Papa Bergoglio contro la Madonna (3 aprile 2020): non è Corredentrice. E neppure Regina. Solo madre e discepola
L’indirizzo teologico post conciliare è stato segnato, come ben si sa, da quella svolta antropologica di rahaneriana memoria nelle cui spire è finita anche la mariologia dal momento che nessuna branca del sapere teologico è rimasta fuori dal contagio. E così la mariologia si è trasformata in “mariologia feriale”, “mariologia in cammino", una mariologia, insomma, svilita da un indirizzo “umano troppo umano” che riecheggia nientemeno che il pensiero del superuomo nicciano (Umano, troppo umano -1878 - è la prima opera di Nietzsche).
E questo è, purtroppo, l’indirizzo seguito anche da papa Bergoglio. Quanto da lui temerariamente affermato sul conto della Corredentrice Regina del Cielo e della terra lascia seriamente perplessi (e, personalmente, anche addolorato). Con il suo insegnamento eterodosso ed ereticheggiante sta progressivamente svilendo quella gloriosa Cattedra che occupa.
Esagero? Provate ad ascoltare le sue parole a Santa Marta questa mattina e sarete costretti a darmi ragione.
Dopo aver negato il titolo e la prerogativa di Corredentrice alla Gloriosa Semprevergine Maria in data 12 dicembre 2019, ha osato sfregiare anche la sua regalità.
E adesso ci prepariamo a leggere e ascoltare, nelle prossime ore, i soliti uomini di corte normalizzare e giustificare questi ennesimi insulti contro il deposito della Fede Cattolica (e ancora una volta è la Vergine Immacolata a farne le spese) proprio nel giorno in cui la Chiesa, tradizionalmente, commemora(va) la festa dei sette dolori della Madonna. Che tristezza...
Ma per capire il perché della svilente mariologia del Pontefice, palesemente contraria alla tradizione dottrinale di 2000 anni, bisogna rendersi conto che essa altro non è che una "esposizione popolare" della "mariologia" (se così si può ancora definire...) postconciliare che da decenni viene insegnata dalle più importanti cattedre di mariologia, non solo italiane. E' di questa, malauguratamente, che si è nutrito nella sua formazione seminariale papa Bergoglio.
Purtroppo, come dicevo in apertura, gli ultimi 50 anni di storia sono stati segnati, tra le tante rovine, anche da quello che si definisce “minimismo mariologico”: la Madonna, cioè, ridotta ad una donnetta feriale, una come noi, erede come noi di tutte le passioni e miserie da cui è reso schiavo il genere umano.
La dottrina e la pietà mariane ridotte ad un “ectoplasma”, secondo l’efficace espressione del famoso mariologo ed esperto di apparizioni mariane, René Laurentin.
Dopo il Concilio Vaticano II è cominciata quella che è stata definita “epoca glaciale mariana” che ha visto uno sforzo titanico da parte degli esponenti del “nuovo corso della Mariologia” di rimuovere e far sparire, come "relitto da museo", tutto quanto di bello, vero ed onorevole la Tradizione di due millenni della Chiesa aveva saputo attribuire alla Eccelsa Madre di Dio.
Si pensi che, lo stesso Paolo VI, un giorno fu costretto a lamentarsi in proposito e, parlando con manifesta apprensione e amarezza dei “tanti sconvolgimenti spirituali” in atto nel post-Concilio, presentava con accenti di dolore lo “sconvolgimento” della devozione alla Madonna:
“Perché, oggi, che cosa è avvenuto? È avvenuto, fra i tanti sconvolgimenti spirituali, anche questo: che la devozione alla Madonna non trova sempre i nostri animi così disposti, così inclini, così contenti alla sua intima e cordiale professione com’era un tempo. Siamo noi così devoti a Maria come lo era fino a ieri il clero e il buon popolo cristiano? Ovvero siamo oggi più tiepidi, più indifferenti? Una mentalità profana, uno spirito critico hanno forse reso meno spontanea, meno convinta la nostra pietà verso la Madonna” (1).
Insomma, amici e fratelli, capite bene che in questo contesto non si salva niente: nessun privilegio di questa Donna sublime è accettato e conservato integro da tali detrattori della Fede. Lei Assunta, Lei Immacolata, Lei Regina??
No, si stracciano le vesti i nuovi maestri a sentirti dire una cosa del genere. Ma se è una di noi, una come noi, ma quale regina e regalità, quale dignità regale e regale potenza? Oggi ti dicono: “Abbiamo scoperto che la mariologia del passato fatta di lodi e privilegi tributati a Maria non va più bene, no”. Oggi, invece, si deve parlare e proporre la “mariologia in cammino”, non la Mariologia di sempre. Capite? Cosa poi vogliano dire con questa categoria priva di senso, forse, non lo sanno neanche loro.
E se papa Bergoglio almeno le conserva il riconoscimento di madre della Chiesa, a differenza dei progressisti mariani più accesi, non risparmia però dure staffilate ai di Lei tradizionali attributi che fanno sobbalzare di santa indignazione i devoti di questa Nobile Signora.
* * *
Ma basta così...
Cosa invece insegnano i Padri della Chiesa, i Dottori, i Papi, i Santi e tutti i corifei della grande fede e dottrina mariana di due millenni di storia della Chiesa sulle due verità mariane negate questa mattina dal Papa?
Sulla corredenzione mariana è stato scritto tanto nei mesi scorsi dai difensori della fede e dell'onore della Santissima e anche io ho ospitato sul canale Tempi di Maria diversi contributi ricchi di richiami alla Tradizione della Chiesa in difesa di questo privilegio mariano. Quindi non mi pare il caso di tornarci su. Rimando agli articoli i cui link trovate alla fine di questo scritto.
Mi tocca in questa occasione difendere, e lo faccio volentieri e in spirito di cavalleria mariana, gloriosa regalità della Vergine Santissima, offesa dalle dichiarazioni di papa Bergoglio.
La Benedetta fra tutte le donne è stata salutata dalla Tradizione della Chiesa come Nuova Eva che affianca il Nuovo Adamo Gesù nell’opera della redenzione, del sollevamento e della rigenerazione del genere umano. Per la sua intatta fedeltà alla sua missione, Ella è stata definitivamente elevata ad una dignità eccelsa e sublime, al di sotto solo di Dio Medesimo, quale Regina del cosmo, dei cieli e della Terra, a cui ogni creatura, per sempre, Le è sottomessa.
Quindi: donna feriale? Donna discepola? Donna "in cammino"? No, Regina! Regina che con la sua bontà e misericordia si offre di continuo al Padre per intercedere per noi poveri peccatori, salvarci dagli artigli di satana ed introdurci nel Regno beato per l’eternità.
Ascoltiamo uno dei più degni successori di Pietro tutti i tempi, la cui voce vorrei far echeggiare ovunque:
«È certo che in senso pieno, proprio e assoluto, soltanto Gesù Cristo, Dio e uomo, è re; tuttavia, anche Maria, sia come madre di Cristo Dio, sia come socia nell'opera del divin Redentore, e nella lotta con i nemici e nel trionfo ottenuto su tutti, ne partecipa la dignità regale, sia pure in maniera limitata e analogica. Infatti da questa unione con Cristo re deriva a lei tale splendida sublimità, da superare l'eccellenza di tutte le cose create: da questa stessa unione con Cristo nasce quella regale potenza, per cui ella può dispensare i tesori del regno del divin redentore; infine dalla stessa unione con Cristo ha origine l'inesauribile efficacia della sua materna intercessione presso il Figlio e presso il Padre” (…).
“I fedeli contemplano in pia meditazione già da molti secoli, il regno di Maria, che abbraccia il cielo e la terra”.
“Il popolo cristiano ha sempre creduto a ragione, anche nei secoli passati, che colei, dalla quale nacque il Figlio dell'Altissimo, che “regnerà eternamente nella casa di Giacobbe” (Lc 1, 32), (sarà) “Principe della pace” (Is 9, 6), “Re dei re e Signore dei signori” (Ap 19, 16), al di sopra di tutte le altre creature di Dio ricevette singolarissimi privilegi di grazia. Considerando poi gli intimi legami che uniscono la madre al figlio, attribuì facilmente alla Madre di Dio una regale preminenza su tutte le cose”» (2)
Le apparizioni mariane, tra le altre cose, mettono in risalto la sublime eccellenza e dignità della Santa Madre di Dio. I titoli con i quali Ella si auto-introduce ai suoi intermediari, raccolti insieme, vanno a costituire un trattato di mariologia nel senso più massimalista che vi possa essere.
Si pensi alle apparizioni della Vergine della Rivelazione a Bruno Cornacchiola alle Tre Fontane, nel 1947, dove si presentò con delle parole vertiginose: "Io sono Colei che sono nella Trinità divina".
Ma non mi accontento di questa breve (seppur densa) citazione. La regalità della Signora del creato merita maggior e miglior difesa.
Le prime testimonianze dei Padri della Chiesa sulla regalità della Vergine Maria risalgono al IV secolo (si noti l'antichità).
Ricordiamo innanzitutto due frammenti di Sant'Efrem il Siro. Nel primo pone sulle labbra di Maria, che si rivolge a Gesù, il titolo che ella riconosce per sé di “madre del Re”: «Il cielo mi sorregga con il suo braccio, perché io sono più onorata di lui. Il cielo, infatti, fu soltanto tuo trono, non tua madre. Ora quanto è più da onorarsi e da venerarsi la madre del Re del suo trono!» (3). Nel secondo è l’autore stesso che prega la madre di Gesù, chiamandola «Vergine augusta e padrona, Regina, signora» (4).
A qualche decennio successivo risalgono, invece, le invocazioni di Gregorio di Nazianzo: «madre del Re di tutto l’universo», «madre vergine, ha partorito il Re di tutto il mondo» (5).
Contemporaneamente a Maria viene attribuito anche il titolo di “Signora” (domina, in latino).
Le testimonianze si moltiplicano in Oriente e in Occidente nei secoli successivi. In Oriente nel VI secolo il grande innografo Romano il melode († 560) canta l’amorevolezza di Maria Regina verso i poveri: «non è prerogativa solo del comandante il saluto alla Regina, ma anche gli umili possono vederla, parlare con lei» (6).
Flavio Cresconio Corippo († 568), poeta di corte dell’imperatore di Bisanzio Giustino II, scrive una preghiera alla Vergine per l’imperatrice Sofia, nella quale invoca Maria quale «Regina del mondo eccelso, madre santissima del creatore dell’universo» (7).
Ma sono soprattutto i tre grandi autori bizantini dell’VIII secolo, Andrea di Creta († 720), Germano di Costantinopoli († 733) e Giovanni Damasceno († 749) a utilizzare, dopo aver elaborato la dottrina dell’assunzione e della mediazione di Maria, il termine “Regina” per esprimerne la superiorità sulle creature celesti e sugli uomini. Andrea di Creta pone in relazione la regalità della Vergine con la sua assunzione: «[Gesù Cristo] portò [ai cieli] in questo giorno, come Regina del genere umano, dalla dimora terrena la sua Madre sempre vergine, nel cui seno, pur rimanendo Dio, prese l’umana carne» (8).
In Occidente il titolo “Regina” compare a partire dal VI secolo. In un poema in lode di Maria attribuito a Venanzio Fortunato (530-600), l’autore canta: «Sei stata posta sul trono celeste, o felice Regina» (9); un secolo dopo Ildefonso da Toledo († 667), così invoca la madre di Gesù: «O mia signora, o mia dominatrice: tu sei mia signora, o madre del mio Signore [...] Signora tra le ancelle, Regina tra le sorelle» (10); e Ambrogio Autperto, nell’VIII secolo giustifica ancora una volta questo titolo con il riferimento alla maternità divina: «Regina del cielo, perché madre del re degli angeli» (11).
* * *
Potremmo andare avanti a lungo ma a che serve? Abbiamo capito tutti l'antifona, no? Nei secoli successivi non fanno che rafforzarsi la convinzione e l'approfondimento di questo titolo e del relativo contenuto dottrinale, come è giusto e doveroso che sia. La Chiesa sempre ha creduto e professato la regalità della Madonna.
Eppure questa mattina colui che siede sulla cattedra di Pietro è stato udito dire qualcosa di diverso. A che titolo, ci chiediamo? Non dovrebbe essere il custode del deposito? Altrimenti perché occupare quel posto? Eppure, ormai da 7 lunghi anni, egli rema in direzione esattamente contraria a quel sacro tesoro di dottrina che ci è stato offerto a prezzo del Sangue del Salvatore e dei dolori dell Corredentrice. Ecco perché i cattolici veramente tali sono giustamente stanchi di ascoltarlo maltrattare le cose sante della religione e negare più o meno apertamente le verità più auguste della Fede cattolica.
Amici, ricordiamolo: "De Maria numquam satis" (San Bernardo di Chiaravalle): mai si dirà abbastanza di Colei che, Nuova Eva, è stata eletta Socia del Salvatore e ci ha rigenerato alla vita della grazia.
Sia benedetto il nome di Maria Vergine e Madre, la sua materna corredenzione e la sua gloriosa regalità. Così sia.
Note
1) Paolo VI, Omelia, in AAS 62 (1970) 295-301.
2) Pio XII, Ad Coeli Reginam, Lettera Enciclica, 11 Ottobre 1954.
3) Sant'Efrem, Hymni de B. Maria, 19.
4) ID., Oratio ad Ss.mam Dei Matrem.
5) San Gregorio di Nazianzo, Poemata dogmatica 18,58, in Patrologia Graeca 37, 485.
6) Romano il melode, Inno I dell’annunciazione 1, in Sources Chretiennes 110, 20.
7) Flavio Cresconio Corippo, In laudem Iustinii 2,56.
8) Sant'Andrea di Creta, Homilia II in Dormitionem Ss.mae Deiparae, in Patrologia Graeca 97, 1079. Cf. anche ID., Homilia III in Dormitionem Ss.mae Deiparae 1, in Patrologia Graeca 98, 303: «Regina di tutti gli uomini, perché fedele di fatto al significato del suo nome, eccettuato soltanto Dio, si trova al di sopra di tutte le cose»; San Germano di Costantinopoli, In Praesentationem Ss.mae Deiparae 1, in Patrologia Graeca 98, 303: «Siedi, o signora: essendo tu Regina e più eminente di tutti i re ti spetta sedere nel posto più alto»; Ivi 2, in Patrologia Graeca 98, 315: «Signora di tutti coloro che abitano la terra»; San Giovanni Damasceno, Homilia I in Dormitionem B.M.V., in Patrologia Graeca 96, 719: «Regina, padrona, signora»; De fide orthodoxa,1,4,14, in Patrologia Graeca 44, 1158: «signora di tutte le creature».
9) Venanzio Fortunato, In laudem Sanctae Mariae 265, in Patrologia latina 88, 282.
10) Sant'Ildefonso di Toledo De virginitate perpetua B.M.V., in Patrologia latina 96, 58.
11) Sant'Ambrogio Autperto, Omelia nella festa dell’Assunzione 2, in Patrologia latina 39, 2129.
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IN DIFESA DELLA CORREDENTRICE
Papa Bergoglio oltraggia (ancora) la Madonna: "Maria non è corredentrice, è discepola. Non servono nuovi dogmi"
La Vergine Maria è Corredentrice: la Chiesa ci crede – Radiotrasmissione di Tempi di Maria
Maria è Corredentrice, nessun dubbio. Ce lo spiega un santo sacerdote
Maria è Corredentrice: la fede della Chiesa contro le negazioni moderniste
Terziario Francescano dell'Immacolata entra in scena: il dogma della Corredentrice non è "chiacchiere inutili"
La Madonna è Corredentrice | Le apparizioni di Amsterdam e il quinto dogma mariano
Corredentrice, la Madonna ha chiesto il dogma e ha profetizzato: "Sarà proclamato"
E questo è, purtroppo, l’indirizzo seguito anche da papa Bergoglio. Quanto da lui temerariamente affermato sul conto della Corredentrice Regina del Cielo e della terra lascia seriamente perplessi (e, personalmente, anche addolorato). Con il suo insegnamento eterodosso ed ereticheggiante sta progressivamente svilendo quella gloriosa Cattedra che occupa.
Esagero? Provate ad ascoltare le sue parole a Santa Marta questa mattina e sarete costretti a darmi ragione.
Dopo aver negato il titolo e la prerogativa di Corredentrice alla Gloriosa Semprevergine Maria in data 12 dicembre 2019, ha osato sfregiare anche la sua regalità.
E adesso ci prepariamo a leggere e ascoltare, nelle prossime ore, i soliti uomini di corte normalizzare e giustificare questi ennesimi insulti contro il deposito della Fede Cattolica (e ancora una volta è la Vergine Immacolata a farne le spese) proprio nel giorno in cui la Chiesa, tradizionalmente, commemora(va) la festa dei sette dolori della Madonna. Che tristezza...
Ma per capire il perché della svilente mariologia del Pontefice, palesemente contraria alla tradizione dottrinale di 2000 anni, bisogna rendersi conto che essa altro non è che una "esposizione popolare" della "mariologia" (se così si può ancora definire...) postconciliare che da decenni viene insegnata dalle più importanti cattedre di mariologia, non solo italiane. E' di questa, malauguratamente, che si è nutrito nella sua formazione seminariale papa Bergoglio.
Purtroppo, come dicevo in apertura, gli ultimi 50 anni di storia sono stati segnati, tra le tante rovine, anche da quello che si definisce “minimismo mariologico”: la Madonna, cioè, ridotta ad una donnetta feriale, una come noi, erede come noi di tutte le passioni e miserie da cui è reso schiavo il genere umano.
La dottrina e la pietà mariane ridotte ad un “ectoplasma”, secondo l’efficace espressione del famoso mariologo ed esperto di apparizioni mariane, René Laurentin.
Dopo il Concilio Vaticano II è cominciata quella che è stata definita “epoca glaciale mariana” che ha visto uno sforzo titanico da parte degli esponenti del “nuovo corso della Mariologia” di rimuovere e far sparire, come "relitto da museo", tutto quanto di bello, vero ed onorevole la Tradizione di due millenni della Chiesa aveva saputo attribuire alla Eccelsa Madre di Dio.
Si pensi che, lo stesso Paolo VI, un giorno fu costretto a lamentarsi in proposito e, parlando con manifesta apprensione e amarezza dei “tanti sconvolgimenti spirituali” in atto nel post-Concilio, presentava con accenti di dolore lo “sconvolgimento” della devozione alla Madonna:
“Perché, oggi, che cosa è avvenuto? È avvenuto, fra i tanti sconvolgimenti spirituali, anche questo: che la devozione alla Madonna non trova sempre i nostri animi così disposti, così inclini, così contenti alla sua intima e cordiale professione com’era un tempo. Siamo noi così devoti a Maria come lo era fino a ieri il clero e il buon popolo cristiano? Ovvero siamo oggi più tiepidi, più indifferenti? Una mentalità profana, uno spirito critico hanno forse reso meno spontanea, meno convinta la nostra pietà verso la Madonna” (1).
Insomma, amici e fratelli, capite bene che in questo contesto non si salva niente: nessun privilegio di questa Donna sublime è accettato e conservato integro da tali detrattori della Fede. Lei Assunta, Lei Immacolata, Lei Regina??
No, si stracciano le vesti i nuovi maestri a sentirti dire una cosa del genere. Ma se è una di noi, una come noi, ma quale regina e regalità, quale dignità regale e regale potenza? Oggi ti dicono: “Abbiamo scoperto che la mariologia del passato fatta di lodi e privilegi tributati a Maria non va più bene, no”. Oggi, invece, si deve parlare e proporre la “mariologia in cammino”, non la Mariologia di sempre. Capite? Cosa poi vogliano dire con questa categoria priva di senso, forse, non lo sanno neanche loro.
E se papa Bergoglio almeno le conserva il riconoscimento di madre della Chiesa, a differenza dei progressisti mariani più accesi, non risparmia però dure staffilate ai di Lei tradizionali attributi che fanno sobbalzare di santa indignazione i devoti di questa Nobile Signora.
* * *
Ma basta così...
Cosa invece insegnano i Padri della Chiesa, i Dottori, i Papi, i Santi e tutti i corifei della grande fede e dottrina mariana di due millenni di storia della Chiesa sulle due verità mariane negate questa mattina dal Papa?
Sulla corredenzione mariana è stato scritto tanto nei mesi scorsi dai difensori della fede e dell'onore della Santissima e anche io ho ospitato sul canale Tempi di Maria diversi contributi ricchi di richiami alla Tradizione della Chiesa in difesa di questo privilegio mariano. Quindi non mi pare il caso di tornarci su. Rimando agli articoli i cui link trovate alla fine di questo scritto.
Mi tocca in questa occasione difendere, e lo faccio volentieri e in spirito di cavalleria mariana, gloriosa regalità della Vergine Santissima, offesa dalle dichiarazioni di papa Bergoglio.
La Benedetta fra tutte le donne è stata salutata dalla Tradizione della Chiesa come Nuova Eva che affianca il Nuovo Adamo Gesù nell’opera della redenzione, del sollevamento e della rigenerazione del genere umano. Per la sua intatta fedeltà alla sua missione, Ella è stata definitivamente elevata ad una dignità eccelsa e sublime, al di sotto solo di Dio Medesimo, quale Regina del cosmo, dei cieli e della Terra, a cui ogni creatura, per sempre, Le è sottomessa.
Quindi: donna feriale? Donna discepola? Donna "in cammino"? No, Regina! Regina che con la sua bontà e misericordia si offre di continuo al Padre per intercedere per noi poveri peccatori, salvarci dagli artigli di satana ed introdurci nel Regno beato per l’eternità.
Ascoltiamo uno dei più degni successori di Pietro tutti i tempi, la cui voce vorrei far echeggiare ovunque:
«È certo che in senso pieno, proprio e assoluto, soltanto Gesù Cristo, Dio e uomo, è re; tuttavia, anche Maria, sia come madre di Cristo Dio, sia come socia nell'opera del divin Redentore, e nella lotta con i nemici e nel trionfo ottenuto su tutti, ne partecipa la dignità regale, sia pure in maniera limitata e analogica. Infatti da questa unione con Cristo re deriva a lei tale splendida sublimità, da superare l'eccellenza di tutte le cose create: da questa stessa unione con Cristo nasce quella regale potenza, per cui ella può dispensare i tesori del regno del divin redentore; infine dalla stessa unione con Cristo ha origine l'inesauribile efficacia della sua materna intercessione presso il Figlio e presso il Padre” (…).
“I fedeli contemplano in pia meditazione già da molti secoli, il regno di Maria, che abbraccia il cielo e la terra”.
“Il popolo cristiano ha sempre creduto a ragione, anche nei secoli passati, che colei, dalla quale nacque il Figlio dell'Altissimo, che “regnerà eternamente nella casa di Giacobbe” (Lc 1, 32), (sarà) “Principe della pace” (Is 9, 6), “Re dei re e Signore dei signori” (Ap 19, 16), al di sopra di tutte le altre creature di Dio ricevette singolarissimi privilegi di grazia. Considerando poi gli intimi legami che uniscono la madre al figlio, attribuì facilmente alla Madre di Dio una regale preminenza su tutte le cose”» (2)
Le apparizioni mariane, tra le altre cose, mettono in risalto la sublime eccellenza e dignità della Santa Madre di Dio. I titoli con i quali Ella si auto-introduce ai suoi intermediari, raccolti insieme, vanno a costituire un trattato di mariologia nel senso più massimalista che vi possa essere.
Si pensi alle apparizioni della Vergine della Rivelazione a Bruno Cornacchiola alle Tre Fontane, nel 1947, dove si presentò con delle parole vertiginose: "Io sono Colei che sono nella Trinità divina".
Ma non mi accontento di questa breve (seppur densa) citazione. La regalità della Signora del creato merita maggior e miglior difesa.
Le prime testimonianze dei Padri della Chiesa sulla regalità della Vergine Maria risalgono al IV secolo (si noti l'antichità).
Ricordiamo innanzitutto due frammenti di Sant'Efrem il Siro. Nel primo pone sulle labbra di Maria, che si rivolge a Gesù, il titolo che ella riconosce per sé di “madre del Re”: «Il cielo mi sorregga con il suo braccio, perché io sono più onorata di lui. Il cielo, infatti, fu soltanto tuo trono, non tua madre. Ora quanto è più da onorarsi e da venerarsi la madre del Re del suo trono!» (3). Nel secondo è l’autore stesso che prega la madre di Gesù, chiamandola «Vergine augusta e padrona, Regina, signora» (4).
A qualche decennio successivo risalgono, invece, le invocazioni di Gregorio di Nazianzo: «madre del Re di tutto l’universo», «madre vergine, ha partorito il Re di tutto il mondo» (5).
Contemporaneamente a Maria viene attribuito anche il titolo di “Signora” (domina, in latino).
Le testimonianze si moltiplicano in Oriente e in Occidente nei secoli successivi. In Oriente nel VI secolo il grande innografo Romano il melode († 560) canta l’amorevolezza di Maria Regina verso i poveri: «non è prerogativa solo del comandante il saluto alla Regina, ma anche gli umili possono vederla, parlare con lei» (6).
Flavio Cresconio Corippo († 568), poeta di corte dell’imperatore di Bisanzio Giustino II, scrive una preghiera alla Vergine per l’imperatrice Sofia, nella quale invoca Maria quale «Regina del mondo eccelso, madre santissima del creatore dell’universo» (7).
Ma sono soprattutto i tre grandi autori bizantini dell’VIII secolo, Andrea di Creta († 720), Germano di Costantinopoli († 733) e Giovanni Damasceno († 749) a utilizzare, dopo aver elaborato la dottrina dell’assunzione e della mediazione di Maria, il termine “Regina” per esprimerne la superiorità sulle creature celesti e sugli uomini. Andrea di Creta pone in relazione la regalità della Vergine con la sua assunzione: «[Gesù Cristo] portò [ai cieli] in questo giorno, come Regina del genere umano, dalla dimora terrena la sua Madre sempre vergine, nel cui seno, pur rimanendo Dio, prese l’umana carne» (8).
In Occidente il titolo “Regina” compare a partire dal VI secolo. In un poema in lode di Maria attribuito a Venanzio Fortunato (530-600), l’autore canta: «Sei stata posta sul trono celeste, o felice Regina» (9); un secolo dopo Ildefonso da Toledo († 667), così invoca la madre di Gesù: «O mia signora, o mia dominatrice: tu sei mia signora, o madre del mio Signore [...] Signora tra le ancelle, Regina tra le sorelle» (10); e Ambrogio Autperto, nell’VIII secolo giustifica ancora una volta questo titolo con il riferimento alla maternità divina: «Regina del cielo, perché madre del re degli angeli» (11).
* * *
Potremmo andare avanti a lungo ma a che serve? Abbiamo capito tutti l'antifona, no? Nei secoli successivi non fanno che rafforzarsi la convinzione e l'approfondimento di questo titolo e del relativo contenuto dottrinale, come è giusto e doveroso che sia. La Chiesa sempre ha creduto e professato la regalità della Madonna.
Eppure questa mattina colui che siede sulla cattedra di Pietro è stato udito dire qualcosa di diverso. A che titolo, ci chiediamo? Non dovrebbe essere il custode del deposito? Altrimenti perché occupare quel posto? Eppure, ormai da 7 lunghi anni, egli rema in direzione esattamente contraria a quel sacro tesoro di dottrina che ci è stato offerto a prezzo del Sangue del Salvatore e dei dolori dell Corredentrice. Ecco perché i cattolici veramente tali sono giustamente stanchi di ascoltarlo maltrattare le cose sante della religione e negare più o meno apertamente le verità più auguste della Fede cattolica.
Amici, ricordiamolo: "De Maria numquam satis" (San Bernardo di Chiaravalle): mai si dirà abbastanza di Colei che, Nuova Eva, è stata eletta Socia del Salvatore e ci ha rigenerato alla vita della grazia.
Sia benedetto il nome di Maria Vergine e Madre, la sua materna corredenzione e la sua gloriosa regalità. Così sia.
Note
1) Paolo VI, Omelia, in AAS 62 (1970) 295-301.
2) Pio XII, Ad Coeli Reginam, Lettera Enciclica, 11 Ottobre 1954.
3) Sant'Efrem, Hymni de B. Maria, 19.
4) ID., Oratio ad Ss.mam Dei Matrem.
5) San Gregorio di Nazianzo, Poemata dogmatica 18,58, in Patrologia Graeca 37, 485.
6) Romano il melode, Inno I dell’annunciazione 1, in Sources Chretiennes 110, 20.
7) Flavio Cresconio Corippo, In laudem Iustinii 2,56.
8) Sant'Andrea di Creta, Homilia II in Dormitionem Ss.mae Deiparae, in Patrologia Graeca 97, 1079. Cf. anche ID., Homilia III in Dormitionem Ss.mae Deiparae 1, in Patrologia Graeca 98, 303: «Regina di tutti gli uomini, perché fedele di fatto al significato del suo nome, eccettuato soltanto Dio, si trova al di sopra di tutte le cose»; San Germano di Costantinopoli, In Praesentationem Ss.mae Deiparae 1, in Patrologia Graeca 98, 303: «Siedi, o signora: essendo tu Regina e più eminente di tutti i re ti spetta sedere nel posto più alto»; Ivi 2, in Patrologia Graeca 98, 315: «Signora di tutti coloro che abitano la terra»; San Giovanni Damasceno, Homilia I in Dormitionem B.M.V., in Patrologia Graeca 96, 719: «Regina, padrona, signora»; De fide orthodoxa,1,4,14, in Patrologia Graeca 44, 1158: «signora di tutte le creature».
9) Venanzio Fortunato, In laudem Sanctae Mariae 265, in Patrologia latina 88, 282.
10) Sant'Ildefonso di Toledo De virginitate perpetua B.M.V., in Patrologia latina 96, 58.
11) Sant'Ambrogio Autperto, Omelia nella festa dell’Assunzione 2, in Patrologia latina 39, 2129.
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IN DIFESA DELLA CORREDENTRICE
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