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Andre Luiz
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Croazia sacra : un popolo lotta per i suoi ideali sul confine tra l'oriente e l'occidente (1943) Author: Draganović, Krunoslav, 1903-1982 Subject: Catholic Church in Croatia Publisher: Roma : Officium …Altro
Croazia sacra : un popolo lotta per i suoi ideali sul confine tra l'oriente e l'occidente (1943)

Author: Draganović, Krunoslav, 1903-1982 Subject: Catholic Church in Croatia Publisher: Roma : Officium Libri Catholici

La Madre di Dio di Ilaca.

Nello stesso tempo in cui a Lourdes si verificavano i grandi mira-
còli al cospetto del mondo intero, successe a Ilaca, piccola borgata
del Sirmio, qualcosa di simile e che vi fece affluire come ad un
luogo sacro e caro alla Madonna, pellegrini dalla Slavonia, dal Sirmio,
dalle regioni di Djakovo e di Valpovo e dalla Bosnia. Nel giorno della
Madonna vi si possono contare sino a 15.000 persone. La domenica di
Passione del 1865 Pietro Lazic, contadino di Ilaca, s'accorse di buon
mattino che la strada carrozzabile ad una ventina di passi da casa sua
era bagnata: sembrava che qualcuno vi avesse sparso dell'acqua. Il
tratto più bagnato della strada attirò la sua curiosità ed ecco che dopo
che egli ebbe rimosso un po' di terreno col bastone, da quel posto
improvvisamente sgorgò un getto d'acqua.

La notte appresso un giovanetto, di nome Giorgio Ambrusevic,
fece uno strano sogno: vide la Madonna con una bianca corona in
testa e col Bambino Gesù in braccio. La Madonna che era vestita di
azzurro e di bianco gli ordinò di recingere quella sorgente, giacche
era sua. Questa apparizione non svanì neppure quando il giovanetto
si svegliò bruscamente. All'indomani egli esegui ciò che gli era stato
comandato. Intanto delle strane cose vi accadevano. Il parroco disto-
glieva il popolo dalla venerazione della sorgente, ma il popolo la
chiamò l'« Acquolina della Madonna » e vi cercò sollievo alle soffe-
renze fisiche ed infine chiese alle autorità ecclesiastiche di potervi
collocare la statua della Madre di Dio. H vescovo Giuseppe Strossma-
yer venne incontro a questo desiderio il 17 luglio 1867.

I pellegrinaggi divennero più frequenti ed anche la Madre di
Dio moltiplicò le sue grazie. Incominciarono le apparizioni della
Beata Vergine: le prime avvennero, presso la sorgente alla festa della
Nascita di Maria SS. La prima a vederla fu una contadina di Kerestur
e dopo di lei suo marito e una cinquantina di persone partecipanti
alla processione che s'era avviata da Babinagreda a Ilaca. Al Nome
di Maria queste apparizioni sì ripeterono dinanzi ad una maggior
folla di popolo. Siccome esse non cessavano e le guarigioni miracolose
divenivano sempre più numerose come anche i pellegrinaggi alla « Ac-
quolina della Madonna », venne deciso di erigere presso la sorgente
una piccola cappella. Nel 1867 s'incominciò ad ingrandirla, finche
non assunse l'attuale aspetto di grande e bella chiesa frequentata da
migliaia di fedeli.

Il miracolo suljla Drina.

Fra tutte le province croate la Bosnia è quella che ebbe a soffrire
maggiormente. Se ne ha una testimonianza anche nel suo più famoso
Santuario: quello della Madonna di Olovo. Questo Santuario ricorda
le persecuzioni, i dolori, le sofferenze di quella regione.

Quando i Turchi conquistarono la città di Zvornik, trasformarono
la chiesa cattolica in moschea. L'immagine della Madonna che vi si
venerava non cadde nelle loro mani. Essa infatti lasciò la chiesa in
un modo inesplicabile e sì collocò su di un albero vicino al fiume
Drina che scorre nei pressi di Zvornik. Un Turco passandovi a cavallo
trafisse l'immagine in un punto sopra la corona e quella trafittura è
tuttora visibile. Un attimo più tardi l'uomo impazzì e cadde insieme
col cavallo nella Drina. La Vergine lasciò quel posto e andò ad Olovo,
dove i cristiani la trovarono su di un colle nei pressi dì un convento

francescano e l'accolsero con devozione filiale, costruendo poi per
Lei una bella cappella, nella quale collocarono l'immagine in una
nicchia. La Madonna profuse colà le sue grazie e operò molti miracoli.
Per proteggere la sua immagine dagli invasi dal demonio la coprirono
con una rete di ferro. Che Olovo sia stata già nell'epoca turca un
Santuario celebre, lo comprova il vescovo Nicola Olovcic, il quale nel
1672 aveva visitato anche quella cittadina. « Vi trovai — disse — la
pivi vecchia chiesa della Madonna di tutta la Turchia e dei paesi
vicini, con la miracolosa immagine della Beata Vergine. Per i suoi
miracoli la venerano anche i Turchi e gli altri infedeli che la temono
Ad Essa accorrono per la festa della Madonna immense folle di pel
legrini Ungheresi, Slavoni, Croati, Dalmati, Ragusei, Bosniaci, Tur
chi. Ortodossi, Greci ed Ebrei. In quel giorno la Madre dell'uma
nità aiuta tutti, specialmente gli indemoniati, ed anche al cospetto de
gli infedeli ». Già a quell'epoca accorrevano ad Olovo circa 15.000
pellegrini.

Ma la festa di Olovo veniva talvolta guastata da tristi spettacoli.
Il gesuita padre Bartolomeo Kasic in una sua lettera inviata a Roma,
riferendo alle autorità sul sacerdote Simeone Matkovic, che doveva
essere nominato vescovo, descriv€!| così la festa del 1609 a Olovo : « Que-
sti incontestabili miracoli hanno eccitato i Turchi che dicevano fra
loro: finche questa immagine di Maria starà qui, il numero dei cat-
tolici andrà aumentando a scapito della nostra religione. Questi Tur-
chi assalirono i cristiani che si trovavano in processione in occasione
dell'Assunta, portando la santa immagine, e misero in scompiglio
10.000 fedeli ».

« L'immagine della Madonna veniva portata da un virtuoso gio-
vane di nome Stefano Bogoivic, nipote di Don Simeone. Egli la teneva
con la sinistra appoggiandola sul viso, mentre con la destra reggeva la
spada per difendersi. Intorno a lui v'ejra molt^ gente armata di fucili.
I Turchi acchiapparono il buon Guardiano,, padre Gaspare, e qualcuno
voleva tagliargli la testa, ma don Simeone glielo impedì, parando il
colpo col bastone. Allora tutti i Turchi — una trentina — assalirono
Simeone, ma grazie a Dio non lo ferirono, se non leggermente alla
fronte. Dopo di che cominciarono a picchiare colóro che portavano
l'immagine della nostra Madonna. In quel mentre un laico colpì col
bastone alla nuca il capitano turco che voleva strappare l'immagine.
Questi restò in sella, ma quando Don Simeone lo percosse un'altra
volta col bastone sulla faccia, si piegò da una parte e il cavallo lo
portò via. Allora, prima che se ne fosse potuto accorgere. Don Simeone

ricevette un colpo di sciabola sulla schiena, la mano gli cadde inerte
e il sangue cominciò a sgorgargli dalla ferita. Ognuno cercò allora
di salvarsi dalla mischia nella quale per miracolo non si ebbero morti :
né Turchi ne Cristiani ».

Ma l'anno 1704 fu un anno ben triste per Olovo. Sefer Pascià
appiccò il fuoco al vecchio Santuario e al convento, dei quali rima-
sero solo macerie. L'immagine della Madonna fu salva e trasportata
a Ilok. Il popolo non poteva dimenticare la Madre di Dio ed ogni
anno all'Assimta i pellegrini visitavano il luogo dove una volta vi era
stata la chiesa. Piangevano sui ruderi della chiesa, ricordando il triste
passato e baciando le pietre, memori della passata gloria della Ma-
donna, sino a che nel 1937 vi venne costruita con il contributo di
tutto il popolo croato una grande chiesa, dedicata alla Madonna di
Olovo, protettrice del popolo croato.