Madre di famiglia espone a papa Francesco l’altra faccia della medaglia

Sui due campanili che fiancheggiano la grande cupola della Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino, san Giovanni Bosco fece collocare due angeli. Uno regge un’insegna su cui è scritto una data: 1571, la data di Lepanto, la grande vittoria di Maria Ausiliatrice, la vittoria di Maria Regina del santo Rosario. L’altro pure porta un’insegna, ma la data della nuova vittoria di Maria Ausiliatrice non è ancora scritta; la attendiamo, ma quella data è certa.”

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Lettera aperta al Vescovo di Roma, da una madre di famiglia

Santo Padre Francesco,

sono una madre di famiglia, sposata da trentacinque anni, con figli e nipoti. Vorrei scriverle anche che sono cattolica, ma temo di poterle dare un dispiacere usando questo termine. Effettivamente siamo una famiglia cattolica e persino praticante, ma in questi ultimi anni sembra essere il peggior peccato che Ella stessa continua a denunciare senza risparmiarci l’uso di etichette offensive.

E’ vero che Lei ha sempre difeso quel supporto che genitori cristiani possono e debbono dare alla famiglia e ai figli; è anche vero che Lei ha sempre difeso il ruolo dei nonni affermando persino che siamo noi quelli che, ben radicati nella fede e nella tradizione cristiana, siamo la memoria vivente, le radici senza le quali non si potrebbe costruire alcun sano futuro. Eppure, in mezzo a questi pensieri forti ed edificanti, ha saputo subito unirci l’opposto, l’esatto contrario, il disprezzo a chi porta avanti con immane fatica la vera e sana Tradizione della Fede Cattolica. Ho sempre cercato di allontanare da me quella “coda di paglia” pensando che, forse, stessi esagerando ad attribuire a “me” o a quelli come “noi” tutta una serie di florilegio (vedi qui) inusuale sulla bocca di un Pontefice. Tuttavia a lungo andare ho dovuto ricredermi, Lei non sta parlando di “altri”, ma ce l’ha proprio con “noi”.

Ma non è per parlare di “me” che Le scrivo, questa premessa è solo una brevissima presentazione della grave situazione che quelli come me vivono in questo strano momento ecclesiale. Ho potuto confrontarmi con altri cattolici e molti sacerdoti, anch’essi confusi. Confusi soprattutto perché vorrebbero difenderla, ma non sanno più a cosa aggrapparsi, non sanno più cosa inventarsi e molti di loro si chiudono in un tristo Getsemani, pronti a salire il Calvario (vedi qui) perché, appena cominciano a predicare la sana dottrina della verità, vengono subito minacciati dai vescovi, obbligati al nuovo corso o costretti a ritirarsi, pena sarebbe una frettolosa sospensione a divinis. Quando il vaticanista Aldo Maria Valli ne parlava attraverso il suo Blog (vedi qui), io stessa pensavo ad esagerazioni, ma ho dovuto ricredermi.

Un sacerdote una volta mi spiegava di avere pazienza perché noi non sappiamo ciò che il Papa “vede” assai più di quanto non vediamo noi che siamo limitati a ciò che ci circonda, mentre Lui ha una visione più ampia delle cose. Però c’è una contraddizione perché, da quel che traspare, proprio dalle Sue parole a ruota libera, che siano interviste dagli aerei, o risposte rimbalzate da una parte all’altra del globo, sembra che Lei non sappia affatto di ciò che accade nel mondo, oppure è informato malamente. Allora si dice spesso che il Papa è “malamente informato”, ma questo non risulta affatto, sembra piuttosto che Lei non voglia invece ascoltare o vedere l’altra faccia della medaglia, quando Le si fa notare che questa esiste ed è corposa, sostanziosa, soffre, è perseguitata (vedi qui). Piuttosto appare letteralmente provato che non appena Lei viene informato di una vera resistenza alla devastazione dottrinale in corso, ci mette il carico da undici aggredendo verbalmente con epiteti altisonanti questi “miseri cattolici rigidi“, quelli del “bianco o nero“, i “nuovi farisei“, persino “anticlericali” quando, per noi, un sacerdote è davvero l’Alter Christus davanti al quale chinarsi, baciare le mani consacrate e consacratorie, quelle mani alle quali sono affidati i Misteri per la nostra salvezza.

Non sono pratica di questioni inerenti a quanti parlano di Lei come di un eretico o addirittura di un “non papa”, solitamente tendo sempre a difendere la concezione dottrinale del papato e perciò nel ruolo e nella figura del papa quale la sana Tradizione ci ha sempre tramandato perché, ritengo, che questo sia il mio dovere di cattolica, membro attivo della santa Madre Chiesa, ma non posso esimermi ultimamente dal dovere anche di criticare, con giustizia, quanto sta accadendo sotto i nostri occhi.

E’ vero che spesso si attribuiscono a Lei decisioni e “nuove pastorali” veramente eretiche, moderniste e strane che di fatto non si trovano letterali nei Suoi pronunciamenti ufficiali, tuttavia Lei non fa nulla per correggere queste pieghe che stanno sgualcendo davvero le nostre comunità (vedi qui). Le porto un esempio: la questione della comunione ai divorziati risposati conviventi, perché non solo sono sposati in seconde nozze solo al comune civilmente, ma appunto con in piedi il primo vero ed unico matrimonio sacramentale valido, ricevono tranquillamente l’Eucaristia nelle parrocchie finendo per trasformare ciò che ieri era scandalo, perché considerato un grave peccato, oggi è beatamente meritorio. Lei non lo ha mai detto? Ma i sacerdoti affermano il contrario e i vescovi stessi giustificano il cambiamento quale suo desiderio, il desiderio di Papa Francesco. Possibile che Lei queste cose non le sa? Che fine fa il n.1650 del Catechismo della Chiesa, i moniti della Familiaris Consortio e il n.29 della Sacramentum caritatis, testi ufficiali e magisteriali dei Suoi predecessori?

Ciò che sta passando oggi è che “i desideri del papa vanno obbediti” senza “i sé e i ma” e sono “infallibili”, mentre noi si sapeva che un papa non deve portare avanti i “suoi” desideri o progetti “rivoluzionari”, ma la sana dottrina ricevuta dagli Apostoli e della quale Egli è il custode e il garante, per questo è Pontefice e Sommo legislatore. Si potrebbero fare molti altri esempi: l’ossessione sull’immigrazione senza predicare la conversione; l’ossessione di una fratellanza universale a tutti i costi con un dio generico con il quale si è già steso un velo pietoso sul Cristo Gesù, nostro vero Dio, che ha rivelato Dio Padre ed opera per mezzo dello Spirito Santo, terza persona della Santissima Trinità; l’ossessiva ripetizione dell’accompagnamento, dell’uscire fuori da “noi stessi”, del camminare insieme dimenticando, forse, che se non si affrontano i problemi dottrinali e le diversità dottrinali, camminare insieme a chi la pensa diversamente (senza correggerci dall’errore) rischia di farci finire entrambi nella fossa (vedi qui).

Infatti laddove si continua a ripetere con ossessione che è fondamentale cercare ciò che ci unisce e camminare insieme, si dimentica intanto che il Vangelo non ha mai insegnato questo, secondo che la diversità nella fede non può operare alcuna opera buona perché è eresia. Possiamo e dobbiamo “amare i nostri nemici” non perché abbiamo dei nemici creati da noi stessi o dalla Chiesa, ma perché chi rifiuta la vera fede rifiuta il Cristo e, rifiutandolo, diventa automaticamente un “anticristo” come insegna l’apostolo (antíchristos dalla 1Gv. 2,18; 2,22 e 4,3 e dalla 2Gv. 7); possiamo dialogare certamente con gli altri, ma non possiamo barattare la dottrina (e metterla a tacere) in nome del dialogo. Tutte queste cose, ed altre, forse Lei non le ha proclamate con testi ufficiali (a parte quello che ha firmato ad Abu-Dhabi, qui, dal quale mi dissocio proprio perché “cattolica” e al quale non aderirò mai, perché il nostro Dio è la SS.ma Trinità), ma di fatto le ha annunciate attraverso le interviste ufficiali, attraverso il Suo pensiero personale che è diventato dominante nella Chiesa e viene imposto dai pastori come vincolante per dirsi “cattolici”. Lei invita spesso ad aprire il Vangelo e a leggerlo, ma nel Vangelo non c’è quello che Lei afferma e trasmette. Un esempio è la traduzione superba della frase finale del Padre Nostro, imporrà forse di cambiare la versione latina e del latino, pur di dimostrare di avere ragione a tutti i costi?

Una volta tutta la nostra famiglia viveva anche della comunità parrocchiale, ben 4 generazioni tanto per citare solo quelli più vicini a noi, oggi andiamo come mendicanti a cercare una Messa dignitosa da qualche parte e sacerdoti generosi e scrupolosi che seriamente possano donarci il Santo alimento e i Sacramenti della salvezza, specialmente la Confessione e l’Eucaristia. Spesso ci sembra di vivere in un incubo senza riuscire a capacitarci di ciò che sta accadendo. Ci sembra così impossibile tanto da chiederle con tutto il rispetto: perché? Sentiamo parlare di misericordia, accoglienza, aiuti a destra e a sinistra (come se prima del Suo arrivo la Chiesa non avesse mai fatto la carità, o non avesse mai fatto accoglienza), per poi dover rimanere basiti davanti ad una aggressione continua di epiteti ed etichette contro chiunque abbia qualcosa da ridire su quanto sta accadendo.

Diceva il grande ed umile cardinale Carlo Caffarra, quando alcuni giornali lo accusarono di essere “antipapista” solo per aver fatto il suo dovere contro un inspiegabile proliferare di eresia sul matrimonio e proprio dai sinodi che avrebbero dovuto difendere la dottrina di Gesù, diceva Caffarra che era cresciuto cattolico, che era papista e tale sarebbe morto ma che per questo non avrebbe mai potuto tacere agli errori che emergevano. Così è stato. Caffarra è morto cattolico ed umiliato, calunniato e allontanato dall’amorevole cura di un Padre, che si rifiutò di riceverlo per poter parlare, quale figlio fedele, dei gravi problemi che affliggono oggi la santa Chiesa.

Lungi da me dare lezioni ad un Pontefice! Ma in qualità di figlio è mio dovere mettere almeno sull’avviso i miei superiori, ed anche il papa, di ciò che sta accadendo e non perché Lei non lo sappia, ma proprio perché appare evidente che sono due le cose: o lei si è circondato inconsapevolmente di persone sbagliate, oppure, come è ben chiaro e alla luce del sole, Lei vuole volutamente far procedere la Chiesa verso una direzione opposta a quel ministero e missione che Gesù Cristo Le ha affidato. Se si volesse procedere in questa strana “terza via” che non è affatto contemplata dai Vangeli e neppure insegnata mai dalla Chiesa, allora si viene a confermare la presenza della grande apostasia annunciata dall’apostolo Paolo descritta in Galati 1,1-10 e specialmente in 2Tess.2,1-4.

In questo modo vengo già accusata di aver dato dell’eretico al Pontefice, ma questo è assurdo e lo respingo al mittente! Oggi si sbandiera l’essere peccatori con tanta di quella faciloneria da sentire da Lei, come nuovo mantra: “siamo tutti peccatori“, quasi fosse però un merito, una medaglia al valore, ma se qualcuno osasse dire: “va bene, siamo tutti peccatori, ma è importante combattere il peccato, umiliarsi, sacrificarci per debellarlo, ascoltare Pastori che ci spingano fuori da questo vortice diabolico, perverso e pervertitore per il quale Gesù ha dato la Sua vita per noi…” allora ci si sente dire che siamo “contro il papa”. Sovviene una domanda inquietante: se fossimo davvero “contro” il Papa per affermare ciò che il Vangelo e la dottrina insegna, stiamo sbagliando noi o non piuttosto il papa che non fa nulla per denunciare il peccato con i suoi nomi, per debellarlo, sostenuto da una frangia sempre più ampia di persone che del Cristo non interessa affatto nulla, e che preferiscono gestirsi i peccati a modo loro?

Se non ricordo male, anche a riguardo dell’ossessionata ripetizione sulla infallibilità papale, il beato Pio IX nel firmare tale dogma affermò quanto segue: “Lo Spirito Santo infatti, non è stato promesso ai successori di Pietro per rivelare, con la sua ispirazione, una nuova dottrina, ma per custodire con scrupolo e per far conoscere con fedeltà, con la sua assistenza, la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede.” [Pastor Aeternus – Costituzione dogmatica del beato Pio IX].

Ecco allora, santo Padre Francesco, sono qui a sottolinearle che non mi sento affatto “antipapista“, che seppur nel più grande rispetto e affetto filiale nella Preghiera verso la Sua persona, investita di grande onere, ho il dovere primario di non barattare la Fede e la Dottrina “sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina…” (Ef.4,14). Per dirla con parole gravi: “Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. É lui la misura del vero umanesimo. “Adulta” non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo…” [omelia cardinale Joseph Ratzinger nella Messa pro eligendo Pontifice del 18 aprile 2005].

C’è una dignità immensa, nella gente, quando porta addosso la propria croce, senza barare; non come la faccia di una medaglia, che ha sempre il suo rovescio.

La papalatria non è contemplata nei santi Vangeli, non è mai stata caldeggiata dalla Chiesa, l’uso dell’infallibilità riguarda esclusivamente la difesa del trono petrino come Cristo lo ha istituito, contro coloro che lo vogliono modificare, e serve per difendere la sana dottrina da ogni contaminazione, compromesso, soggettivismo, da ogni personale desiderio rivoluzionario di pretendere la chiesa “che piace a me”. Tutto ciò è inquietante e perverso, perché si riversa sulla Famiglia e viceversa. L’ultimo attacco del demonio, scriveva Suor Lucia di Fatima al cardinale Caffarra, sarà alla famiglia, contro la famiglia e questo non poteva che ripercuotersi anche sulla grande Famiglia che è la Chiesa, sui sacerdoti, sui pastori, sul Papa. Ma questa “papalatria” è devastante: divide, spacca, porta animosità, inganna, perverte, rafforza gli iniqui e le loro iniquità, opprime i veri poveri, perseguita i giusti, si accanisce sul “piccolo resto”.

Per suffragare questa realtà san Cipriano, nel suo testo contro le eresie, ricorre anche a molti passi paolini quali, per esempio, quando afferma: “E’ necessario che vi siano divisioni tra voi, affinchè si conoscano tra voi quelli che sanno resistere…” (1Cor.11,19). E’ come quando Gesù afferma che gli scandali avverranno sempre (Lc.17,1-4) e vedi qui, ma di ben guardarsi dall’essere noi gli scandalizzatori! O come quando ammonisce sulla zizzania (Mt.13,24-30) portata dal diavolo, ma di non toccarla perché ci penserà Lui al suo ritorno… Cosa significa tutto ciò? Cipriano fa capire bene che con l’eresia, le prove, le tentazioni, gli scandali si saggiano i veri fedeli e si scoprono gli empi (1Gv.2,19), si fa la scrematura, si conoscono quelli che sanno resistere e, riportando san Paolo, rammenta: “Tu evita le chiacchiere profane, perchè esse tendono a far crescere sempre più nell’empietà; la parola di costoro infatti si propagherà come una cancrena…” (2Tim.2,16-17). Quando san Cipriano (vedi qui) esprime quella supremazia petrina lo fa per un solo scopo: che Pietro e i suoi Successori sono i garanti della dottrina, e non di nuovi progetti per una chiesa umanitaria, umanista, partigiana, rivoluzionaria.

Questa Lettera non è uno “sfogatoio“, ma una supplica, una preghiera a Colui che ritengo essere attualmente il successore dell’apostolo Pietro, ma che da quel Pietro e gli altri successori – specialmente alcuni anche santi – si è notevolmente dissociato nella prassi e nella dottrina. Non spetta a me raggiungere delle conclusioni, o fare previsioni, quelle le lascio volentieri al Capo della Chiesa che è Cristo Signore. Ho voluto solamente condividere quell’altra faccia della medaglia che ci si rifiuta di voler vedere e che è piena di persone, membra della Chiesa, che soffrono e sono perseguitate a causa della verità, alle quali il papa regnante non si limita a non dare loro alcun credito, ma che sovente sanziona, umilia e perseguita insieme a quanti hanno capito che oggi – in questa chiesa – comandano quelli che possono fare il bello, il brutto e il cattivo tempo, rimanendo impuniti e magari venendo persino premiati.

Sui due campanili che fiancheggiano la grande cupola della Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino, san Giovanni Bosco fece collocare due angeli. Uno regge un’insegna su cui è scritto una data: 1571, la data di Lepanto, la grande vittoria di Maria Ausiliatrice, la vittoria di Maria Regina del santo Rosario. L’altro pure porta un’insegna, ma la data della nuova vittoria di Maria Ausiliatrice non è ancora scritta; la attendiamo, ma quella data è certa.

La lotta tra il Bene ed il Male purtroppo continua sempre più aspra ed è tanto il male che si compie per opera dei senza-Dio-SS.ma Trinità a danno degli amatori di Dio. Perché il Bene abbia da affermarsi sempre più, il Male deve essere indicato come tale e da noi evitato come si evita la peste. Per la Chiesa, con le membra e i suoi pastori, all’Unico Sommo Bene, Dio nella SS.ma Trinità, chiediamo che si possa compiere la sua missione di salvezza. Non esiste altra via, ieri come oggi, che quella del santo Rosario di Maria, quella del sacrificio, quella del martirio in nome di Gesù Cristo nostro Signore e Dio. Amen.

Caterina L. (da Roma) – 18 maggio 2019
Il presagio
Chiamatelo ancora papa....