E' di San Filippo la tomba scoperta da Francesco D'Andria a Hierapolis

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Gli studi confermano che il sepolcro individuato la scorsa estate in Turchia dalla missione dell'archeologo salentino (più volte ospite della Rassegna del Cinema Archeologico a Rovereto) accolse con ogni probabilità proprio il corpo dell'apostolo, martirizzato nel I secolo d.C. e da subito venerato con grande devozione.

l professor Francesco D'Andria - Direttore della Scuola di specializzazione in Archeologia all'Università di Lecce e della Missione Archeologica Italiana in Frigia (Turchia ) - è ben conosciuto dal pubblico della Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico. Quando, nel corso della sua ultima visita a Rovereto, nell'ottobre 2010, raccontò dal vivo degli straordinari reperti portati in luce dalla sua missione a Hierapolis, D'Andria non poteva però ancora prevedere l'ulteriore scoperta che di lì a breve avrebbe meritato al team l'attenzione di tutto il mondo. Una scoperta il cui rilievo trova conferma definitiva proprio in questi giorni, sulla base degli studi condotti nel frattempo.

Gli approfondimenti supportano infatti la clamorosa ipotesi espressa alcuni mesi fa: la tomba individuata a Hierapolis nell'estate 2011, e risalente al primo secolo dopo Cristo, sarebbe quella che accolse dopo il martirio il corpo di San Filippo. Vale a dire, nientemeno che uno dei dodici apostoli, annualmente ricordato dalla Chiesa proprio in questo periodo - per la precisione il giorno 3 maggio - assieme all'apostolo San Giacomo 'minore'.

Una scoperta-evento per l’archeologia biblica, anche per gli importanti riscontri che fornisce ai testi sacri, alla tradizione cristiana, alle fonti letterarie dell'epoca e all'attendibilità storica dei Vangeli.

Conferma Francesco D'Andria: «Il valore di questo ritrovamento è indubbiamente di altissimo livello, non solo per quanto riguarda la tomba dell’apostolo. Abbiamo dato pieno significato a un lavoro iniziato 55 anni fa. Intorno a quella tomba abbiamo individuato anche un nuovo grande complesso archeologico che si estende per l’intera collina orientale di Hierapolis. Un complesso costituito da due chiese, una grande strada processionale, gradinate in travertino, cortiletti, cappellette, fontane, una serie di vasche termali per la purificazione, alloggi per i pellegrini. Un complesso che dimostra come San Filippo, a Hierapolis, nei primi secoli della storia cristiana, godesse di grandissima devozione».


Stando ai Vangeli, Filippo fu tra i primi apostoli ad unirsi al gruppo dei dodici, all'inizio della vita pubblica di Gesù. Pescatore originario di Betsaida sul Lago di Genezareth, Filippo venne chiamato direttamente dal Maestro subito dopo Giacomo, Giovanni, Andrea e Pietro. Giovanni è l'unico evangelista a citarlo più volte, nel contesto del miracolo della moltiplicazione dei pani come in occasione dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme (quando alcuni greci gli si appellarono per parlare con il Maestro) o durante l’Ultima Cena. Dagli Atti degli Apostoli sappiamo poi che Filippo era presente al momento dell’Ascensione di Gesù e il giorno di Pentecoste.

Altre informazioni, sottolinea D'Andria, ci provengono dalla tradizione cristiana: "Dopo la morte di Gesù, gli apostoli si dispersero per il mondo per diffondere il messaggio evangelico. Secondo la tradizione e gli antichi documenti scritti dei Santi Padri, Filippo svolse la sua missione in Scizia, nella Lidia e, negli ultimi anni della sua vita, a Hierapolis, in Frigia. Policrate, vescovo di Efeso verso la fine del II secolo, in una lettera a Papa Vittore I ricorda i personaggi importanti della propria Chiesa, tra cui appunto gli apostoli Filippo e Giovanni. Di Filippo dice: ‘Fu uno dei dodici apostoli e morì a Hierapolis, come due delle sue figlie che invecchiarono nella virginità…. Altra sua figlia… fu sepolta in Efeso'."
Filippo trascorse dunque gli ultimi anni della sua vita a Hierapolis con due delle tre figlie. Eusebio da Cesarea, nella sua ‘Storia Ecclesiastica’, riferisce che Papia, vescovo di Hierapolis all’inizio del terzo secolo, conobbe quelle figlie e ne apprese particolari importanti riguardo la vita dell’apostolo, tra cui un presunto miracolo: la risurrezione di un morto.

Stando sempre alle antiche fonti, Filippo morì martire nell’anno 80 dopo Cristo, all'età di circa 85 anni, crocifisso a un albero a testa in giù per ordine del proconsole di Hierapolis. Venne quindi sepolto a Hierapolis stessa. Il corpo di Filippo venne in seguito portato a Costantinopoli e di lì, nel VI secolo (sotto Papa Pelagio I) a Roma, per essere sepolto assieme all’apostolo Giacomo in una chiesa appositamente edificata in stile bizantino, trasformata nel 1500 nell'attuale basilica ‘Dei santi apostoli’.

Gli scavi a Hyerapolis sono condotti da una missione internazionale composta, oltre che da italiani, anche da tedeschi, francesi, norvegesi. L'accordo tra le Repubbliche italiana e turca per le ricerche nel sito risale in particolare al 1957; frutti preziosi di
quell'accordo sono stati nei decenni scorsi la scoperta del Martyrion, sul luogo dove fu martirizzato l'apostolo, e il restauro dell'antico teatro, ancora capace di contenere 8.000 spettatori. Dal 2000 la direzione dei lavori è affidata a Francesco D'Andria. E proprio a D'Andria compete la decisione di scavare, per la prima volta, in un'area lontana da quella setacciata nei decenni precedenti. A mettere l'archeologo sulla giusta pista, una serie di indagini geofisiche e satellitari: "Dalle immagini abbiamo compreso - spiega D'Andria - che il Martyrion, la chiesa ottagonale portata in luce già molti anni fa, era in realtà il centro di un complesso devozionale ampio e articolato. Abbiamo identificato una grande strada processionale che portava i pellegrini dalla città fino alla chiesa ottagonale stessa, in cima alla collina; i resti di un ponte che permetteva ai pellegrini di oltrepassare un torrente; una ‘gradonata’ in travertino che conduceva dai piedi della collina alla sua sommità. All’inizio della scalinata abbiamo portato in luce un altro edificio ottagonale, non rilevabile in superficie ma solo nelle foto satellitari. Si trattava di un complesso termale: i pellegrini che arrivavano a Hierapolis, per rendere omaggio al corpo di San Filippo, prima di raggiungere il Martyrion sulla collina dovevano purificarsi. Anche per ragioni igieniche, perché i viaggi che affrontavano erano massacranti. Questa - chiarisce Francesco D'Andria - è stata una scoperta illuminante, che ci ha fatto capire come l’intera collina fosse un itinerario a tappe per i pellegrini".

Proseguendo negli scavi, il team ha scoperto un’ulteriore scalinata che raggiungeva direttamente il Martyrion e, sullo spiazzo accanto al Martyrion stesso, un'altra fontana per abluzioni. In un pianoro lì accanto, tracce di edifici e materiali di crollo apparentemente meno significativi; quando, nel 2010, gli archeologi iniziarono a 'ripulire' quel materiale, emersero però elementi di estrema importanza. In primis l'architrave marmoreo di un ciborio che grazie al monogramma dell'imperatore Teodosio permise la datazione della chiesa tra il IV e il V secolo. Quindi, le tracce di un’abside. Fino ad arrivare alla pianta di una grande chiesa basilicale a tre navate, ingentilita da capitelli in marmo, raffinate decorazioni, transenne traforate, fregi e un pavimento a intarsi marmorei: tutto riferibile al quinto secolo, cioè coevo al Martyrion.

"Al centro di questa meravigliosa costruzione, che già di per se stessa ci entusiasmava - testimonia D'Andria - c’era qualcosa che ci teneva con il fiato sospeso: una tipica tomba romana risalente al primo secolo dopo Cristo. La sua presenza poteva essere giustificata dal fatto che in quella zona, prima che i cristiani costruissero il santuario protobizantino, si estendeva una necropoli romana. Ma esaminando bene la posizione, abbiamo constatato che la tomba romana si trovava al centro esatto della chiesa. Quindi la chiesa, nel V secolo, era stata costruita proprio ‘attorno’ a quella tomba. Abbiamo quindi supposto che potesse essere la tomba dove venne adagiato il corpo di San Filippo dopo la morte".

Lo scavo in estensione affrontato nella zona con il coordinamento di Piera Caggia, ricercatrice archeologa dell’IBAM-CNR, ha pienamente confermato tali supposizioni. E' ancora D'Andria a interpretarne i ritrovamenti: "La tomba risulta inglobata in una struttura sulla quale si allargava una piattaforma, raggiungibile attraverso una scala di marmo. I pellegrini, entrando dal nartece, il vestibolo esterno alla chiesa, salivano nella parte superiore della tomba, dove vi era un luogo per la preghiera e scendevano dal lato opposto. Le superfici marmoree dei gradini di quelle scale sono completamente lisciati e consunti dal passaggio di migliaia e migliaia di persone. Ma l’emozione più forte l’ho provata nel vedere l’architrave in travertino della tomba, così consumato dal tocco dei pellegrini da sembrare alabastro. La tomba riceveva quindi un tributo straordinario di venerazione".

Altre tracce di devozione sopravvissute (tra le molte andate invece certamente perse quando nel XII secolo i Selgiuchidi trasformarono la tomba in abitazione), alcune monete di bronzo del IV e V secolo trovate negli interstizi delle lastre pavimentali, un graffito sulla cornice della tomba riproducente una croce in cima a un colle (Hierapolis o il Golgota?), un mosaico che raffigura dei pesci, numerosi graffiti di croci lungo i muri perimetrali.

"Scavando accanto alla tomba, abbiamo trovato delle vasche d’acqua per immersioni individuali. - aggiunge D'Andria - I pellegrini ammalati, dopo aver venerato la tomba, venivano immersi in quelle vasche, proprio come si fa ancora oggi a Lourdes. Ma la conferma principale, direi matematica, che quella costruzione è veramente la tomba di San Filippo viene da un piccolo oggetto custodito in un museo di Richmond, negli Stati Uniti. Un oggetto caratterizzato da immagini che prima non si riusciva a decifrare pienamente, mentre ora hanno un significato solare. Un sigillo in bronzo di circa dieci centimetri di diametro, usato per autenticare il 'pane di San Filippo' da distribuire ai pellegrini. Quel sigillo riporta la figura di un santo con il mantello del pellegrino e l'inscrizione ‘San Filippo’. Sul bordo scorre il ‘trisaghion’ in greco, antica frase di lode a Dio: ‘Agios o Theos, agios ischyros, agios athanatos, eleison imas’ (Santo Dio, Santo forte, Santo immortale, abbi pietà di noi). Ma la cosa più straordinaria, sta nel fatto che la figura del santo è rappresentata tra due edifici: quello alla sinistra, coperto da una cupola, rappresenta il Martyrion ottagonale; quello alla destra del santo ha un tetto a due spioventi, come il tetto della chiesa a tre navate che ora noi abbiamo scoperto, e un elemento emblematico: una lampada appesa all’ingresso, tipico segno indicante il sepolcro di un santo. Entrambi gli edifici appaiono alla sommità di una scalinata. Quasi una fotografia del complesso esistente intorno alla tomba di San Filippo... Una fotografia scattata nel secolo VI. Quindi, già quel sigillo indica che la tomba si trovava nella chiesa basilicale, e non nel Martyrion".

La scoperta è già stata presentata da Francesco D'Andria alla Pontificia accademia archeologica di Roma, davanti a studiosi e rappresentanti del Vaticano. In precedenza anche il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, primate della Chiesa ortodossa, ne aveva voluto conoscere personalmente tutti i dettagli. "E il 14 novembre scorso, festa di san Filippo per la Chiesa Ortodossa, - conclude D'Andria - il patriarca stesso ha voluto celebrare la Messa proprio sulla tomba di Hierapolis. Io ero presente, emozionato nel sentire risuonare i canti della liturgia ortodossa dopo oltre mille anni tra le rovine di quella chiesa. Ma a breve i lavori di scavo riprenderanno, e sono certo che altre importanti sorprese ci attendono".
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Marziale
"Ma quando cominciarono a credere a Filippo, che recava la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano battezzare. "
Suari
Ho notato che nell'articolo si parla delle figlie di Filippo che decisero di rimanere vergini, come narra Maria Valtorta nell'Evangelo come mi è stato rivelato
Marziale
"Ripartiti il giorno seguente, giungemmo a Cesarèa; ed entrati nella casa dell'evangelista Filippo, che era uno dei Sette, sostammo presso di lui.
Egli aveva quattro figlie nubili, che avevano il dono della profezia. " Atti 21,8-9