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gioiafelice
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BIOTESTAMENTO. La sofferenza è inevitabile, bisogna dire perché vale la pena affrontarla (con l'aiuto dei trattamenti sedativi) invece che uccidere e uccidersi. Altrimenti di fronte alla cultura della …Altro
BIOTESTAMENTO. La sofferenza è inevitabile, bisogna dire perché vale la pena affrontarla (con l'aiuto dei trattamenti sedativi) invece che uccidere e uccidersi. Altrimenti di fronte alla cultura della morte soccomberanno tutti. (video di repertorio)

Questa situazione però ci mette alle strette. Non essendo più la sofferenza inevitabile, bisogna dire perché vale la pena affrontarla invece che uccidere e uccidersi. Altrimenti di fronte alla cultura della morte soccomberanno tutti. Cristiani e non. Come ha spiegato bene al Ncr il cardinale di Toronto, Thomas Collins, dove da un anno l’eutanasia è legale e ora si sta cercando di estenderla ai minorenni e ai depressi. "Siamo rimasti scioccati di fronte al pensiero di ogni tipo di eutanasia. Oggi siamo scioccati dal fatto che vogliano estenderla. Ma poi ci abitueremo anche a questo. Man mano che si va avanti, sempre di più, rimarremo scioccati per un momento e poi accetteremo…Penso che si tratti di un indurimento della coscienza. Proprio come a volte crescono i calli sul corpo fisico, così possono formarsi sulla coscienza umana…L’abitudine consente alle persone di accettare ciò che è inaccettabile”.

Lo vediamo già dalla confusione: Perché ci si chiede se è giusto rianimare o meno un malato grave o un anziano? Perché seguire un testamento biologico e non la propria coscienza di fronte alla possibilità di perdere il lavoro? Forse perché davanti a queste leggi, si discute troppo di limite delle cure o di accanimento terapeutico, ma pochissimo (neppure i sacerdoti ne parlano più appunto) del valore immenso e salvifico della sofferenza.

Come invece fece nella Salvifici Doloris Giovanni Paolo II così: “Cristo non nascondeva ai propri ascoltatori la necessità della sofferenza. Molto chiaramente diceva: “Se qualcuno vuol venire dietro a me... prenda la sua croce ogni giorno”. Ma siccome Dio non perette nulla contro la sua creatura, permette la sofferenza perché in essa “si nasconde una particolare forza che avvicina interiormente l'uomo a Cristo, una particolare grazia….nella sofferenza diventa un uomo completamente nuovo. Egli trova quasi una nuova misura di tutta la propria vita e della propria vocazione...Questa interiore maturità e grandezza spirituale nella sofferenza certamente sono frutto di una particolare conversione e cooperazione con la Grazia del Redentore crocifisso. È lui stesso ad agire nel vivo delle umane sofferenze per mezzo del suo Spirito di verità…Cristo mediante la sua propria sofferenza salvifica si trova quanto mai dentro ad ogni sofferenza umana, e può agire dall'interno di essa con la potenza del suo Spirito di verità, del suo Spirito Consolatore”.

Per questo il cristiano dovrebbe sostenere chi soffre, inginocchiarsi davanti a lui, chiedendo a Cristo di agire e lasciandoGli il tempo di cui ha bisogno per lavorare nell’animo umano prima della morte, in un dialogo a cui nessuno ha accesso. E che avviene anche quando una persona ci appare incosciente (nessuno può sapere cosa accada in quegli istanti fra la sua anima e Dio). Solo così il medico è spinto a fare tutto il possibile per salvare, alleviare e curare quel malato, stando davanti alla sua anima come chi sta sulla soglia di un monastero. Guai a sostituirci a Dio interrompendo questo dialogo, per drammatico che sia.