Francesco I
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Vico, non Rousseau, vede i selvaggi per ciò che sono

di Francesco Lamendola La storia moderna è caratterizzata da una espansione non solo geografica, ma si vorrebbe dire antropologica dell'Europa, che giunge ad abbracciare, nel giro di tre secoli, …Altro
di
Francesco Lamendola
La storia moderna è caratterizzata da una espansione non solo geografica, ma si vorrebbe dire antropologica dell'Europa, che giunge ad abbracciare, nel giro di tre secoli, praticamente tutta l’umanità. Fin dai primi viaggi di esplorazione del tardo XV secolo, gli europei si trovano alle prese con un “problema” inaspettato: la definizione del proprio rapporto con i cosiddetti selvaggi. Diciamo inaspettato perché i viaggi in Oriente, via terra, di Giovanni dal Pian del Carpine, o di Odorico da Pordenone, o di Marco Polo, avevano stabilito dei rapporti commerciali con una civiltà decisamente evoluta, quella dell’Impero mongolo, e, secondariamente, con altri popoli, quasi tutti, però, stabiliti o nello spazio geografico e culturale cinese, o in quello islamico, o in quello indiano, nei confronti dei quali si pone, sì, il problema della diversità, ma non quello della “barbarie”. E laddove ciò accadeva, come lungo le coste dell’Africa, esplorate lentamente dai navigatori …Altro
Pietro da Cafarnao
Il mito, il creare un mito é un allontanare il proprio pensiero e i propri valori cristiani per affidarli a un'idea, a un'ideologia a una persona carismatica, forte economicamente o carismatica a cui dare una delega assoluta del proprio pensiero. Poi magari si scopre nel tempo il fallimento di questi miti e della propria esistenza affidata ad essi. Si scopre la distanza siderale tra questi miti, …Altro
Il mito, il creare un mito é un allontanare il proprio pensiero e i propri valori cristiani per affidarli a un'idea, a un'ideologia a una persona carismatica, forte economicamente o carismatica a cui dare una delega assoluta del proprio pensiero. Poi magari si scopre nel tempo il fallimento di questi miti e della propria esistenza affidata ad essi. Si scopre la distanza siderale tra questi miti, idoli a cui si é affidata la propria esistenza e messo da parte Dio senza crescere nella fede, nell'olio delle buone opere da prentare come vergini sagge alla venuta dello Sposo, Cristo. Purtroppo anche i nostri capi religiosi nei convegni con i giovani hanno lanciato parole che hanno un effetto perverso che ritornano come boomerang negativo contro la Chiesa: "giovani, non fatevi rubare i vostri sogni!"
Non era meglio dire "giovani non scendete mai con i compromessi che vogliono mettere a tacere la vostra coscienza e i valori cristiani"? E poi accennare quali che siano tali valori attuali e urgenti nella società. Non saranno quelli della lotta alla mafia che sono semplici proclami, quando si deve perseguire una cultura della onestà, senza la quale non si comprende la legalità e una possibilità seria offerta di lavoro di chi vuole investire in zone disagiate dove la violenza, la povertà e l'illegalità hanno la meglio o la peggio, ma qua ci pensa la parte politica e gli uomini di buona volontà che lavorano per il bene e la prosperità della nazione. I semplici proclami vuoti e senza impegno alimentano la noia, il far niente, l'ipocrisia, i centri sociali, il volontariato di appartenenza per alimentare la cultura della sinistra e dei gruppi vuoti che lanciano proclami vuoti, che nascondono altre intenzioni e un'altra cultura. E i giovani cooptati dai convegni nelle scuole da tali soloni, anche preti per rendere importante la loro presenza a questi incontri di sinistra, con una cultura laica di sinistra.
Cultura di vita o cultura di morte? Vedi i proclami di don Ciotti, che al congresso mondiale della famiglia lo ha definito una "disgrazia".
Vedi:
https:/www.rainews.it/…/ven-Padova-Mafi…