02:46
Irapuato
57
Vangelo del Giorno - SABATO 16 LUGLIO - Commento fra Alberto Onofri FFB Verona Libro di Michea 2,1-5. Guai a coloro che meditano l'iniquità e tramano il male sui loro giacigli; alla luce dell'alba lo …Altro
Vangelo del Giorno - SABATO 16 LUGLIO - Commento fra Alberto Onofri FFB Verona

Libro di Michea 2,1-5.
Guai a coloro che meditano l'iniquità e tramano il male sui loro giacigli; alla luce dell'alba lo compiono, perchè in mano loro è il potere.
Sono avidi di campi e li usurpano, di case, e se le prendono. Così opprimono l'uomo e la sua casa, il proprietario e la sua eredità.
Perciò così dice il Signore: "Ecco, io medito contro questa genìa una sciagura da cui non potran sottrarre il collo e non andranno più a testa alta, perchè sarà quello tempo di calamità.
In quel tempo si comporrà su di voi un proverbio e si canterà una lamentazione: "È finita!", e si dirà: "Siamo del tutto rovinati! Ad altri egli passa l'eredità del mio popolo; - Ah, come mi è stata sottratta! - al nemico egli spartisce i nostri campi".
Perciò non ci sarà nessuno che tiri la corda per te, per il sorteggio nell'adunanza del Signore.

Salmi 9(9A),22-23.24-25.28-29.35ab.
Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell'angoscia ti nascondi?
Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio
e cade nelle insidie tramate.

L'empio si vanta delle sue brame,
l'avaro maledice, disprezza Dio.
L'empio insolente disprezza il Signore:
"Dio non se ne cura: Dio non esiste"; questo è il suo pensiero.

Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca,
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.
Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l'innocente.

Eppure tu vedi l'affanno e il dolore,
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 12,14-21.
In quel tempo, i farisei, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo.
Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti,
ordinando loro di non divulgarlo,
perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia:
"Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti.
Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce.
La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia;
nel suo nome spereranno le genti".

Copyright @ Conferenza Episcopale Italiana [2003 11 05]

Filosseno di Mabbug (? - ca 523)

vescovo in Siria
Omelie, n° 5, 137-139

“Non contenderà, né griderà”
Nostro Signore non è stato paragonato a un leone quando è stato condotto alla morte... Come un agnello, una pecora, restava in silenzio mentre veniva condotto alla Passione e alla morte: “Era come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca” nella sua umiliazione (Is 53,7)... In piedi davanti al giudice che lo interroga, lui, il Maestro e dottore di ogni sapienza, non risponde..., affinché si compia la parola: “Era come agnello condotto al macello” (Is 53,7). Lo guidano, lo conducono da un luogo all'altro, lo portano da un posto all'altro, trascinandolo da un giudice all'altro come se fosse muto. Davanti ad Anna, tace (Gv 18,13); finché questi non lo scongiura, non parla. Interrogato da Pilato, resta in silenzio; e finché non sente la domanda: “Sei tu il re dei Giudei?” (Gv 18,33)... non risponde. Allora l'hanno condotto da Erode che lo ha interrogato per vedere e sentire dalla sua bocca cose straordinarie e per tentarlo (Lc 23,8s): anche lì, è rimasto in silenzio, non ha gridato, non ha risposto al suo interlocutore. Lo vedevano come uno che non sa niente, uno senza senno che non ha risposte. I suoi nemici hanno pensato quanto hanno voluto, ma lui non ha perso l'innocenza dell'agnello.