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MESE MARIANO Beato Alano della Rupe LO SPLENDORE E IL VALORE DEL SANTISSIMO ROSARIO (incunabolo del 1498) Libro IV. TERRIFICANTE SERMONE DEL BEATO DOMENICO, SULL’ APPARIZIONE DI QUESTE 15 BESTIE, FATTO …Altro
MESE MARIANO Beato Alano della Rupe LO SPLENDORE E IL VALORE DEL SANTISSIMO ROSARIO (incunabolo del 1498) Libro IV.

TERRIFICANTE SERMONE DEL BEATO DOMENICO, SULL’ APPARIZIONE DI QUESTE 15 BESTIE, FATTO NELLO STESSO TEMPO, AL PRINCIPE DI QUESTO CASTELLO E A TUTTI GLI ALTRI CHE ERANO PRESENTI.

"Il nono Abisso d’iniquità era chiamato
Disperazione, per mezzo della quale gli
uomini non hanno fiducia nella Divina
Clemenza e nella Salvezza Eterna,
confidando più nel mondo che in Dio, e
credendo, come Caino di non poter ottenere
il perdono per i propri peccati, e si oppone
alla nona Fonte della Grazia, ossia “In
mulieribus”.

Infatti, la Vergine Maria, come attesta
(San) Girolamo, è la speranza delle donne, e
anzi, anche degli uomini.
Poiché, infatti, le donne sono per
natura più amorevoli degli (uomini), perciò,
come attesta (Sant’)Agostino, (esse) hanno
in se stesse più di buona speranza rispetto
agli uomini; (e) per questo, (esse) sono assai
spesso, più devote.
La gravità, poi, di questo peccato (della
Disperazione) è assai e troppo pesante e
orrenda.
E, perché comprendiate meglio con un
piccolo esempio, dirò quanto è orribile.

(La Disperazione), infatti, è di così
grande infermità e morte, che, se tutte le
infermità e le morti del mondo fossero poste
in un uomo solo, da non esserci nessuna
speranza di vita corporale, ancor più ogni
disperazione umana è ancora più grave di
queste infermità, dal momento che, secondo
(San) Remigio, (la Disperazione) toglie la Vita
Eterna, ma le suddette infermità tolgono
soltanto la vita corporale e colpiscono (solo)
la vita terrena, secondo i filosofi.

E (questa cosa) è sicura, perché
chiunque stia massimamente attento a non
incorrere in una minuscola malattia, così,
molto più costui dovrebbe stare attento a
(non incorrere) nella malattia tanto grave
della disperazione.
E proprio questo avete visto nella nona
Belva, che aveva la forma d’una balena del
mare, immensa, al di sopra di tutte le cose,
che sono state dette in precedenza, poiché
la Disperazione, secondo i teologi, è fra tutti
i peccati, gravissimo.

Ed è quel dragone del mare o leviatano,
del quale si parla in Giobbe, nella cui bocca
vi erano quasi innumerevoli file di denti.
E il dente più minuscolo era a forma di
acutissima lancia, ma senza paragone più
lungo e più grosso, e con il suo moto
(masticatorio) sconvolgeva tutta la terra e il
mare, poiché, secondo (Sant’)Agostino, la
Disperazione scompigliava tutte le cose, sia
in cielo, sia in terra, sia nell’inferno.
Dal momento che la Disperazione è
ostile a tutto ciò che esiste, facendo sì che
chi la possiede sia nemico dei viventi,
desiderando di non esistere, piuttosto che di
vivere.

L’ampiezza della bocca, poi, era come
Cariddi, che inghiotte tutte le cose del mare.
Dentro, poi, vi era un carcere immenso,
che deteneva tutti i prigionieri disperati, e
per di più, in catene eterne.
Oh, quanto grande e quanto dura è
questa Belva, dal momento che gli stessi
dannati la odiano.
Che cosa ancora?
Il suo aspetto era come due monti in
fiamme, ed emanava scintille, che
bruciavano ogni cosa.

Ed esalava un fiume, e per di più
infuocato e turbulentissimo, con un fetore
incredibile, a causa dei ragionamenti
malvagi dei disperati.
Infatti, chi dispera, secondo Aimone,
respinge le parole di salvezza, e segue così
le parole della diffidenza, che, pur essendo in
vita, è già morto, e come in un altro inferno.
Che cosa ancora?

Le squame di questa balena erano
innumerevoli, ed erano come scudi metallici,
a forma di pala o di pinna, e anzi la squama
più piccola era per giunta assai lunga; da
esse usciva un incendio, dal quale anche le
altre anime erano arse; infatti, in tutte
queste visioni, pareva a ciascuno di voi di
essere nell’inferno e di vedere le pene
dell’inferno.
E se con l’occhio corporeo avete visto
nel Castello quei terribilissimi Mostri,
tuttavia, con l’occhio dell’immaginazione e
della mente, per Divina Virtù, avete visto e
avete compreso il reale significato dei
Mostri.

Come davanti a me posso avere una
balena del mare nell’aspetto naturale, così
nell’immaginazione posso avere, con l’Aiuto
di Dio, una balena di grandezza immensa
all’infinito di infinito, come (se fosse) davanti
agli occhi.

Quindi, per purificarvi da codesta
balena dell’inferno, di cui portavate
l’immagine, lodate Maria nella buona
Speranza, dicendo a Lei assai spesso nel Suo
Rosario “In mulieribus”.

(Beato Alano della Rupe
LO SPLENDORE E IL VALORE DEL SANTISSIMO ROSARIO
(incunabolo del 1498) Libro IV)

(LE FONTI di: Beato Alano della Rupe
Il Santissimo Rosario: Il Salterio di Gesu’ e di Maria.)


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