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Identità non è esclusione. Di M° Aurelio Porfiri

Possiamo osservare che ci sono alcuni che ostracizzano i movimenti identitari, anche un ambito cattolico, perché sarebbero esclusivisti, sarebbero contro il principio, sacrosanto nel mondo moderno, di inclusione. Questa è una falsità.

Essere identitari non significa affatto escludere, ma significa essere orgogliosi della propria tradizione e dei propri costumi, specialmente quando essi vengono da una lunga e gloriosa storia.

Questa consapevolezza è veramente la base di ogni inclusione, che non significa che dobbiamo apprezzare tutte le religioni tranne la nostra, ma significa presentarci agli altri per quello che siamo e creare un rapporto su basi reali, un incontro di due identità che a volte può portare ad un arricchimento reciproco, altre alla consapevolezza che la propria visione del mondo è così diversa che i nostri legami non possono essere così stretti come dividevamo.

Avete fatto caso come la gerarchia della Chiesa cattolica cerca di mostrare benevolenza verso altre religioni partecipando ai loro culti tradizionali (cosa su cui si potrebbe molto discutere) ma non chiede mai di partecipare alla nostra tradizione, dire un rosario, una benedizione eucaristica?

Mi sembra che invece di affermare la nostra identità cattolica quasi ci sia vergogna per essa e si cerca a tutti i costi di farsi accettare dal mondo, come se si fosse in uno stato perenne di colpa.

Identità è idem, la corrispondenza di noi stessi a quello che siamo, compresi i principi perenni che hanno forgiato la nostra civiltà. Se sfuggiamo a questo non solo non edifichiamo gli altri, ma soprattutto tradiamo noi stessi.
Diodoro
"Inclusione" nella Repubblica Mondiale del Demonio. Come avviene, a ondate sanguinosissime, dal 1789, nel mondo intero. Meglio: nell'intero mondo cristino, da rovesciare e polverizzare.
La République significava, e significa, urlo di rabbia contro il Cielo