Francesco I
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Comunisti nel tempio

di Tiziana Lapelosa

Mao Tse Tung. Per ora. Poi dovrebbe toccare a Fidel Castro. Poi a Che Guevara, che fa sempre scena.
Non manca e non mancherà proprio nessuno a Roccasecca, un piccolo comune in provincia di Frosinone. Qui, proprio a due passi dall’abbazia di Monte Cassino, 7.300 abitanti, nella chiesa dedicata, manco a dirlo, proprio a San Tommaso d’Aquino, è stata inaugurata la mostra di respiro internazionale: “If I were Mao”.

Dove Mao sta per Mao TseTung, proprio lui, il dittatore portavoce del Partito Comunista cinese, quello che ha sulla coscienza tra i 20 e gli 80 milioni di morti e che i cattolici li ha pure perseguitati. Ebbene, in questo piccolo comune, nell’ambito del Festival della Fotografia, fino a domenica sera sono state ospitate le opere del fotografo romano Tommaso Bonaventura. Che di certo non avrebbe mai immaginato di creare un vespaio su un lavoro che lo ha impegnato direttamente in Cina. Qui, infatti, ha seguito, e fotografato, passo passo gli attori che campano imitando il dittatore morto nel 1976, e cercato di imprimere ritratti quanto più fedeli all’originale.

Le gigantografie in bella mostra che ritraggono i sosia del tiranno hanno oscurato il Cristo e lo stesso San Tommaso, che per tre giorni non hanno potuto fare bella mostra di sé nella chiesa edificata nel 1325 e con all’interno affreschi del ‘400. I cattolici, ma anche non, si sono sentiti offesi. E in molti hanno chiesto all’amministrazione di rimuovere subito i pannelli con tanto di scuse. Il sindaco, però, sembra non curarsene. Giuseppe Sacco, a capo di una amministrazione di centrosinistra, ha fatto sapere che la mostra aveva lo scopo di promuovere il territorio e la cultura. «Nessuno si è lamentato con me. L’iniziativa è un percorso artistico-culturale che coinvolge anche quella chiesa». E che le polemiche sono state fatte «per partito preso».
Insomma, è arte. Ora, non si capisce bene perché nel comune che ha dato i natali a San Tommaso d’Aquino si debba promuovere la cultura attraverso la controversa figura del dittatore cinese. Di certo sarà un mistero della fede anche per il parroco nero, don Xsavier, che, secondo alcune fonti, pare non trovi la cosa affatto sconveniente. I diaconi sì, si dicono «sconcertati».

E al vescovo di Sora – Cassino, Gerardo Antonazzo, ieri è stato spedito l’incartamento della “vergogna”. Pare che qualcosa dal vescovado si stia muovendo e che, secondo alcune fonti, non vi sia stata autorizzazione alcuna ad allestire in chiesa la mostra, finanziata, peraltro, dalla Regione Lazio alla quale erano stati chiesti 20mila euro.

«Sono rimasto esterefatto, mi sono sforzato anche di comprendere quali elementi possano legare un luogo spirituale legato a una tradizione cristiana occidentale e la figura di Mao o di chi a Mao somigli.

Ci sarei andato più cauto. Ma non voglio fare polemica, perché non voglio si pensi che ci siano ragioni politiche», ha sottolineato Antonio Abbate, ex sindaco di Roccasecca, ora all’opposizione. Nel blog di Anna Maria Rossini, invece, il pensiero degli “oppositori” della mostra: «Gli islamici vogliono togliere i crocifissi dalle scuole ed i Komunisti sostituire i crocifissi con le immagini dell’ateo Mao». Benvenuti in Italia.
Fonte: Libero, oggi martedì 15 agosto
Libero
Acchiappaladri
@Francesco I
Ecco, confesso la piccineria dei miei limiti mentali: questa qui proprio non me la sarei mai potuta immaginare :-(