Papaboys 3.0
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Quella indimenticabile Via Crucis del cardinale Ratzinger che squarciò il velo sulla sporcizia nella Chiesa

E’ iniziato il rinnovamento della Chiesa (da questa Via Crucis che vi vogliamo far rivivere)

Il leitmotiv della Via crucis
– scritta dal Cardinale Ratzinger, alla vigilia della morte di Giovanni Paolo II -, viene messo in luce all’inizio, nella preghiera iniziale: “Signore Gesù Cristo, per noi hai accettato la sorte del chicco di grano che cade in terra e muore per produrre molto frutto (Gv 12, 24). Ci inviti a seguirti su questa via quando dici: “Chi ama la sua vita la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna” (Gv 12, 25). Noi, però, siamo attaccati alla nostra vita. Non vogliamo abbandonarla, ma tenerla tutta per noi stessi. Vogliamo possederla, non offrirla. Ma tu ci precedi e ci mostri che possiamo salvare la nostra vita soltanto donandola. Tramite il nostro accompagnarti sulla Via crucis vuoi condurci sulla via del chicco di grano, la via di una fecondità che giunge fino all’eternità”, e poi di nuovo nella stazione XIV: “Gesù, disonorato e oltraggiato, viene deposto, con tutti gli onori, in un sepolcro nuovo. Nicodèmo porta una mistura di mirra e di aloe di cento libbre destinata a emanare un prezioso profumo. Ora, nell’offerta del Figlio, si rivela, come già nell’unzione di Betània, una smisuratezza che ci ricorda l’amore generoso di Dio, la “sovrabbondanza” del suo amore. Dio fa generosamente offerta di se stesso. Se la misura di Dio è la sovrabbondanza, anche per noi niente dovrebbe essere troppo per Dio”. È la parola pronunciata da Gesù la Domenica delle Palme con la quale – immediatamente dopo il suo ingresso a Gerusalemme – risponde alla domanda di alcuni greci che lo volevano vedere: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24).

Meditazione-. Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? Forse ci fa pensare alla caduta dell’uomo in generale, all’allontanamento di molti da Cristo, alla deriva verso un secolarismo senza Dio. Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute! Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane altro che rivolgergli, dal più profondo dell’animo, il grido: Kyrie, eleison – Signore, salvaci (cfr. Mt 8, 25).

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