41:30
Don Costantino Gentili. (Video al 50° del suo Si al Signore) OMELIA IN OCCASIONE DELLE ESEQUIE DI DON COSTANTINO GENTILI Subiaco, Chiesa di Santa Maria della Valle, Lunedì 6 marzo 2017 “Venite, …Altro
Don Costantino Gentili.

(Video al 50° del suo Si al Signore)
OMELIA IN OCCASIONE DELLE ESEQUIE DI DON COSTANTINO GENTILI
Subiaco, Chiesa di Santa Maria della Valle, Lunedì 6 marzo 2017
“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo”.
Sono le parole del Vangelo che in questo lunedì della prima settimana di Quaresima la liturgia della Chiesa ci fa ascoltare mentre diamo l’estremo saluto al nostro carissimo Don Costantino che ieri mattina, dopo un periodo di ricovero in ospedale, ha terminato il suo cammino terreno per incontrarsi con il Signore della vita in attesa della risurrezione dei corpi nell’ultimo giorno.
Sono le parole che preghiamo e – per quanto possiamo valutare noi uomini – siamo certi nella fede e nella speranza, che il Signore stia rivolgendo a Don Costantino la cui anima ora è nella dimensione di Dio, speriamo con tutto il cuore che sia nel Suo abbraccio trinitario. E se ancora non lo fosse completamente a causa della sua fragilità umana e del peccato che tutti intacca, per le nostre preghiere e i nostri suffragi, auspichiamo che vi giunga al più presto.
“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo”: perché?
Perché, continua Gesù nel Vangelo con una semplicità che mette tutti con le spalle al muro, ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi … e quando avete fatto ognuna di queste cose a uno dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatta a me.
Ebbene, se queste parole di Gesù valgono per tutti noi incamminati verso l’incontro con il Risorto, valgono ancor più per un sacerdote come Don Costantino che tutti noi abbiamo conosciuto, amato e stimato. Un sacerdote che come tanti altri, pur segnato da una certa fragilità di carattere – di cui però era consapevole e che lo rendeva umile fino a non accettare incarichi di responsabilità – ha dato tutta la sua vita per Dio e per i fratelli. Ha dato tutto se stesso – come poteva – per servirli in tante forme di carità a partire dalla prima e fondamentale: quella di trasmettere con la vita, l’esempio, la relazione, il ministero, la celebrazione dei sacramenti, il servizio importantissimo dell’educazione, la fondamentale e più grande ricchezza, la ricchezza di Dio, ben sapendo che se uno ha Lui ha tutto, se uno, invece, non ha Dio può avere ogni cosa nel mondo ma manca dell’essenziale!
La vita di Don Costantino è stata semplice, il suo curriculum vitae non è stato per nulla complicato, ma nella costanza di un servizio sacerdotale tutto speso qui tra voi,
a Subiaco e in particolare a Santa Maria della Valle, è divenuta servizio, pratica concreta di quanto ci ha suggerito il Vangelo odierno per vivere quella dimensione essenziale per entrare in piena comunione con Dio ora e dopo la morte che è quella della carità, della misericordia, del servizio totale e disinteressato al prossimo.
Don Costantino era nato a Tivoli il 20 settembre del 1935 ed era cresciuto con la sorella e i fratelli – che desidero salutare e ai quali assicurare insieme a tutto il presbiterio diocesano e a Mons. Benedetto Tuzia che mi ha inviato un messaggio proprio questa mattina poiché grato a Don Costantino che in Seminario gli fu Prefetto e poi lo seguì sempre anche durante il suo cammino sacerdotale e episcopale – era cresciuto – dicevo – fino ad 11 anni a Cerreto Laziale quando, nel 1946 entrò nel Seminario di Subiaco dove si preparò all’ordinazione sacerdotale che ricevette nella Cattedrale di Santa Scolastica l’11 luglio del 1961 per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del Vescovo di Assisi, il benedettino Mons. Placido Nicolini.
Già in Seminario erano emerse le sue qualità umane e spirituali. Nel 1959, il suo Rettore, scriveva in un giudizio che ho trovato ieri guardando la sua cartella d’Archivio conservata in Curia: “ha ottime qualità di spirito di pietà, di obbedienza e umiltà e di apostolato”.
Dopo aver celebrato la sua Prima Messa a Cerreto il 16 luglio 1961, festa della Madonna del Carmine, fu inviato come coadiutore qui a Santa Maria della Valle dove è rimasto Vicario Parrocchiale fino a quando il Signore lo ha chiamato a sé ieri mattina nonostante al compimento dei 75 anni mi avesse rassegnato le dimissioni – come deve fare ogni sacerdote giunto a quell’età, da ogni incarico –. Dimissioni che non ho voluto accogliere innanzitutto perché ha svolto fino a quando è entrato in ospedale, dopo Natale, il suo servizio sacerdotale con dedizione e disponibilità e poi perché, sapendolo un po’ tendente alla malinconia, non avrei mai voluto dargli un dolore, il dolore di togliergli quel poco che caso mai, data l’età, riusciva a fare ma che era la sua vita: la vita del prete!
Tra voi era molto amato. Mentre era Vicario parrocchiale qui alla Valle, ha insegnato per 35 anni alla scuola media Angelucci e dopo la morte di Don Gigi Procacciante è stato, per un breve periodo di tempo, anche Amministratore Parrocchiale di questa Parrocchia per poi mettersi a disposizione con umiltà e dedizione della nuova unità pastorale delle parrocchie di Subiaco accanto a Don Mariano, Don Gianluca, Don Antonio e Don Fabrizio che ringrazio per essere stati vicini a Don Costantino anche in questo ultimo periodo della sua vita – il periodo della malattia – insieme a tanti fedeli, medici, infermieri, sacerdoti di Subiaco che pressoché quotidianamente hanno circondato il letto di ospedale di Don Costantino trasmettendogli quell’affetto di cui aveva tanto bisogno. Anche nel rapporto con me ha sempre cercato una figura paterna a cui affidarsi, a cui chiedere anche piccoli aiuti come poteva essere quello di un passaggio fino alla clinica Mancini degli Altipiani di Arcinazzo per andare a trovare la sorella quando per due volte all’anno mi recavo in quella clinica, o una parola di conforto soprattutto in questi mesi prima del ricovero e dell’operazione chirurgica e subito dopo l’intervento quando tutti pensavamo che ce l’avrebbe fatta … e ancora fino all’ultimo incontro al suo capezzale dove affaticato e quasi ormai incapace di parlare con il segno della mano mi chiese con umiltà la benedizione.
Qui a Subiaco Don Costantino è stato assistente parrocchiale dell’ACR, tra i fondatori della VIS – sappiamo bene quanto era appassionato di calcio e tifoso della Roma –, amava avere rapporti con le persone per la strada – in Visita Pastorale ricordo come mi condusse lui stesso al Centro Anziani dove passava delle ore per incontrare amici e coetanei e fare una vera e propria pastorale del tempo libero e della terza età potremmo definirla così … anche senza ufficialità.
Amava molto confessare. Mi piaceva vederlo anche a Sant’Andrea in occasione di tante celebrazioni chinato ad ascoltare i tanti che si andavano a confessare da lui.
E infine mi piace pensare al tanto che ha dato ma ha anche ricevuto dal Rinnovamento nello Spirito Santo – qui a Subiaco ma anche in Diocesi e lasciando un ottimo ricordo anche a livello nazionale ai tanti che annualmente incontrava alle convocazioni di quel movimento a Rimini –. Proprio sabato scorso, incontrandomi con tutti i gruppi del Rinnovamento presenti in Diocesi abbiamo a lungo e più volte pregato per Don Costantino, abbiamo invocato su lui lo Spirito Consolatore, l’ospite dolce dell’anima, il dolcissimo sollievo, colui che nel pianto è conforto, che dona virtù e premio, che dona morte santa. E santa, serena – mi raccontava il medico che è stata vicino a Don Costantino fino alla fine – è stata la sua morte domenica mattina quando si è concluso il santo viaggio di questo prete che ha amato e soprattutto che non ha esitato a donare quanto aveva ricevuto. Il prete è proprio questo: l’uomo fragile, debole, che riempito dell’amore e della santità di Dio non tiene questi doni per sé ma li condivide, condivide la ricchezza della vita e della chiamata di Dio affinché tutti possano arricchirsi dell’Unico che conta: il Signore Gesù che nella sua Pasqua ci ha redenti dal peccato e dalla morte e che ci ha assicurato che anche noi vivremo con Lui, siederemo alla destra del re che ci giudicherà secondo quanto avremo dato o non dato ai fratelli.
Don Costantino ha dato. Come dicevo sabato ai fratelli e alle sorelle del Rinnovamento nello Spirito, aveva scoperto l’essenziale della vita cristiana che non si limita tanto al fare – pure necessario e indispensabile – ma che chiede prima di tutto di “essere”! Essere aperti al dono dello Spirito che è dono di amore per distribuire a tutti con gioia, prossimità, capacità di attenzione ai più piccoli e semplici, anche a chi soffre oggi una delle malattie più diffuse, quella della depressione, la consolazione e la gioia che vengono dall’ebbrezza dello Spirito Santo, dalla consolazione della preghiera, dalla conferma che riceviamo dalla Parola del Signore.
Cari fratelli e sorelle, cari sacerdoti, parenti, amici e conoscenti di Don Costantino, nella prima lettura abbiamo ascoltato come il Signore si rivolse a Mosè per dirgli: “Parla a tutta la comunità … dicendo loro ‘siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo’”.
Il Sacerdote per il suo popolo è come Mosè, chiamato a condurlo dalla schiavitù del peccato verso la libertà della grazia, del perdono di Dio. Chiamato a condurre il popolo con la parola, l’ascolto, l’esempio e la prossimità a condurre il popolo dalla schiavitù del credere che la morte sia l’ultima parola della vita alla libertà di saperci amati, perdonati, redenti e destinati alla vita eterna da quel Dio che ha voluto rompere i legami del nostro peccato e della morte incarnandosi, morendo e risorgendo. Il sacerdote, come Mosè, è chiamato a ricordare a tutti – proprio perché per primo è stato amato da Dio – la vocazione alla santità, ossia a vivere la misura alta della vita cristiana ordinaria.
Don Costantino ci ha provato. Innanzitutto lui ha tentato con tutte le …