Pontefice.

Nel Documento il Pontefice sentenziò – bloccando perentoriamente smanie aperturiste eterodosse di non pochi membri della Gerarchia – l'intrinseca illiceità « di ogni azione che o in previsione dell'atto coniugale o nel suo compimento o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione »[16].

Differenza morale tra contraccezione e continenza periodica
. La continenza periodica è stata talvolta battezzata, ideologicamente, col nome di “contraccettivo cattolico”. Le cose non stanno di certo così. Siamo su piani etici assolutamente diversi. E non si tratta di una questione di metodi, perché “esiste una notevole differenza antropologica e morale tra i due comportamenti”[17]. I metodi naturali rispettano la natura e l’atto coniugale; i contraccettivi non rispettano né l’uno né l’altro. La “castità coniugale”, mediante l’uso dei metodi naturali, è rispettata e risulta benefica all’amore dei coniugi che sono così chiamati, periodicamente, ad elevare il loro amore al di sopra della pura corporalità.

La sterilizzazione

È detto sterilizzazione l'atto per cui una persona sessualmente feconda (uomo o donna) viene privata dalla facoltà di procreare, in modo temporaneo o perpetuo, attraverso una mutilazione organica o funzionale.

Distinzioni.
La sterilizzazione può essere:

- Diretta, ossia « l’atto di chi si prefigge, come scopo o come mezzo, di rendere impossibile la procreazione »[18];

- indiretta, ovvero l'atto che senza cercare di rendere impossibile la procreazione (né come scopo né come mezzo) ha come obiettivo diretto un effetto terapeutico, accompagnato però da un altro sterilizzante, previsto ma non desiderato.

Principi morali:

- Sia quella eugenetica che quella antiprocreativa si configurano sempre come sterilizzazioni dirette e, dunque, gravemente immorali in quanto, alla dissociazione dell’aspetto unitivo e procreativo della sessualità, si aggiunge una mutilazione invalidante. Quando sia possibile, è moralmente obbligatorio per la persona sterilizzata il ripristino della facoltà procreativa;

- la sterilizzazione indiretta, invece, è moralmente lecita quando non ci sia altro mezzo per provvedere alla vita o alla salute della persona interessata.

Note:

[1] Questo termine, di significato assai ampio, comprende ogni impudicizia o rapporto sessuale fuori del matrimonio. L’argomentazione paolina, specialmente in 1 Cor 6, è in aperta polemica con quanti ritengono che la sessualità sarebbe una funzione da esercitare comunque come il mangiare e il bere.

[2] Dove non vi fosse donazione totale del proprio essere (in cui è inclusa la potenziale paternità e maternità), l'attività sessuale implicherebbe il trattamento di una persona come un semplice mezzo per ottenere una gretta soddisfazione personale: « Così concepito, l'amore è una fusione di egoismi combinati in modo da non risultare sgradevoli l'uno all'altro, in modo da non essere contrari al piacere comune », K. WOJTYLA, Amore e responsabilità, Marietti, Torino 1969, p. 29.

[3] CDF, Dichiarazione Persona umana (sigla PH), n. 9.

[4] cf CCC 2390.

[5] Esiste anche un “comportamento prostituivo”, ossia ogni sfruttamento del proprio corpo per interessi non affettivi, come può avvenire in persone “facili” a darsi per ottenere vantaggi occasionali o in persone costrette a cedere ai ricatti di chi può favorire nel lavoro o nella carriera. Questo fenomeno, più diffuso di quanto non si pensi, è un gravissimo elemento di corruzione che si estende a diversi ambienti professionali e che attenta gravemente alla dignità della persona.

[6] La legge dell’incesto, tuttavia, non è esistita sin dall’inizio della storia umana; è subentrata in seguito. La sua liceità primordiale era finalizzata alla propagazione della specie e durò fino al tempo in cui perdurò tale necessità. In quei tempi, quindi, i rapporti sessuali tra parenti a scopo procreativo non erano né illeciti né peccaminosi.

[7] PH 8. È importate, nell’ambito del fenomeno dell’omosessualità, fare le dovute distinzioni tra le “paure” omosessuali, le “manifestazioni occasionali” o semplicemente “evolutive” (nell'adolescenza) e le tendenze omosessuali radicate. Sono cose differenti. Le prime possono aversi non di rado nel mondo giovanile odierno, a causa soprattutto di una cultura empia legittimante l’omosessualità. Per cui si rendono necessari, da parte dei genitori, formatori e altre persone competenti, gli opportuni chiarimenti, spiegazioni e rasserenamenti per aiutare i giovani a uscire, senza troppi problemi, da queste manifestazioni sporadiche, semplici paure o anche vere e proprie forme “ossessionanti”.
[8] CDF, Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali, n. 3.

[9] San Giovanni Paolo II potè qualificare la prostituzione infantile « flagello mondiale » e « orrendo crimine », evidenziando che essa « spesso trae origine dalla crisi che largamente investe la famiglia », cf Papa GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai rappresentanti dell'ECPAT (End Child Prostitution in Asian Tourism) e del Centro Europeo di Bioetica e Qualità della vita, n. 2.

[10] PH 7. Parecchi attualmente reclamano una specie di “diritto alla prova” quando vi sia l’intenzione di sposarsi. In realtà, qualunque sia la fermezza del proposito di coloro che si impegnano in rapporti sessuali prematuri, tali rapporti « non consentono di assicurare, nella sua sincerità e fedeltà, la relazione interpersonale di un uomo e di una donna e specialmente di proteggerla dalle fantasie e dai capricci », ibidem.

[11] Nel caso di malattie infettive che possono danneggiare l’altro coniuge, se non c’è pericolo per la prole, si possono prendere delle precauzioni mediche ma non tali da rendere sterile l’atto. Secondo l’opinione di diversi moralisti affidabili, in tali casi sarebbe lecito l’uso del preservativo bucato che mentre preserva dal contagio non rende infecondo l’atto.

[12] Papa PAOLO VI, Enciclica Humanae Vitae (sigla HV), n. 16. I dati statistici esistenti dimostrano che il ricorso ai periodi infecondi, se rettamente applicato, è pienamente affidabile.

[13] cf GS 50.

[14] cf Papa PIO XI, Enciclica Casti Connubi.

[15] HV 10.

[16] Ivi, n. 14. La stessa dottrina è stata più volte riproposta e approfondita da Giovanni Paolo II, nell'Esortazione apostolica Familiaris Consortio (1981) e nelle Catechesi sull’amore umano.

[17] cf FC 32.

[18] Papa PIO XII, Discorso al Congresso Internazionale di Ematologia, 12.9.1958.