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gioiafelice
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Gutta cava lapidem – L’ictus del peccato veniale. Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD. Come le gocce d'acqua a poco a poco corrodono la pietra (gli antichi dicevano: gutta cavat lapidem, la goccia …Altro
Gutta cava lapidem – L’ictus del peccato veniale. Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD.

Come le gocce d'acqua a poco a poco corrodono la pietra (gli antichi dicevano: gutta cavat lapidem, la goccia scava la pietra) e come la pioggia con il suo susseguirsi di gocce feconda un terreno arido, così le nostre buone azioni compiute ripetutamente generano le virtù, le alimentano e le fanno progredire.

Scrive il padre R. Garrigou Lagrange: “Il peccato veniale non distrugge la carità, ma la paralizza nella sua azione e nel suo sviluppo, la raffredda, ne ostacola il volo. Non dà la morte all'anima, ma la lascia senza forze e senza energie per il bene. Spegne il fervore dell'amore divino, ottenebra gli occhi dell'anima, oscura la visione di Dio, come la paralisi parziale che, senza togliere la vita, ostacola, e a volte anche molto, la libertà dei movimenti” (Vita spirituale, p. 49).
E ancora: “Il peccato veniale ci priva sovente di grazie preziose. Forse che d'ora innanzi Dio sarà meno buono e meno comunicativo? No; siamo noi che cambiamo. Le grazie che rifiutiamo ritornano nel seno di Dio per colpa nostra, o, per essere più precisi, sono riversate su altre anime migliori. Il nostro talento sarà dato ad altri che lo sapranno far fruttificare. I lumi divini si fanno quindi meno vivi per noi, gli inviti della grazia meno frequenti, meno intensi, meno vittoriosi. (…).
A volte i peccati veniali ripetuti trascinano anche, indirettamente, al peccato mortale. Mentre le grazie si fanno più rare, le cattive inclinazioni prendono il sopravvento e la grazia santificante che dimora nell'anima perde a poco a poco la sua libertà; l'intelligenza viene sopraffatta dalle tenebre; la volontà s'indebolisce, il cuore s'indurisce” (Ib.).