EFFICACIA E VALORE DELLA PREGHIERA PER LA SALVEZZA DEGLI ALTRI

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Chiediamoci che valore abbia la nostra preghiera di intercessione per le anime degli altri uomini e donne. San Tommaso scrive: “Capita talora che la preghiera fatta per gli altri non ottenga la grazia, anche se si prega piamente, con perseveranza e per cose relative alla salvezza eterna, a causa dell’impedimento esistente da parte dell’interessato. In Geremia infatti si legge: ‘Anche se Mosè e Samuele stessero in preghiera davanti a me, io non mi rivolgerei verso questo popolo’ (Ger 15,1)” (s. tommaso, II-II, 83, 7, ad 2). Si badi bene che S. Tommaso non dice di non pregare per gli altri, anzi! Ma dice che la preghiera fatta per gli altri non raggiunge infallibilmente il suo scopo, a motivo delle disposizioni del destinatario, che possono essere insufficienti.
San Giuseppe Cafasso, pur rispettando la sentenza di S. Tommaso, dice invece che se la preghiera fatta per gli altri possiede le condizioni dell’umiltà e, soprattutto, della perseveranza, è “infallibilmente impetratoria”.
Il pensiero del Cafasso era già stato avanzato da S. Alfonso (Del gran mezzo della preghiera, II, 3), il quale faceva propria la sentenza di molti Dottori, che si poggiavano sulle parole di Giacomo: “Pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza” (Gc 5,16). Il Cafasso ne è così certo che se il prossimo non si dispone da se stesso a ottenere quanto Dio gli vuole concedere in virtù delle preghiere degli altri, allora viene disposto da Dio attraverso altre strade. E queste strade sono significate da quei “carboni ardenti” di cui parla san Paolo che “ammassano sul capo” della persona in questione (cf. Rm 12,20). La Bibbia di Gerusalemme commenta: “L’immagine dei carboni ardenti, simbolo di un dolore cocente, designa il rimorso che porterà il peccatore a pentirsi”. Per questo il Cafasso fa sua la sentenza di San Bernardo: “Tema la preghiera colui che ha disprezzato l’ammonimento” (Timeat orationem qui admonitionem contermpsit) (San Giuseppe Cafasso, Esercizi spirituali al Clero, pp. 411-413).
Ecco dunque due sentenze. La seconda è più confortante, senza dubbio.
Tuttavia io propendo per quella di san Tommaso, pensando che Nostro Signore ha pregato e ha patito anche per chi l’ha tradito e condannato a morte. Nonostante il valore infinito dei meriti di Nostro Signore queste persone sono rimaste ostinate.
Da parte nostra però non manchiamo al nostro dovere di pregare per gli altri. La Madonna a Fatima ha detto ai tre pastorelli che tanti peccatori vanno all’inferno perché non c’è chi preghi e si sacrifichi per loro”.