Come si riconosce Sant’Agostino nei quadri e nelle rappresentazioni sacre? A Pietrasanta, il ritorno alla luce delle 30 lunette del Complesso di Sant’Agostino: il restauro, la vita del Santo e il talento di Astolfo Petrazzi.
Sai come si riconosce Sant'Agostino nei quadri e …Un restauro complesso per un ciclo prezioso
L’intervento, promosso dalla responsabile Sabrina Francesconi, ha beneficiato di un finanziamento complessivo di 155 mila euro, di cui 105 mila assegnati tramite bando dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Il progetto ha consentito anche il recupero del portone principale, del portoncino laterale e delle finestre lignee della chiesa.
Dal marzo 2023 i restauratori hanno operato su 28 lunette del chiostro e 2 del vano scala che conduce alla biblioteca e al Museo dei Bozzetti. Analisi, mappature del degrado, rimozione di intonaci, consolidamenti e ricostruzioni pittoriche hanno permesso di restituire leggibilità al ciclo seicentesco di Astolfo Petrazzi, pittore senese dalla mano vivace e dal linguaggio narrativo tipico della sua epoca.
Per comprendere il valore iconografico del ciclo bisogna tornare alla figura che lo anima: Agostino d’Ippona (354-430), una delle personalità più influenti della tarda antichità. Nato a Tagaste, nell’attuale Algeria, Agostino attraversò – come racconta nelle celebri Confessioni – tutte le inquietudini del suo tempo: una giovinezza irrequieta, la ricerca filosofica, il fascino del manicheismo, gli studi di retorica e un bisogno incessante di verità.
La conversione, avvenuta a Milano nel 386, segna il punto di svolta: il celebre episodio del tolle, lege (“prendi e leggi”) lo conduce al battesimo e a una nuova vita dedicata alla fede. Divenuto vescovo di Ippona, in Nord Africa, Agostino elaborò un pensiero destinato a segnare la teologia cristiana per secoli, affrontando il rapporto tra libertà umana, bene, male e grazia divina.
È considerato santo per la profonda influenza spirituale e filosofica: i suoi scritti – Confessioni, De civitate Dei, De Trinitate – hanno plasmato l’identità intellettuale dell’Occidente cristiano.
L’iconografia agostiniana nel Seicento: vesti nere, cuore ardente e libro aperto
Nel Seicento, epoca del ciclo di Pietrasanta, Sant’Agostino veniva raffigurato secondo codici iconografici ormai consolidati. Aguzza l’occhio quando entri in una chiesa o osservi una rappresentazione religiosa. Se noti questi particolari allora sei certo che si tratti proprio del Santo di Tagaste
Gli elementi più caratteristici:
L’abito nero degli agostiniani, talvolta con mantello chiaro: simbolo di austerità e vita monastica.
Il libro aperto, attributo centrale: richiama la sua produzione teologica immensa e la figura del “dottore della Chiesa”.
Il cuore fiammeggiante: simbolo della sua ricerca appassionata della verità e dell’amore divino.
La penna o il calamaio, che evocano la sua attività di scrittore instancabile.
La conchiglia, meno frequente, allude al celebre episodio in cui Agostino comprende l’impossibilità di “contenere” il mistero di Dio.
La mitria e il pastorale, in quanto vescovo di Ippona.
Astolfo Petrazzi, pittore sensibile alla narrazione e alla teatralità seicentesca, riprende questi simboli, inserendoli nelle scene della vita del santo in modo didattico e accessibile ai fedeli che attraversavano il chiostro.
Astolfo Petrazzi: un pittore senese tra devozione e teatralità
Petrazzi (1583-1653), formatosi nella bottega di Francesco Vanni, è una figura chiave della pittura senese del XVII secolo. Il suo stile fonde vivacità narrativa, luce drammatica e un forte legame con la tradizione locale.
Le lunette di Pietrasanta rappresentano uno dei suoi cicli più articolati: 30 episodi che intrecciano vita del santo, stemmi delle famiglie nobili committenti e iscrizioni dedicatorie.
Il Complesso di Sant’Agostino: un luogo identitario
Affacciato sulla piazza Duomo, il Complesso è uno dei cardini del patrimonio storico di Pietrasanta. Chiesa, chiostro, spazi conventuali, biblioteca e Museo dei Bozzetti formano una struttura unitaria, oggi cuore culturale della città. Il sindaco Alberto Stefano Giovannetti ha definito questo restauro «un atto di responsabilità verso il nostro passato», reso possibile dalla collaborazione tra amministrazione, tecnici ed enti finanziatori.
Come si è svolto il restauro
Il team – formato da Enrico Rossi, Elena Burchianti ed Elisa Todisco, con direzione lavori dell’architetto Roberta Russo – ha affrontato situazioni molto diverse:
9 lunette, già leggibili, sono state sottoposte a pulitura e ritocco pittorico;
19 lunette hanno richiesto interventi strutturali: bendaggi protettivi, consolidamenti, rimozione di tinteggiature sovrapposte, stuccature e ricostruzioni cromatiche;
2 lunette del vano scala sono state restaurate con interventi conservativi ed estetici.
Il risultato rende nuovamente comprensibile il ciclo iconografico e permette una lettura coerente del racconto agostiniano.