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Pope Leo XIV proclaims 7 news saints saints for the Catholic Church
Pope Leo XIV proclaims the canonization formula in Latin, officially declaring seven new saints for the Catholic Church: Saint Ignatius Maloyan Saint Peter To Rot Saint Vincenza Maria Poloni Saint María Carmen Rendiles Martínez Saint Maria Troncatti Saint José Gregorio Hernández Cisneros Saint Bartolo Longo
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"When the Son of Man Comes, will He find Faith on Earth?"

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"Luci gentili", carismi e spiritualità dei sette nuovi santi
I beati Maloyan, Longo, Hernández Cisneros, Rendiles Martínez, To Rot, Troncatti e Poloni saranno canonizzati domenica 19 ottobre da Papa Leone XIV. I postulatori hanno presentato oggi nella Sala stampa della Santa Sede le loro figure e le loro opere, sottolineandone il significato per la Chiesa contemporanea
Daniele Piccini – Città del Vaticano
Sette nuove “luci gentili” si accendono per illuminare la via della Chiesa. Domenica 19 ottobre nella Basilica di San Pietro, Papa Leone XIV canonizzerà sette nuovi Santi che, come amava ripetere Papa Francesco, illumineranno “le oscurità del mondo”. Si tratta dei beati Bartolo Longo, Ignazio Choukrallah Maloyan, José Gregorio Hernández Cisneros, Maria del Monte Carmelo Rendiles Martínez, Peter To Rot, Maria Troncatti e Vincenza Maria Poloni. I loro carismi e la loro spiritualità sono stati presentati questa mattina, 17 ottobre, dai loro postulatori in Sala Stampa Vaticana.
Bartolo Longo, l'impegno per i poveri con il Rosario in mano
Una luce per tutti coloro che non credono potrà accenderla il beato Bartolo Longo (1841-1926), che “fu educato nella fede”, spiega il postulatore padre Antonio Marrazzo C.SS.R.,, “poi andò a Napoli per completare gli studi di Giurisprudenza e si dedicò a tutt’altro, tra le altre cose, alle sette sataniche. Ma uno dei suoi docenti gli disse un giorno: ‘Tu non sei questo. Questa non è la verità su di te. Quello che tu cerchi, il tuo tormento interiore, non va ricercato in quello che stai vivendo ora’”. Intraprendendo finalmente il suo cammino di fede il beato Longo comprende che “la via migliore per arrivare a Dio è il Rosario alla Madonna”.
Il fatto che sia un laico e non un sacerdote lo renderà vicino a molti fedeli. “Accompagnato dalla presenza della Madonna e dalla devozione del Rosario, che è una preghiera cristologica – prosegue il padre redentorista - non ha solo dato vita al Santuario di Pompei, ma ha costruito la stessa città di Pompei, perché per costruire la chiesa trasformò i contadini della zona in muratori, ai quali diede un alloggio. Così sono nati gli ospedali, le farmacie e le scuole. Si è preso cura dei bambini dei carcerati e di quelli abbandonati”. Il Santuario di Pompei è stato dunque il seme da cui sono fiorite tante realtà sociali destinate ai più poveri. “Ciò che possiamo capire dal beato Bartolo è che non si può avere un rapporto con Dio senza essere in armonia con le altre persone”, conclude padre Marrazzo.

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"Luci gentili", carismi e spiritualità dei sette …
L’amore per l’Eucaristia del beato Maloyan
“Se i giovani si sono affezionati a santo Carlo Acutis, che ripeteva spesso come l’Eucaristia fosse l’autostrada per il Cielo, allora ameranno anche il beato Maloyan, che prima di essere martirizzato benedisse un pezzo di pane e lo condivise con i suoi 600 compagni di martirio: l’Eucaristia era senz’altro il nutrimento della sua fede”, riflette padre Carlo Calloni O.F.M., postulatore della causa di canonizzazione dell’arcivescovo di Mardin degli Armeni, beatificato come “martire della fede” da Papa Giovanni Paolo II il 7 ottobre 2001.
Maloyan (1869-1915), vescovo della chiesa armena, “ha accudito il gregge che gli era stato affidato per 46 anni e la Chiesa lo proclama santo per il gesto di aver dato la vita per il suo gregge”, prosegue il frate cappuccino. Durante il "Medz Yeghern - Grande male" del 1915, monsignor Maloyan rifiutò di abiurare la fede cristiana e di convertirsi all’islam. Questo è dunque il carisma di questo futuro nuovo santo: “Ha avuto la capacità restituire a Dio quella vita che aveva ricevuto da Lui. Inoltre ha aderito sempre a tutto ciò che la Grazia di Dio gli ha offerto, anche il martirio“, conclude il postulatore della sua causa di canonizzazione.
Beato Hernández Cisneros, medicina, fede e carità
Il binomio di fedeltà al Vangelo nella vita quotidiana e carità verso i poveri lo si ritrova anche nel beato Giuseppe Gregorio Hernández Cisneros (1864-1919), beatificato il 30 aprile 2021 a Caracas da Papa Francesco. “Era un medico del più alto livello scientifico, professore universitario, ma quando dava consulto nel suo studio privato riceveva e curava tutti: chi poteva pagare e chi no”, spiega la postulatrice Silvia Monica Correale. “A chi era più ricco chiedeva di lasciare un’elemosina ai pazienti più poveri”. Papa Francesco lo indicava spesso come esempio di “santo della porta accanto”. Per il suo impegno per i più bisognosi si guadagnò l’appellativo di “medico dei poveri”. Morì infatti a Caracas il 29 giugno 1919, investito da un’auto proprio mentre stava andando a portare medicine a un malato. “Papa Francesco comprese che il beato Gregorio poteva rappresentare un punto di riferimento per la devozione popolare del popolo venezuelano”, conclude la postulatrice.
La beata Maria Carmen dona una gioia doppia a Caracas
“Domenica per l’arcidiocesi metropolitana di Caracas sarà una grande gioia, perché è la prima volta che si canonizzano due beati provenienti dalla stessa arcidiocesi”, dice Silvia Monica Correale che è postulatrice sia del beato Hernández Cisneros che della beata Maria Carmen (1903-1977), fondatrice dell'Istituto delle Serve di Gesù, dedite all’educazione, alla catechesi e al servizio nelle parrocchie e negli ospedali. È stata beatificata il 16 giugno 2018 da Papa Francesco. “Questa beata, originaria di Caracas, mi è entrata nel cuore perché è una figura molto contemporanea: è morta nel 1977 e io avrei potuto conoscerla”, prosegue Correale. “Era una donna normale – aggiunge - come diceva Papa Francesco alle religiose. È stata capace di vivere con molta semplicità, ma molta profondità la sua vita consacrata. Era molto umile e materna nel suo rapporto con gli altri. La sua è una santità della vita quotidiana, una santità accessibile che si può proporre come modello per tutte le donne, non solo le consacrate”, conclude la Correale.
La postulatrice del beato Cisneros e della beata Maria Carmen, Silvia Monica Correale.
La difesa del matrimonio del beato To Rot
“Il beato Pietro To Rot, laico, fu ucciso a causa della sua difesa del matrimonio nel 1945”, spiega il postulatore, padre Fernando Clemente Santos M.S.C.. Durante la seconda Guerra Mondiale, l’occupazione giapponese della Papua Nuova Guinea vietò le attività religiose cattoliche, imponendo la poligamia per conquistare la fiducia dei locali. Il beato To Rot (1912-1945), beatificato da papa Giovanni Paolo II il 17 gennaio 1995, continuò segretamente a organizzare la preghiera e a difendere i valori cristiani. “Difese il valore dell’indissolubilità del matrimonio e si prese cura della popolazione in assenza di sacerdoti. Abbiamo tanti santi che hanno difeso il matrimonio, come per esempio Giovanni Battista. Il beato To Rot però era un laico e, per di più, contemporaneo. In un’epoca in cui, si dice, prevale l’‘amore liquido’, un’epoca in cui il matrimonio sta vivendo tempi difficili, vale la pena di prendere in considerazione la sua figura”, conclude il postulatore. Sarà il primo santo originario della Papua Nuova Guinea.
Il postulatore del beato To Rot, padre Fernando Clemente Santos M.S.C.
La beata Troncatti sarà una santa madre e missionaria
“La beata Maria Troncatti sarà una santa della missionarietà ed è significativo che diventerà santa durante la Giornata Mondiale delle Missioni. Ha vissuto la sua missionarietà come madre, prendendosi cura dei bambini abbandonati di donne vittime di violenza”, spiega il postulatore, don Pierluigi Cameroni S.D.B.. La beata Troncatti (1883-1969), beatificata il 24 novembre 2012 a Macas (Ecuador) da Papa Benedetto XVI, era medico, infermiera, catechista e madre spirituale. La gente la chiamava la “madre di tutti”. Dopo la prima Guerra Mondiale partì come missionaria in Ecuador, dove lavorò oltre quarant’anni tra le popolazioni indigene Shuar, in Amazzonia.
“Era un’artigiana di pace e di riconciliazione. Tra le popolazioni indigene e tra i coloni bianchi era molto diffuso il metodo della vendetta e della conquista dei territori altrui. La sua opera missionaria era invece tutta orientata alla riconciliazione”, prosegue il postulatore. “Oggi potrebbe legittimamente ricevere il premio Nobel per la Pace. Come missionaria il suo messaggio è di investire nelle nuove generazioni, nella pastorale giovanile e nella formazione delle giovani coppie e delle giovani famiglie”, conclude don Cameroni.
Il postulatore della beata Troncatti, don Pierluigi Cameroni S.D.B.
Contemplazione e carità nella beata Poloni
La Verona dei poveri della prima metà dell’Ottocento è invece lo scenario in cui visse ed operò la beata Vincenza Maria Poloni (1802-1855), fondatrice dell’Istituto delle Sorelle della Misericordia. Verona è infatti anche la città dove Papa Benedetto XVI la beatificò il 21 settembre 2008. “Da un lato la misericordia verso i poveri, dall’altro la contemplazione di fronte all’Eucaristia”. È questo il carisma specifico della beata Poloni, secondo il postulatore Paolo Vilotta. “Nell’aiuto del prossimo – prosegue - agiva concretamente, trascorrendo le sue giornate con i poveri e con i malati, ma la sua non era mera filantropia. Nei poveri vedeva Cristo. L’ attualità della sua figura - conclude il postulatore - è nella sua esigenza di tornare al silenzio e alla preghiera dopo l’attività caritativa”. Un carisma che è rimasto nelle Sorelle della Misericordia, attive oggi in Italia, Germania, Africa e Sud America.
Paolo Vilotta, postulatore della causa di canonizzazione della beata Poloni.