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Lingua Italiana, Bussetti: la quarta più studiata al mondo, alla scuola il compito di preservarla. L'Accademia della Crusca: "Basta con gli inutili termini inglesi aziendali" Fabio Rampelli (Fdi): "…Altro
Lingua Italiana, Bussetti: la quarta più studiata al mondo, alla scuola il compito di preservarla. L'Accademia della Crusca: "Basta con gli inutili termini inglesi aziendali" Fabio Rampelli (Fdi): "Siccome ci troviamo nel Parlamento italiano e non nella Camera dei lord, i testi devono essere scritti in italiano".

Roma, (askanews) – All’estero, nell’anno accademico 20anche nelle Leggi16/17, l’hanno studiata più di 2 milioni di persone. Suddivise in 115 Paesi. Quella italiana è una lingua antica che però mantiene intatto il suo fascino, grazie a una musicalità senza eguali e il legame naturale con l’idea di bello e di dolce vita.

A Roma, a Villa Madama, ne ha certificato lo stato di salute la III edizione degli Stati generali della lingua italiana nel mondo, una giornata di lavori articolata in varie sessioni plenarie che ha visto la partecipazione di diverse personalità istituzionali di spessore.

Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, ha evidenziato nel suo intervento introduttivo i riconoscimenti e il peso raggiunti dall’italiano.

“Se guardiamo al numero di persone che parlano l’italiano nel mondo, noi siamo – come lingua – circa al 21esimo posto. Quindi ce ne sono molte che ci sopravanzano. Ma se andiamo a vedere le persone che studiano le lingue, e che quindi studiano una seconda o una terza lingua, come numero di persone è la quarta lingua più studiata.

(…) “Dopo l’inglese, lo spagnolo e il cinese” (…)

(…) “Significa però venire prima del francese” (…)

Il numero degli studenti, come rimarca la quinta edizione dell’indagine statistica sulla diffusione dell’italiano promossa dal ministero degli Esteri, è in crescita del 3,85% rispetto alla precedente rilevazione. Ma la rete delle scuole italiane all’estero, veicolo fondamentale per la conoscenza dell’Italia, è invece troppo spesso trascurata. Moavero fa una promessa:

“Il mio impegno – come ministro degli Esteri e come membro del governo – sarà anche quello di trovare le risorse finanziarie per rilanciare la rete delle scuole italiane”.

Gli studiosi dell'Accademia della Crusca hanno osservato che "nel sistema universitario italiano è presente una forte disponibilità a impiegare termini ed espressioni provenienti dal mondo economico-aziendale per designare o descrivere momenti della valutazione relativi alla didattica e alla ricerca, o per indicare fasi burocratico-organizzative previste nella vita ordinaria dell’istituzione".
I linguisti dell'Accademia della Crusca hanno preparato un elenco che "segnala alcuni di questi termini, scelti tra quelli di uso più frequente, e rammenta l'esistenza di vari equivalenti italiani perfettamente adeguati, i quali eviterebbero di accentuare quell'immagine aziendalistica dell'università che sembra oggi imperante, ma che in realtà non riscuote consensi incondizionati".
Nell'elenco dei termini inglesi da evitare compaiono: "student (o client) satisfaction" (soddisfazione dello studente o dell'utente), "debriefing" (resoconto), "executive summary" (sintesi), "distance learning" (apprendimento a distanza), "peer review" (revisione tra pari), "public engagement" (impegno pubblico), "valutazione della performance" (valutazione dei risultati).
Fatta salva la libertà di scelta di ogni utente della lingua, il gruppo Incipit dell'Accademia della Crusca "invita a riflettere sul rischio che questa fitta terminologia aziendale anglicizzante venga applicata in maniera forzosa e sia esibita per trasmettere un’immagine pretestuosamente modernadell’istituzione universitaria, lasciando credere agli utenti e agli operatori professionali che i termini tecnici inglesi siano privi di equivalenti nella lingua italiana, cosa che appare falsa".
I linguisti del gruppo Incipit si rendono conto dell'opportunità legata alla modernizzazione di alcuni aspetti dell'università italiana, ma ritengono che "tale modernizzazione non debba derivare da operazioni massicce di pura anglocosmesi".
Nell'università sono ormai di larghissimo uso parole come 'abstract' per sommario o talora sintesi, 'feedback' (esempio 'cultura del feedback') per riscontro, 'road map' per piano operativo, cronoprogramma, 'deadline' per termine ultimo, scadenza. "Non si tratta di termini tecnici specialistici della vita universitaria, né di anglismi incipienti, perché ormai sono di largo corso - sostengono i linguisti della Crusca - in questo caso un’istituzione che dovrebbe essere all’avanguardia pare invece al traino di altri centri egemonici, quasi nel tentativo di mostrare così di aver compensato almeno verbalmente la propria staticità".
Si può aggiungere alla lista, a parere dei linguisti, anche il nome di una cerimonia quale il 'graduation day' o 'festa dei laureati', "una festa che riproduce riti esteriori privi di radicamento nella tradizione universitaria italiana, che ci mostra succubi rispetto a modelli anglosassoni, al di là delle differenze di organizzazione, di vocazione, di gestione, di significato sociale e di metodo che distinguono i due sistemi educativi".

www.adnkronos.com/…/accademia-della…

La resistenza di Rampelli all'inglesismo
Il tema della "contaminazione" di parole straniere - quasi esclusivamente inglesi - della lingua italiana è arrivato la settimana scorsa anche alla Camera dei Deputati. Il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli (Fdi) stava leggendo le carte che gli uffici della Camera redigono per il presidente di turno, quando a un certo punto si è imbattuto nel termine "performances”: l'esponente di FdI si è allora bloccato e, un attimo dopo, ha corretto l'inglesismo con il termine "prestazioni". Poi l’appello deciso: "Siccome ci troviamo nel Parlamento italiano e non nella Camera dei lord, i testi devono essere scritti in italiano". E ancora: "Dovete modificare tutto ciò che arriva in Parlamento con parole straniere. Non voglio più vedere vocaboli inglesi tra le carte della presidenza". Ieri su Facebook Rampelli è intervenuto di nuovo sul tema, per chiedere che "la politica deve fare la sua parte costituzionalizzando la lingua italiana e impegnando tutte le istituzioni a non cedere a provincialismi sempre più sfacciati che vedono legislatori, pubblica amministrazione, grandi aziende partecipate, Rai soggiogati ad anglicismi ed esotismi linguistici". Di qui la sua promessa: "Presenterò la prossima settimana in un dibattito pubblico le proposte di legge depositate sulla materia alla Camera e scriverò a tutti gli Ad e ai presidenti delle principali società italiane per chiedere di collaborare in questa battaglia di civiltà".

www.interris.it/italia/uso-di-parole-s…