Francesco I
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Quarracino: La Schizofrenica Misericordia Abortista del Vaticano.

17 Novembre 2021
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, l’amico e collega José Arturo Quarracino ha pubblicato su Gloria Tv questo articolo, che vi offriamo nella nostra traduzione, ringraziandone l’autore. Buona lettura.

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La schizofrenica misericordia abortista del Vaticano

Ad maiorem Rothschild gloriam?
Dai loro frutti li riconoscerete”. […] Ogni albero buono porta frutti buoni, ma l’albero cattivo porta frutti cattivi. […] dai loro frutti li riconoscerete” (Mt 7,16-20).
Condanna teorica di Bergoglio dell’aborto – un crimine compiuto da sicari – ma amicizia e riconoscimento dei promotori del crimine, in un atteggiamento al limite della schizofrenia. Come il cardinale Carlo Maria Martini l’ha definito una volta, un esercizio di ateismo pratico: a parole si sostiene il dogma e la dottrina, ma nei fatti si elogiano coloro che lavorano nella direzione completamente opposta. Gattopardismo invertito: non cambia nulla in materia dottrinale affinché tutto cambi in materia pastorale.

1) Schizofrenia pontificia: l’aborto è un crimine, ma l’abortista è in comunione con la Chiesa.
Gli incontri amichevoli, calorosi e allegri di Papa Bergoglio in Vaticano con due dei più grandi sostenitori e promotori del genocidio prenatale – Nancy Pelosi e Joseph Biden – hanno evidenziato qualche giorno fa l’atteggiamento schizofrenico (o ipocrita?) del pontefice regnante sulla questione dell’aborto.
Questo duplice atteggiamento si è potuto vedere fin dall’inizio del pontificato di Bergoglio, ma sul volo di ritorno da Bratislava a Roma lo scorso settembre, l’ambiguità personale e la confusione che semina sulla questione si sono manifestate chiaramente. Un’ambiguità e una confusione freddamente calcolate, che gli permettono di farsi bello agli autentici cristiani – in teoria – e allo stesso tempo ai sostenitori dell’aborto – nella pratica quotidiana – e, soprattutto, nel mondo dell’alta politica. Manipolando abilmente il linguaggio e i gesti significativi.
Vale la pena guardare da vicino le foto con la legislatrice Pelosi sui gradini del Vaticano o nella conversazione più che piacevole e amichevole nell’ufficio papale, o le foto con il presidente degli Stati Uniti: sorridente, amichevole e persino allegro. Pur essendo genocidari confessati e pubblici, Bergoglio è più che a suo agio con loro. Un messaggio molto chiaro ai vescovi statunitensi che si rifiutano di dare la comunione ai genocidari abortisti confessi.
Da un lato, il nostro pontefice condanna teoricamente e dottrinalmente l’aborto, come definito dalla Chiesa, ma in pratica sta allegramente con coloro che sono già a questo punto promotori del più spaventoso e ripugnante genocidio della storia. Non solo con le due figure politiche citate, ma anche con Hillary Clinton, Jeffrey Sachs, Ema Bonino, Evo Morales, Melinda Gates, John Boongarts, e così via. Così, relativizza la promozione dell’omicidio prenatale, ormai un genocidio globale, abbassa il prezzo del problema, come ha ben definito un suo servitore della Congregazione per la Dottrina della Fede: “oltre all’aborto, ci sono altre questioni che preoccupano anche la Chiesa”, come l’ambiente, la povertà, l’immigrazione, ecc. In altre parole: l’aborto è una questione in più, e non la più importante.

Nella conferenza stampa che ha tenuto il 15 settembre sul già citato volo Bratislava-Roma[1], Bergoglio ha detto in proposito che “L’aborto è un omicidio. […] Chiunque pratichi un aborto uccide. [Il bambino concepito è una vita umana, punto e basta. Questa vita umana deve essere rispettata. Questo principio è così chiaro. Poi passa alle due domande che sono diventate comuni: “È giusto uccidere una vita umana per risolvere un problema? Scientificamente è una vita umana. Seconda domanda: è giusto assumere un sicario per risolvere un problema?
Come si può vedere, dottrinalmente è impeccabile. Ma nella pratica pastorale, Bergoglio si ammorbidisce, non con le vittime ma con i criminali. In questo caso, tralascia il fatto che nel suo sistema giuridico – il Codice di Diritto Canonico – l’aborto è causa di scomunica dalla Chiesa, cioè chi lo compie, lo accompagna o lo promuove è automaticamente escluso dalla comunione della Chiesa, non ne fa più parte. Egli è scomunicato latae sententiae, cioè senza la necessità di un processo giudiziario che porti a una sentenza (un processo noto come scomunica ferendae sententiae). Per questo, per non scandalizzare i veri e autentici fedeli, quando l’atteggiamento a favore dell’aborto è pubblico e manifesto, i suoi esecutori non devono ricevere la Comunione, perché sono fuori della comunità ecclesiale: “Gli scomunicati e coloro che sono in interdetto dopo l’imposizione o la dichiarazione della pena, e coloro che persistono ostinatamente in manifesto peccato grave, non devono essere ammessi alla Santa Comunione”[2]. È il caso di Nancy Pelosi e Joseph Biden, autoproclamati “cattolici” e sostenitori dell’omicidio prenatale (=aborto), che con le loro azioni persistono nel peccato grave manifesto, come definito dal Codice.
In entrambi i casi, ma soprattutto con il presidente americano, Bergoglio ha fatto sapere che il pontefice della Chiesa lo riconosce come un “buon cattolico” e gli permette di ricevere la comunione, nonostante il suo fervore abortista, a parole e a fatti. In questo caso, Bergoglio finisce per lasciare l’abortista in comunione con la Chiesa: non corregge colui che sta palesemente peccando, anzi, gli “apre il cuore”, “misericordiosamente”, come gli piace dire. Di fatto, lo lascia all’interno della comunità, quando in realtà l’abortista si è allontanato da essa, promuovendo un crimine e persistendo, senza il minimo rimorso, a violare il quinto comandamento, dettato da Dio, non dalla Chiesa.
Per giustificare questo modo di procedere, come è successo nella suddetta conferenza stampa, Bergoglio ricorre deliberatamente alla confusione quando risponde alla domanda se un cattolico abortista può ricevere la Comunione. Secondo lui, negare la Comunione è un problema pastorale (sic!), non teologico. Inoltre, negare la Comunione – prosegue – è “politica”, non pastorale. Perché? Non lo dice, lo accenna e basta. È “la parola di Bergoglio”, punto e basta.
Ma non si ferma qui e continua a confondere: “quando la Chiesa, per difendere un principio, non lo fa pastoralmente, si fa coinvolgere nella politica, e questo è sempre stato il caso”. Secondo lui, il pastore deve essere un pastore “e non andare in giro a condannare o non condannare, [deve] essere un pastore”. Inoltre, deve essere “pastore degli scomunicati”, perché “lo dice tutta la Bibbia”. Dove lo dice? Non specifica, perché non può, quindi lo impone, apoditticamente, semplicemente perché lo dice lui. In ogni caso, è la “Bibbia” di Bergoglio, non quella della Chiesa. Per questo è “parola di Bergoglio”, punto e basta[3]. Non è troppo?
Così, con un tratto di penna, su questo delicatissimo argomento, Bergoglio lascia da parte la Rivelazione, la Tradizione bimillenaria della Chiesa e tutto il Magistero ecclesiale per imporre il proprio punto di vista e la propria agenda, ma in aperta ed evidente contraddizione con la Chiesa di Gesù Cristo e i suoi 2000 anni di storia. “Non ho mai negato la Comunione a nessuno”, come se fosse Gesù Cristo, l’esempio ultimo, definitivo e inappellabile.

2) Io sono Bergoglio, non Francesco:
Ma il fatto è che non solo non è Gesù Cristo, né è il suo Vicario, come sono stati tutti i pontefici che lo hanno preceduto e come lui stesso dovrebbe essere. Lo stesso Bergoglio ha consapevolmente rinunciato a quel carisma, in un gesto che è passato quasi inosservato, o non ha attirato molta attenzione, ma che è stato molto significativo: la pubblicazione dell’Annuario Pontificio nell’aprile 2020, pochi giorni dopo che l’OMS ha decretato che il mondo stava entrando in un processo di pandemia su scala globale.
Questo documento più che centenario viene pubblicato annualmente e contiene l’elenco storico e ufficiale di tutti i Papi che hanno governato la Chiesa cattolica dalla sua nascita, e fornisce un registro dei cardinali, vescovi, diocesi, dipartimenti della Curia romana, missioni diplomatiche della Santa Sede, congregazioni religiose, università cattoliche e le altre istituzioni ecclesiali che costituiscono la Chiesa. Cominciò ad essere pubblicato, sotto altri nomi, a partire dal XVIII secolo, e dal 1912 è stato pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana.
Nell’edizione del 2019, seguendo la tradizione, come Papa regnante, Bergoglio è stato presentato con i titoli che identificano la missione del pontefice e che fanno parte del suo stesso essere come guida e capo della Chiesa. Il primo di questi titoli, e quello che meglio definisce la sua essenza, la sua ragion d’essere, è quello di Vicario di Cristo. In quell’edizione, come in tutte quelle precedenti, questo titolo papale era il primo di quelli menzionati, come è sempre stato. Ma nell’edizione del 2020, il primo nome che appare è quello di Jorge Mario Bergoglio e qualche breve riga sulla sua persona, senza gli attributi di Vicario di Cristo e gli altri, che sono diventati cose del passato, “titoli storici” non più validi.
Che non si sia trattato di un incidente o di una svista si vede chiaramente in un’intervista praticamente sconosciuta di Bergoglio su un sito web il 30 ottobre dell’anno scorso, in cui il pontefice sostiene che nel prendere una decisione si fa guidare “dall’istinto, dallo Spirito Santo e dall’amore del mio meraviglioso popolo che segue Gesù Cristo”[4]. In altre parole, niente Tradizione, niente Magistero, niente Rivelazione, solo lui. Evidentemente, a Bergoglio manca il “noi” che lo unisce ai suoi predecessori. È chiaramente lui e nessun altro.
Ecco perché come ex vicario di Cristo, o comunque come non più vicario di Cristo, Papa Bergoglio non converte nessuno, a differenza di Gesù Cristo, che conduce a Dio tutti coloro che entrano in contatto con lui. A differenza dell’attuale pontefice, che mantiene nel peccato e nel crimine coloro che, come Pelosi e Biden e tanti altri, sostengono instancabilmente l’omicidio prenatale.
Il vantaggio di non essere più il Vicario di Cristo è che il pontefice può agire secondo la sua volontà, mettendo da parte tutta la Tradizione bimillenaria della Chiesa e il legame con i suoi predecessori, come fa notare Aldo Maria Valli in un ottimo articolo intitolato “Roma senza Papa”. È Bergoglio. Non Pietro”[5].

3) Dalla Compagnia di Gesù alla Casa di Rothschild:
È molto sorprendente, o molto significativo, che qualcuno che in gioventù scelse di entrare nella Compagnia di Gesù, fondata da Sant’Ignazio di Loyola, per essere un soldato di Cristo, arrivando al papato abbia deciso di rendere il titolo di Vicario di Cristo una cosa del passato, un “titolo storico”. In relazione a questo, è anche molto significativo che nei suoi 6 anni di pontificato, sebbene si sia circondato di collaboratori gesuiti, Papa Bergoglio ignora l’eredità del fondatore e non la riflette nelle sue esposizioni, discorsi, omelie, ecc. Nella sua predicazione non c’è quasi nulla di stampo dei gesuiti, con poche eccezioni.
La sua vicinanza alla famiglia Rothschild, attraverso l’associazione del Vaticano con il Council for Inclusive Capitalism, creato dalla baronessa Lynn Forester de Rothschild, terza moglie di Sir Evelyn Robert de Rothschild, avrà qualcosa a che fare con questo? L’8 dicembre 2020, non solo è stato formalizzato questo stretto legame con la plutocrazia anglo-americana che si è riunita in questo organismo, ma l’illustre signora ha anche dato a Papa Bergoglio il titolo di “poeta” del Consiglio, perché con la sua predicazione addolcisce la prosa del progetto. Come se fosse un buffone di corte?
In un precedente articolo, “Dalle 30 monete d’argento al Consiglio per il Capitalismo Inclusivo” abbiamo evidenziato, tra l’altro, che questa impresa non solo riunisce i più rancidi rappresentanti del Capitalismo accentratore di ricchezza e promotore del genocidio prenatale su scala planetaria, ma propone anche di “cambiare il capitalismo in meglio”, ispirandosi alla “guida morale di Sua Santità Papa Francesco per sfruttare il potere del business per il bene”, sfruttando “il settore privato per creare un sistema economico più inclusivo, sostenibile e affidabile”, senza alcuna presenza statale: capitalismo ultra-liberale, con la benedizione del “Papa dei poveri” [6]: tutto con capitale privato, nessuno Stato presente.
Come dice Lady Forester de Rothschild, Papa Bergoglio dà poesia al progetto plutocratico ultra-liberale. Bella sintesi.
È possibile che questo strano legame di “una Chiesa povera per i poveri” associata al progetto politico capitalista della Casa di Rothschild spieghi perché Papa Bergoglio ha avuto fino a settembre dello scorso anno un esclusivo conto bancario individuale, ad uso discrezionale, con più di 20 milioni di sterline, come reso noto da un amico personale di Bergoglio, il giornalista italiano Eugenio Scalfari[7], notizia che è stata confermata dall’arcivescovo Nunzio Galantino, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), il prelato più fidato del pontefice[8]?
Sorgono domande, come ha chiesto all’epoca Pezzo Grosso, un collaboratore del sito Stilum Curiae: “il Papa ha un conto di 20 milioni di sterline o più? Questo significa che Papa Bergoglio – “un egualitario, pro immigrazione di massa e ambientalista – è molto ricco? Ma da dove vengono queste sterline? È pagato dalla regina Elisabetta d’Inghilterra? “Che sospetto!”[9].
È anche possibile che questa associazione Papa Bergoglio-Consiglio per il capitalismo inclusivo spieghi perché l’agenda politico-sociale perseguita dall’attuale pontificato sia così simile al progetto globalista promosso dalla famiglia Rothschild attraverso il suddetto organismo, che fa apparire i “padroni del capitalismo” come “strani miliardari che stanno diventando marxisti”, preoccupati per la povertà, l’inclusione, il problema ambientale, cercando di promuovere un “capitalismo responsabile, inclusivo ed etico”[10].

Ma questo schema di Capitalismo oligarchico “per i poveri” ha la legalizzazione dell’omicidio prenatale (=aborto) a livello globale come una delle sue politiche sine qua non. Forse è questo legame e il suo ruolo di “poeta” che impedisce a Papa Bergoglio di parlare ufficialmente e categoricamente contro l’aborto come politica statale e lo “costringe” ad essere “misericordioso” con i promotori del genocidio più raccapricciante, crudele e barbaro di tutti: la legalizzazione dell’omicidio degli esseri umani più innocenti e indifesi di tutti.
In questo senso, così come ha promosso tanti Sinodi – famiglia, gioventù, Amazzonia – Papa Bergoglio non potrebbe convocare un Sinodo sui martiri che vengono assassinati ogni anno a milioni? La Chiesa non ha nulla da dire a questo tentativo dei suoi partner capitalisti di fondare una nuova “civiltà” basata sul genocidio annuale di 50 milioni di esseri umani prima della loro nascita?
Alla fine, non è forse più importante occuparsi del genocidio prenatale globale che fare l’ombelico della Chiesa per occuparsi della sinodalità? I pre-nati assassinati non fanno forse parte delle periferie esistenziali?
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marcotosatti.com

[2] Ibidem, canon 915.
[3] El pastor no debe condenar, dice, pero en el interior de la Iglesia él no ha dudado ni duda en hacer totalmente lo contrario: condena a los “fundamentalistas”, a los “tradicionalistas”, excluye a los prelados verdaderamente católicos, interviene y disuelve congregaciones religiosas que no se aggiornan, etc.

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RICCARDO CARIAGGI
Satana dopo una prima illusione iniziale, abbandona le sue vittime e le lascia in uno stato confusionale...!
Caterina Greco
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