Francesco I
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THE SHOW MUST GO ON - Il circo mediatico di Bergoglio

Lo spettacolo deve continuare? La gente paga per sognare: poco importa se è una contro-chiesa massonica e anticristiana se il papa non è papa se i preti non sono preti e se quel che dicono non è cattolico: "The show must go on" di Francesco Lamendola

Lo spettacolo deve continuare?

di

Francesco Lamendola

Gli anglosassoni dicono: the show must go on, ossia: lo spettacolo deve continuare. Qualunque cosa accada: se la trapezista è precipitata durante un’esibizione senza rete; se il domatore è stato assalito da una delle sue tigri; se un cantante si è suicidato nella sua stanza d’albergo durante un grande festival della canzone; o se un ciclista è morto d’insolazione durante una grande gara a tappe, ebbene, lo spettacolo deve andare avanti. Non può fermarsi: non lo permette la logica interna dello spettacolo, di qualsiasi spettacolo, che è quella di una sospensione del tempo profano, per cui non importa cosa possa verificarsi sul piano della realtà immediata, ciò che conta è l’effetto che lo spettacolo produce sul pubblico, ossia una fascinazione, un rapimento fuori dalla schiavitù del tempo. La gente paga per sognare, per essere rapita nell’altrove, per essere trasportata in un mondo più bello, più pulito, più smagliante: non la si può riportare con i piedi per terra; non le si può dire: la trapezista si è rotta l’osso del collo; il domatore è stato sbranato dalla tigre; il cantante si è sparato un colpo alla tempia; il ciclista è morto per un colpo di sole, o forse perché si drogava, e quindi ci fermiamo per rispetto nei loro confronti. No, questo vorrebbe dire spezzare l’incantesimo: e l’incantesimo è lo spettacolo, per cui non lo si può, non lo si deve interrompere, per nessuna ragione al mondo. È più di una questione di etica professionale: è un impegno solenne con il sacro. Come non si può interrompere la Messa, così non si può interrompere uno spettacolo che afferra tutta l’immaginazione del pubblico e che fa scaturire potentissime correnti di energia: positiva o negativa, questo dipende dal tipo di spettacolo e anche dalla disposizione del pubblico, dalla qualità spirituale delle persone che ne fanno parte, a meno che si siano totalmente annullate nella massa di cui fanno parte.

La neochiesa di Bergoglio è ormai un Circo Sud Americano, anzi "Amazzonico"? La gente paga per sognare: poco importa se è una contro-chiesa massonica e anticristiana, se il papa non è papa e se quel che dicono non è cattolico: "The show must go on"!

Inoltre, ci sono delle ragioni finanziarie: lo spettacolo costa; ci sono degli interessi economici in ballo: e chi ha investito il suo denaro non permette che lo si interrompa. Perfino il pubblico, nel suo piccolo, non lo accetterebbe; reclamerebbe il prezzo del biglietto. Figuriamoci l’impresario che ha sborsato una somma con parecchi zeri: a meno che venga una forte scossa di terremoto, o che scoppi un incendio, tranne in quei soli casi, niente e nessuno potrebbero far sì che lo spettacolo, una volta iniziato, si arresti sul più bello. E qui, penseranno le anime belle, finisce l’analogia fra un qualsiasi spettacolo profano e la santa Messa: perché quest’ultima non ha niente a che fare col denaro, non è vero? Ahimè, purtroppo le cose non stanno proprio così. La singola Messa, può darsi (per quanto, tutti sanno che ci sono preti e comunità religiose che si fanno pagare a peso d’oro non solo la Messa, ma anche l’uso della chiesa, o del chiostro del convento, per celebrare un matrimonio); ma la Chiesa come istituzione, c’entra eccome. Il denaro in ballo c’è, ed è veramente tanto. Non solo c’è l’otto per mille; ci sono delle proprietà cospicue, sparse ovunque; ma soprattutto c’è una banca, lo IOR, che è una vera e propria banca d’affari con un giro planetario, altro che opere pie, ed è stata coinvolta in alcuni dei peggiori scandali e in alcune delle più brutte storie di mafia, massoneria e criminalità comune che si ricordino, anche in anni molto, molto recenti – per non dire che lo è ancora, anche se non è più di moda sollevare più quel velo, i poteri che controllano l’informazione non lo vogliono. Evidentemente la Chiesa, come istituzione è diventata loro amica, o almeno loro partner, basta vedere quale convergenza esplicita esiste fra George Soros e il Vaticano, di questo tempi; e non è saggio sparare contro un partner, cioè contro un socio in affari. La sua disgrazia potrebbe diventare anche la tua disgrazia.

Non solo Paul Marcinkus il "banchiere di dio"! Il denaro che gira intorno al Vaticano, anche oggi c’è, ed è veramente tanto! Non solo c’è l’otto per mille; ci sono delle proprietà cospicue, sparse ovunque; ma soprattutto c’è una banca, lo Ior, che è una vera e propria banca d’affari con un giro d'affari planetario!

Queste riflessioni ci vengono in mente quando osserviamo il grande spettacolo di una falsa chiesa, anzi di una contro-chiesa, massonica e anticristiana, che si spaccia per la sola, per la vera Chiesa cattolica, quella fondata da Gesù Cristo e da Lui affidata a Simon Pietro; di un falso papa, protervo e arrogante, il quale moltiplica i gesti, le parole e le omissioni di sapore inequivocabilmente eretico e apostatico, e intanto riceve il plauso della folla dei “credenti”; e di un clero infedele, laicizzato, politicizzato, che si occupa di tutto tranne che delle cose di Dio, che parla di tutto tranne che all’anima delle persone, ora facendo sociologia e psicologia, ora tenendo prediche e lezioni di ecologia e ambientalismo, ora impegnandosi al massimo sul terreno dell’umanitarismo e del pacifismo, sempre coi diritti umani sulla bocca e quindi muto, o segretamente favorevole (e a volte neanche tanto segretamente) su divorzio, aborto, eutanasia, sodomia, e contrario alle marce per la vita o alle preghiere di riparazione sui Gay Pride, in quanto generatrici di “rifiuto” e di “esclusione”, mentre la Chiesa, si sa, non rifiuta né esclude alcuno, ma dialoga con tutti, accoglie tutti, accetta qualsiasi comportamento e scelta di vita. E da quando la Chiesa accoglie tutti e non condanna nulla? Dal Concilio Vaticano II. Si rifletta su questa circostanza: prima di quell’evento, la Chiesa accoglieva solo chi si convertiva, e condannava ciò che è contrario al Vangelo. È evidente che si tratta di due chiese diverse: non c’è continuità, ma rottura; quella uscita dal Concilio non è più la Chiesa cattolica, è un’altra cosa; e, nel corso di qualche decennio, sempre più si è configurata come una puntuale contro-chiesa, dotata di una contro-liturgia, una contro-pastorale e una contro-dottrina, il tutto sostenuto da una schiera di contro-teologi. Vorremmo che tutti quei cattolici, nati dopo il 1965 e abituati a sentirsi ripetere che il Concilio ha rappresentato un grande e gioioso rinnovamento nella storia della Chiesa, riflettessero su questo fatto. La formula, ripetuta fino alla nausea, dei laudatori del Concilio è che da allora la Chiesa si è aperta al mondo, ha imparato a dialogare col mondo, a capire il mondo e ad accettare la diversità, l’alterità, anche l’ateismo. A partire da quel momento non ci sono più le false religioni, ma le religioni non cristiane; non ci sono più le eresie, ma i fratelli separati delle altre (legittime) confessioni cristiane; il giudaismo non è più il rifiuto consapevole, deliberato, pervicace della Verità di Gesù Cristo, della sua Incarnazione, Passione e Redenzione dell’umanità, ma è l’Antica Alleanza, tuttora viva e operante, fra Dio e il popolo eletto; quindi, rifiutare Gesù Cristo non è più una colpa, un male, un peccato, ma un legittimo e naturale esercizio della libertà religiosa. È strano, non è vero? Come è possibile che il clero, da un momento all’altro, si sia messo a insegnare esattamente il contrario di ciò che insegnava prima? Questa non è evoluzione, non è sviluppo e approfondimento della comprensione del Vangelo immutabile, a meno di essere completamente ebbri di superbia: è con tutta evidenza la sostituzione di una nuova dottrina alla vecchia dottrina; in altre parole, un’apostasia generalizzata.

La spettacolarizzazione della Chiesa? Che male c’è? si potrebbe chiedere. Solamente questo: che lo spettacolo ha reso irrilevante Colui che disse di Sé: Io sono la via, la verità e la vita...

E ora torniamo alla riflessione iniziale: lo spettacolo deve andare avanti. Non può, bensì deve. Parrebbe impossibile che i cattolici, per quanto superficiali, per quanto distratti, non abbiano notato almeno in parte ciò che di eretico, di non cattolico, di anticristiano, vi è nel pontificato di Bergoglio; che non si siano accorti che costui parla sempre di migranti, di poveri, di ambiente e di clima, e mai di Dio, il Dio di Gesù Cristo, se non in termini vaghi e generici; che mentre s’inventa che anche Gesù era un profugo, svilisce il Sacramento della Confessione, svende la Comunione ai peccatori impenitenti, ridicolizza la spiritualità contemplativa, perseguita i religiosi più devoti, insulta e offende quelli che avanzano riserve e perplessità sul suo modo di fare, caccia gli indesiderati, pretende obbedienza assoluta mentre lui fa quel che vuole del Magistero, e sempre nasconde la mano dopo aver scagliato il sasso in ogni direzione; che si rifiuta di fornire chiarimenti su decisive questioni di fede, non risponde ai cardinali, mente come Pinocchio, finge di voler ripulire la Chiesa e poi copre con la sua omertà i prelati più corrotti, gli abusatori sessuali e i loro complici; che ormai ogni prete si sente libero d’inventarsi la sua liturgia e la sua pastorale, perfino la sua dottrina, al punto da celebrare l’amore gay nel bel mezzo della santa Messa, o da eliminare la fondamentale professione di fede cattolica, affermando di non crederci, oppure ancora da rifiutarsi di celebrare la Messa del santo Natale per un’assurda forma di “rispetto” verso i migranti; che tutti i cattolici ultraprogressisti si sentono incoraggiati a spingersi sempre più in là, sino a ridurre Gesù Cristo alle dimensioni di un semplice profeta, e la Verità rivelata a quelle di una “narrazione” più o meno favolistica, mitologica (nel senso d’irrealistica), che in ogni caso deve essere contestualizzata, storicizzata, puntualizzata, perché, come dice Sosa Abascal, quello dei registratori, Gesù parlava ogni volta in un contesto preciso, ad un pubblico preciso, non si può assolutizzare le sue parole, non se ne può trarre un insegnamento di carattere “rigido” e definitivo, per esempio il divorzio: non è mica vero che Gesù era contrario sempre e comunque, bisogna vedere, bisogna vagliare. E così via. Tutto questo, ripetiamo, dovrebbe essere evidente per qualsiasi cattolico in buona fede, e forse lo è. Per quale meccanismo, allora, non accade quel che dovrebbe accadere, e che certo accadrebbe se un risparmiatore si rendesse conto, con tutta evidenza, che la sua banca gli sta rubando i soldi, o se un marinaio si rendesse conto che il capitano della nave è impazzito e sta portando tutti al disastro, o, ancora, se un infermiere si accorgesse che il famoso chirurgo è un incosciente, o un alcolista, o un perfetto incompetente, che macella i pazienti invece di operarli come si deve? Perché i cattolici non hanno un soprassalto di dignità e soprattutto di amore a Dio; perché non denunciano l’impostura; perché non si ribellano apertamente al falso clero e al falso papa, impostore e sacrilego, bugiardo ed eretico, maestro di malizia e d’inganno, operatore d’iniquità, eletto da una cricca di cardinali massoni, dai quali prende ordini e alla cui agenda si attiene fin dal primo giorno, allo scopo evidente di demolire la Chiesa di Gesù Cristo?

Il falso papa è solo un "Uomo di spettacolo"? Perché i cattolici non hanno un soprassalto e denunciano l’impostura, perché non si ribellano apertamente al falso clero e al falso papa impostore ed eretico? Lo spettacolo deve continuare: in altre parole lo spettacolo è la ragion d’essere di tutto il resto. Nulla deve inceppare il meccanismo di questa "Contro-chiesa" la cui autorevolezza (si fa per dire) si regge sulle apparenze, sullo show!

La risposta, la risposta principale, perché ce ne sarebbero molte, purtroppo sembra essere questa: perché lo spettacolo deve continuare. In altre parole lo spettacolo è la ragion d’essere di tutto il resto e nulla deve inceppare il meccanismo. La contro-chiesa massonica che si è sostituita alla vera Sposa di Cristo è una chiesa-spettacolo; il falso clero è un clero di cialtroni e buffoni sacrileghi; i falsi teologi sono sceneggiatori d’un infame e diabolico spettacolo; il falso papa è un uomo di spettacolo, la cui autorevolezza, si fa per dire, si regge sulle apparenze, sullo show, sulle folle disordinate dei papa-boys, non sulla rigorosa fedeltà alla dottrina e sul dovere di custodirla intatta, anche a costo del sacrificio della vita, come fecero i papi martiri dei primi secoli. Il prete palermitano che invita due lesbiche conviventi a salire sull’altare e le presenta ai fedeli, nel mezzo della Messa, come esempio di amore che lui stesso vorrebbe poter benedire mediante il Sacramento: che spettacolo! E quell’altro prete torinese che, d’accordo col vescovo, organizza corsi di affettività per omosessuali, all’interno di un convento di suore, senza sognarsi di dire a quelle persone che stanno sbagliando: che spettacolo! E le facciate delle chiese avvolte nei teloni arcobaleno, e l’interno trasformato in palcoscenico per eventi musicali inneggianti all’omofilia, oppure in sale da pranzo perché i poveri ci possano mangiare, sottraendo quei luoghi alla preghiera: che spettacolo! E il prete che sale a bordo della nave che va a raccogliere i migranti fin sulle coste della Libia e poi li scarica in Italia, contro la volontà del legittimo governo, affermando che Gesù era un migrante e che il dovere dei cristiani è di fare come lui: che spettacolo! E il falso papa che s’incontra con indigeni, streghe e sciamani, si mette in testa il copricapo di penne d’uccello, loda e fa lodare i “valori” dello sciamanismo, la saggezza panteistica dei primitivi, l’adorazione della natura, il tutto fra canti, balli e risate di sapore schiettamente profano: che spettacolo! Ecco, tutto questo è spettacolo, e lo spettacolo ha le sue leggi: prima di tutte, non lo si può fermare. Perciò, se qualcuno sospetta che il papa non sia un legittimo papa, a cominciare dal fatto che i gesuiti non possono, per statuto, essere eletti papa; se qualcuno nutre dei dubbi sulla legittimità di quel che insegna Amoris laetitia, o sul silenzio del sedicente papa sul dossier Viganò, o sulla persecuzione dei Francescani dell’Immacolata e delle Piccole Suore di Maria Madre del Redentore: ebbene, li tiene per sé, come farebbe uno del pubblico per non guastare un concerto di musica leggera o la proiezione d’un film: la gente è andata in discoteca o al cinema per divertirsi, non la si deve disturbare.

Finanza globale e filantropi speculatori? La Chiesa, come istituzione è diventata loro amica, o almeno loro partner, basta vedere quale convergenza esplicita esiste fra George Soros e il Vaticano, di questo tempi; e non è saggio sparare contro un partner, cioè contro un socio in affari!

Lo spettacolo deve continuare, poco importa se il papa non è papa, se i preti non sono preti e se quel che dicono non è cattolico. Tanto, nemmeno Dio è cattolico: e allora, perché preoccuparsi tanto di quella cosa noiosa e superata che è la dottrina? Bisogna gettare ponti, andare avanti, sempre avanti; non alzare muri. Non è vero? E se vogliamo essere onesti, la trasformazione della Chiesa in spettacolo non comincia con Bergoglio, ma molto prima. Comincia con Roncalli, il papa buono, il papa che dà le carezze ai bambini (anche se non l’ha mai fatto), il papa adorato dalle folle e proclamato santo e venerato come tale da milioni di persone. E prosegue con Wojtyla, il grande istrione, il gran regista di eventi spettacolari, quello che mette sempre al centro se stesso, quello che compie centinaia di viaggi in tutto il mondo, col mantello al vento, e si compiace degli indigeni ornati di piume che ballano al suono dei tamburi, proprio come fa ora quest’altro. La spettacolarizzazione della Chiesa è opera loro, Bergoglio sta solo proseguendo. Ma che male c’è?, si potrebbe chiedere. Solamente questo: che lo spettacolo ha reso irrilevante Colui che disse di Sé: Io sono la via, la verità e la vita...

Del 21 Giugno 2019

www.accademianuovaitalia.it/…/7677-lo-spettac…

Il presagio
Vesti la giubba e la faccia infarina.
La gente paga, e rider vuole qua.
E se Arlecchin t'invola Colombina,
ridi, Pagliaccio... e ognun applaudirà!