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Se si parte dal presupposto che Dio è Amore, perché vi sono tante situazioni tragiche di sofferenza fin dalla nascita?

Buongiorno,
Mi è stato consigliato da un caro amico di scrivere a questo indirizzo qualora mi sentissi pronto a farlo ; perciò, in via confidenziale, e sempre se per Lei non è un problema, vorrei esternare alcune mie perplessità personali, in modo che forse, con il Suo aiuto, possano essere chiarite.
Intanto Le fornisco alcune informazioni sul mio conto che io ritengo siano necessarie per poter capire la mia posizione:
Sono un ragazzo di 19 anni. Dopo una nascita prematura e oltre 100 giorni in terapia intensiva, mi è stata diagnosticata una condizione fisica difficilmente reversibile, che mi aveva reso tetraplegico. Con l’aiuto di terapisti e molta, molta fatica sono riuscito a recuperare al 90% la mobilità delle braccia, mentre per le gambe purtroppo non è stato così, ed è rimasta una spasticità grave che mi impedisce in molti aspetti della vita quotidiana. In passato mi sono definito talvolta ateo, talvolta agnostico, ma non sono mai stato convinto delle mie parole.
Nonostante fin dalla tenera età io abbia frequentato la parrocchia del mio Paese con annesso corso di catechismo, con il passare degli anni il mio rapporto con la religione e con Dio si è assottigliato sempre di più, fino quasi a scomparire. Il motivo di questo processo è questo: nel girare per ospedali, centri ortopedici e strutture sanitarie di vario genere, ho visto cose che nessuno vorrebbe vedere. Ci sono ovunque persone che fin dalla nascita soffrono di disturbi gravissimi, che impediscono ogni aspetto della loro vita, e ne condizionano il tenore oltre ogni limite di dignità (oltre a questo, basti pensare a tutti coloro che nascono in luoghi e situazioni che non permettano una vita dignitosa). Se la si vedesse sotto questo punto di vista, potrebbe dire Lei, che motivo ho io per lamentarmi? In fondo, rispetto a ciò che mi sarebbe dovuto accadere (stato vegetativo permanente, o in alternativa la morte), sono stato graziato. Eppure le mie riflessioni non si fermano a questo.
Vede, se si parte dal presupposto che "Dio è Amore", allora tutta questa situazione da me descritta prende una piega tragica. Perchè, in un mondo governato e vegliato dall’Amore, sono permesse situazioni come queste? Che ha fatto di male il bebè per rimanere fisicamente leso per il resto della vita? Che ha fatto di male questa persona, condannata ancora prima di aver compiuto qualsiasi atto terreno? Io non riesco a credere in un mondo governato dal Caos, ma non riesco nemmeno a credere che possa esserci un’Entità che, pur essendo amore, permette che tutto questo accada. Si badi che tra i mali da me menzionati non c’è nulla che possa essere causato per errore o per le azioni di altri uomini, si parla di mali che condizionano la vita a priori. Perchè in questi casi il Signore dovrebbe starsene a guardare senza fare nulla?
Tutte le persone con cui ne ho mai parlato e che professano la fede Cristiana hanno soltanto saputo dirmi che le vie del Signore sono misteriose, e ci sarà uno scopo superiore. A me non basta. Perchè pochi devono essere sacrificati o subire situazioni disumane, in modo che molti altri possano comprendere quanto sono fortunati?
Spero di essere stato sufficientemente chiaro nel declinare la natura delle mie riflessioni, in caso contrario chiedo perdono, ma il mio rapporto con la religione è molto difficile, e mi è altrettanto difficile mantenere la calma qualora venga trattato.
Confidando in una Sua risposta, La saluto e La ringrazio.
M.D.


Risposta del sacerdote

Carissimo M. D.,
1. se ci limitiamo a giudicare solo nella prospettiva della vita terrena, il problema del male e della sofferenza rimane del tutto insolubile.
Ci sembrerebbe che tutto sia governato da una grande ingiustizia.
In realtà le cose non stanno così perché siamo stati creati pernuna vita trascendente.
Gesù ha detto: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).
Gesù qui non si riferisce alla vita terrena, ma alla vita “nuova” ed “eterna”.
Ma è proprio l’annuncio della vita trascendente che svela la grandezza e l’importanza della vita immanente. Senza quella, questa rimane priva di senso, e rimane priva di luce la vita e la sofferenza.

2. Un documento della Congregazione per la Dottrina della fede ha scritto in riferimento a coloro che giustificano l’aborto eugenetico (di bambini malformati): “La valutazione di un cristiano non può limitarsi all’orizzonte della sola vita terrena: egli sa che, in seno alla vita presente, se ne prepara un’altra, la cui importanza è tale che alla sua luce bisogna esprimere i propri giudizi.
Da questo punto di vista non esiste quaggiù un male assoluto, fosse anche l’orribile sofferenza di allevare un bambino minorato nel corpo o nella mente.
È questo il rovesciamento dei valori annunciati dal Signore: “Beati coloro che piangono perché saranno consolati” (Mt 5,5). Sarebbe un volgere le spalle al Vangelo, se si misurasse la felicità con l’assenza di sofferenze e delle miserie in questo mondo” (sull’aborto procurato, n. 25).

3. Se la grandezza della vita presente si misura dal grado di amore raggiunto, perché è alla luce di questo criterio che saremo valutati per l’eternità, allora ha ragione Giovanni Paolo II a dire che “la sofferenza è presente nel mondo per sprigionare amore, per far nascere opere di amore verso il prossimo, per trasformare tutta la civiltà umana nella civiltà dell’amore”…
Cristo allo stesso tempo ha insegnato all’uomo a far del bene con la sofferenza e a far del bene a chi soffre. In questo duplice aspetto egli ha svelato fino in fondo il senso della sofferenza” (SD 30).
A far del bene con la sofferenza”: ritorna il motivo evangelico dei primi che saranno ultimi e degli ultimi che saranno primi.
I primi che diventano ultimi sono i gaudenti di questo mondo che saranno esclusi dal regno di Dio e pertanto diventeranno ultimi.
Gli ultimi di questo mondo sono quelli che non “godono”, fanno il loro dovere, forse sono anche “sfortunati”, ma vivono amando e offrendo. Questi sono quelli che eternamente saranno i primi, i vincitori e abiteranno il Paradiso.

4. La parabola del ricco che banchettava lautamente e del povero Lazzaro che non aveva neanche le briciole che cadevano dalle mensa del padrone è eloquente.
Il primo, che riceve splendidi funerali in questo mondo, finisce all’inferno.
Il secondo, di cui si tace la sepoltura perché non ebbe neanche questa, vive eternamente nel seno di Abramo, in Paradiso.

5. Alla luce di quello che ti ho detto, carissimo M.D., tutto cambia.
Sta a te essere il primo che ama, chefa del bene con la sofferenza, perché offri tutto a Dio.
Nell’unione delle tue azioni e delle tue sofferenze con quelle di Cristo redentore puoi essere tra quelli che edificano maggiormente il Regno di Dio di qua e hanno la garanzia di essere tra i primi di là.
La povera vedova aveva gettato nel tesoro del tempio solo due spiccioli, mentre i ricchi facevano tintinnare le loro monete.
Il Signore ha fermato la processione degli offerenti e ha detto forte che quella povera vedova metteva più di tutti gli altri.
Così anche tu, particolarmente unito a Cristo sul Calvario nell’offerta della tua vita e delle tue interiori sofferenze, offri più di tutti e fai per il bene del mondo più di tutti!

6. Inoltre: “A che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde l’anima sua?”.
Questo è il criterio della sapienza evangelica che gli uomini hanno dimenticato e che tu, con la tua vita e con la tua serenità interiore illuminata dal Vangelo, sei chiamato a ridire continuamente al mondo. È la tua predicazione, più eloquente di ogni parola umana.

7. Come vedi, M.D., la tua vocazione e la tua missione nella chiesa e nel mondo non è quella di ricordare che gli altri sono fortunati.
No, è ben più grande.
E paradossalmente puoi dire a quelli che sono “fortunati” che forse sono i più sfortunati perché edificano poco o niente di qua e corrono seriamente il rischio di essere eternamente esclusi di là.

Ti ricordo nella mia preghiera e in particolare nell’offerta del sacrificio di Cristo durante la celebrazione della Messa.
Unirò volentieri la tua vita e i tuoi sentimenti a quelli di Cristo perché siano sempre salvifici per te e per tutti.
Ti abbraccio e ti benedico.
Padre Angelo