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Madonna del Divin Amore salva Roma ed i suoi abitanti, 70 anni fa.

4 Giugno del 1944: la Madonna del Divin Amore salva Roma ed i suoi abitanti

L’esercito nazista abbandona senza opporre resistenza la Città eterna, mentre le forze alleate vi entrano per Porta San Giovanni e per Porta Maggiore, accolte dai romani con straordinarie manifestazioni di esultanza. Dopo quasi nove mesi di occupazione, Roma è salva, intatta. Contro ogni previsione non è stata versata una sola goccia di sangue.
Il pericolo è scampato. È dissolta la paura che incombeva come una nuvola minacciosa: l’incubo che si potesse assistere ad un assedio, ad una battaglia estenuante, ad una carneficina; che si potessero ripetere e moltiplicare i lutti e le distruzioni iniziati con il tremendo bombardamento del luglio del 1943, che fece terra bruciata nel popolare quartiere di San Lorenzo. E per il popolo romano, disorientato e ridotto praticamente alla fame, la liberazione incruenta della città ha una, e una sola artefice: la Santa Vergine del Divino Amore.
A migliaia, obbedendo al suggerimento di papa Pio XII l’avevano implorata, facendo un voto solenne per la salvezza dell’Urbe. Si erano stretti in preghiera, proprio in quelle ore drammatiche e cruciali, nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, nel centro di Roma, dove la cara e familiare immagine della Madonna del Divino Amore era stata trasportata dal Santuario di Castel di Leva.
«Ricordo ancora, dopo più di 50 anni, quando la Madonna arrivò a Roma – racconta un anziano testimone che all’epoca era un giovane militare. – Io ero al Colosseo e, insieme ad alcuni amici, mi unii alla processione. C’era una folla immensa, commovente. Moltissimi erano giovani. Tutta Roma si affidò completamente alla Vergine». Nella chiesa dedicata al fondatore della Compagnia di Gesù, accanto al portale d’ingresso, oggi una lapide ricorda quei giorni di intensa preghiera, di implorazione incessante e fiduciosa, quella testimonianza di grande fede del popolo romano.
I giorni delle Fosse Ardeatine
Il 1944 era cominciato male per la Città eterna. Le forze alleate, sbarcate ad Anzio verso la fine di gennaio, avrebbero dovuto liberare Roma in pochi giorni e invece avanzavano con enorme lentezza. A seguito dell’armistizio dell’8 settembre del 1943, con il rapido «trasferimento» a Brindisi del re Vittorio Emanuele III e del governo Badoglio, padroni della città erano i tedeschi. Come scrisse il premio Nobel Salvatore Quasimodo, si viveva «con il piede straniero sopra il cuore».
I tedeschi arrestavano, torturavano, deportavano, fucilavano. E dal cielo pioveva il fuoco dei bombardamenti delle forze alleate.
In questo clima di terrore e di profonda incertezza le strade di Roma erano diventate teatro della lotta partigiana. Bombe a mano erano state lanciate contro gli alberghi degli ufficiali tedeschi in piazza Barberini, in viale Romania, in via Veneto. Il 9 marzo un camion tedesco carico di fusti di benzina diretto al fronte di Cassino venne incendiato al Colosseo: per rappresaglia i nazisti passarono per le armi dieci partigiani.
In un crescendo di violenza e di orrore si arriva alle 14.30 del 23 marzo. In quel giorno e a quell’ora un drappello composto da soldati altoatesini di lingua tedesca del Polizei Regiment Bozen percorre in discesa una stretta strada del centro. Una strada tragicamente destinata a passare alla storia: via Rasella. Il reparto tedesco, composto da uomini non giovanissimi e per lo più impiegati nella guardia a ministeri e uffici, è diretto alla propria caserma. Segue sempre lo stesso percorso, alla stessa ora. Ma il 23 marzo non è una data casuale: è infatti il venticinquesimo anniversario di fondazione della milizia fascista.
Lungo via Rasella, quel giorno, c’è un carretto per la raccolta della spazzatura carico di esplosivo, collegato ad una miccia. Lo ha portato sul posto Rosario Bentivegna, partigiano dei Gap (Gruppi di azione patriottica). Dal carretto esce un filo di fumo, ma i soldati non fanno a tempo ad accorgersene: un’esplosione violenta devasta la strada. Muoiono 33 militari e numerosi civili, tra i quali un bambino. Immediatamente scattano i rastrellamenti da parte degli uomini del generale Meltzer del comando tedesco di Roma, aiutati dai fascisti. Casa per casa, bottega per bottega a centinaia uomini, donne e bambini si ritrovano faccia al muro lungo via Quattro Fontane. Di tanto in tanto echeggiano le raffiche delle mitragliatrici contro le abitazioni.
Da Berlino un Adolf Hitler furioso ordina la rappresaglia. L’unico modo per evitarla, fanno sapere i nazisti con manifesti e messaggi lanciati via altoparlante, è che gli attentatori si consegnino. Ma nelle poche ore concesse nessuno si fa avanti.
È ormai il 24 marzo. Il federmaresciallo Albert Kesserling, comandante di tutte le forze armate tedesche in Italia, ordina la repressione: dieci italiani dovranno morire per ogni vittima nazista. Nel pomeriggio la polizia, agli ordini del colonnello Herbert Kappler, preleva dalle carceri 335 persone, cinque più del previsto per un errore nella compilazione …
Maurizio Muscas
Ma Qulcuno la motiva con la mancanza del miracolo come Giovanni XXIII....
cristian d amico
Solo per quello che ha fatto per Roma il Defensor civitatis, il grande Pio XII, avrebbe meritato immediatamente la gloria degli altari, ma guarda caso la causa è ferma..mentre altre "volano".
totus catholicus
Quanti romani hanno ricordato questa grazia teoricamente indicmenticabile specialmente per loro, ma anche per tutto il mondo civilizzato?... Secondo quello che si trova su internet, non sembrano molti, diciamo così. Però bisogna dire che c'è anche una realtà che magari non appare molto, ma è quella del pellegrinaggio a piede - appunto - da Roma al Santuario del Divin Amore (14 km), ogni sabato,…Altro
Quanti romani hanno ricordato questa grazia teoricamente indicmenticabile specialmente per loro, ma anche per tutto il mondo civilizzato?... Secondo quello che si trova su internet, non sembrano molti, diciamo così. Però bisogna dire che c'è anche una realtà che magari non appare molto, ma è quella del pellegrinaggio a piede - appunto - da Roma al Santuario del Divin Amore (14 km), ogni sabato, da maggio ad ottobre.