Tempi di Maria
223,3K

L'inferno visto da San Giovanni Bosco: "Il laccio in cui cadevano più vittime era quello dell'impurità"

Ecco un impressionante sogno di D. Bosco in cui gli fu dato di vedere l’inferno e conoscere verità preziose su questo stato escatologico e sui peccati che vi conducono numerose anime.

Un giorno, egli, stanco, si era addormentato, quando gli apparve, in sogno, la solita guida, che gli disse:
« Alzati e vieni con me ».
« Dove mi vuoi condurre? ».
« Vieni e vedrai ».

Dopo aver percorso un immenso deserto arido e secco, si apre dinanzi una strada larga, bella interminabile: correva tra due magnifiche siepi verdi, tutte coperte dei più vaghi fiori. Pareva piana, e invece proseguendo. D. Bosco si accorse che discendeva insensibilmente. Mentre, tutto pieno di stupore, stava a contemplare, vede incamminarsi dietro a lui, per quella via incantevole, una moltitudine di giovani, che egli in gran parte, conosce-va; ma ecco che, di quando in quando, qualcuno improvvisamente cadeva e veniva trascinato da una forza sconosciuta verso un'immensa voragine.

« Chi è che fa cadere questi giovani e li trascina verso il precipizio? », disse rivolto alla sua guida.
« Avvicinati e vedrai ».

E allora vede, abilmente dissimulati, molti lacci, che la guida gli dice essere i lacci del rispetto umano, della superbia, dell'ira, della gola, della disubbdienza, della impurità, ecc. Il laccio in cui cadevano più vittime era quello dell'impurità. Esamina meglio e vede che i lacci andavano a riunirsi tutti insieme, in una grossa fune avvolta fra gli unghioni di orribile mostro, che stava accovacciato in fondo a una tetra voragine. Chi restava legato pel collo, chi per mano, chi per un braccio, chi per una gamba o per un piede e il mostro li travolgeva tutti in quell'abisso.
Si accorse però che, disseminati in mezzo ai lacci, c'erano qua e là, dei ferri taglienti e delle spade ben affilate che molti sapevano afferrare a tempo e così potevano tagliare i lacci insidiosi. Questi ferri portavano varie scritte: meditazione, preghiera, lettura spirituale, confessione, santa Comunione, devozione alla Madonna.

Intanto più si andava avanti e più le rose diventavano rare, fino a scomparire del tutto: si vedevano solo spine pungentissime. La strada ora andava declinando fortemente, sempre più ripida, tanto che si stentava a stare in piedi e si snodava sull'orlo di precipizi spaventosi.

Dopo una interminabile discesa, D. Bosco si trova in una valle buia e tetra che metteva paura. Nel mezzo di essa, illuminata da guizzi sanguigni di fiamme, un immenso edificio sulla cui porta si leggeva: Dove non c'è più salvezza! In quel momento egli vede cadere un giovane in quell'abisso, e la porta si spalanca con immenso fragore. E dietro quella prima altre due, dieci, cento, mille porte con un boato assordante. Il di-sgraziato giovane sprofonda in quella voragine di fuoco e tutte le porte si rinchiudono dietro di lui. La stessa scena si ripete per altri e altri giovani, che precipitano alla loro volta. D. Bosco è terrorizzato.

« Ma allora, egli dice alla guida, è tutto inutile quello che io faccio per loro? »...
« No », risponde la guida e conduce D. Bosco al centro dell'inferno.

D. Bosco è in preda a un terrore indescrivibile. Non vede che fuoco, fuoco, fuoco e i dannati erano carboni roventi. Urla, gemiti, pianti, imprecazioni, bestemmie, maledizioni echeggiavano sinistramente, e scene indescrivibili, spaventose.
E la guida gli faceva notare che la causa principale della loro rovina era l'impurità.

« Ma non si sono confessati? ... ».
« Sì, ma si sono confessati male, magari dicendone solo alcuni. Altri non avevano un vero pentimento, altri ebbero vergogna e non li dissero al confessore... ».
« E adesso, disse la guida, dopo aver visto i tormenti degli altri, devi tu stesso provare un pochino l'inferno ».
« No, no », gridò inorridito D. Bosco.
« Tocca almeno quest'ultima muraglia per comprendere che cosa sarà quella che è a contatto delle fiamme ».

Il muro era di una grossezza colossale e la guida gli dice:
« Vedi tu questo muro? è il millesimo prima di giungere dov'è il vero fuoco dell'inferno. Sono mille i muri che lo circondano. Ognuno è di mille misure di spessore di distanza l'uno dall'altro; e ciascuna misura è lunga mille miglia; questo è distante un milione di miglia dal vero fuoco dell'inferno ».

Ciò detto gli prese la mano, l'aperse e gliela fece battere sul millesimo muro. In quell'istante sentì un bruciore spaventoso, emise un altissimo grido e... si svegliò!
« Cessata la visione », racconta don Bosco, « osservai che la mia mano era realmente gonfia e per una settimana portai la fasciatura ».

A seguire, il racconto così come è stato narrato dallo stesso don Bosco, che offre dettagli aggiuntivi preziosi a quello sopra esposto:

« Mi trovai con la mia guida (l'Angelo Custode), infondo ad un precipizio che finiva in una valle oscura. Ed ecco comparire un edificio immenso, avente una porta altissima, serrata. Toccammo il fondo del precipizio; un caldo soffocante mi opprimeva, un fumo grasso, quasi verde e guizze di fiamme sanguigne.

Domandai: "Dove ci troviamo"? "Leggi - mi rispose la guida - l'iscrizione che è sulla porta"! C'era scritto: "Ubi non est redemptio"!, cioè: "Dove non c'è redenzione". Intanto vidi precipitare dentro quel baratro [...] prima un giovane, poi un altro, ed in seguito altri ancora; tutti avevano scritto in fronte il proprio peccato.

Esclamò la guida:
"Ecco la causa precipua di queste dannazioni: i compagni, i libri cattivi e le perverse abitudini". Gli infelici erano giovani da me conosciuti. Domandai:
"Ma dunque è inutile che si lavori tra i giovani, se tanti fanno questa fine? Come impedire tanta rovina"?
"Coloro che hai visto, sono ancora in vita; questo però è il loro stato attuale e se morissero, verrebbero senz'altro qui"!

Dopo entrammo nell'edificio; si correva con la rapidità del baleno. Lessi questa iscrizione: "Ibunt impii in ignem æternum"!, vale a dire "Gli empi andranno nel fuoco eterno"!
"Vieni con me"!, soggiunse la guida.

Mi prese per una mano e mi condusse davanti ad uno sportello, che aperse. Mi si presentò allo sguardo una specie d'immensa caverna, piena di fuoco. Certamente quel fuoco sorpassava mille e mille gradi di calore. Io questa spelonca non ve la posso descrivere in tutta la sua spaventosa realtà. Intanto, all'improvviso, vedevo cadere dei giovani nella caverna ardente. La guida disse:

"La trasgressione del sesto comandamento è la causa della rovina eterna di tanti giovani".
"Ma se hanno peccato, si sono però confessati".
"Si sono confessati, ma le colpe contro la virtù della purezza le hanno confessate male o taciute affatto".

Ad esempio, uno aveva commesso quattro o cinque di questi peccati, ma ne disse solo due o tre. Vi sono di quelli, che ne hanno commesso uno nella fanciullezza ed ebbero sempre vergogna di confessarlo, oppure l'hanno confessato male e non hanno detto tutto. Altri non ebbero il dolore e il proponimento; anzi, taluni, invece di fare l'esame di coscienza, studiavano il modo di ingannare il confessore. E chi muore con tale risoluzione, risolve di essere nel numero dei reprobi e così sarà per tutta l'eternità [...]. "E ora vuoi vedere perché la misericordia di Dio qui ti ha condotto"? La guida sollevò un velo e vidi un gruppo di giovani di questo Oratorio, che io tutti conoscevo, condannati per questa colpa.

Fra essi vi erano di quelli che in apparenza tengono buona condotta. Continuò la guida: "Predica dappertutto contro l'immodestia"! Poi parlammo per circa mezz'ora sulle condizioni necessarie per fare una buona confessione e si concluse: "Mutare vita! [...] Mutare vita"! »

* * *

Rimando a questo link:

l'inferno visto dai santi

in cui il compianto padre Antonio di Monda OFMConv. racconta di altri santi che hanno visto l'inferno riportando in modo sintetico le loro eccezionali esperienze e rivelazioni mistiche.
Tempi di Maria
Invito alla lettura delle meditazioni del padre Stefano Manelli (Fondatore FFI) su questo tema. In particolare quella che ho postato ieri: SANT'AGOSTINO: «LA SUPERBIA POPOLÒ L’INFERNO DI ANGELI, LA LUSSURIA LO POPOLA DI UOMINI»: meditazioni sui Novissimi del p. Stefano Manelli, fondatore dei Francescani dell'Immacolata.
Stella cometa
Cara mamma del cielo stendi il tuo manto santo sopra i nostri giovani e proteggili