Santo del giorno: San Matteo, Apostolo ed Evangelista
«Sono giunti sulla piazza. Gesù va diritto verso il banco delle gabelle, dove Matteo sta tirando i suoi conti e verificando le monete, che suddivide per categorie, mettendole in sacchetti di diverso colore e collocandoli in un forziere di ferro, che due servi attendono di trasportare altrove.
Appena l’ombra gettata dall’alto corpo di Gesù si allunga sul banco, Matteo alza il capo per vedere chi è il ritardatario pagatore. Pietro, intanto, dice, tirando Gesù per una manica: «Non c’è nulla da pagare, Maestro. Che fai?».
Ma Gesù non gli dà retta. Guarda fisso Matteo, che si è subito alzato in piedi con atto reverente. Un altro sguardo trapanante.
Ma questo non è lo sguardo del giudice severo dell’altra volta.
È uno sguardo di chiamata e di amore. Lo avviluppa, lo satura di amore. Matteo diventa rosso. Non sa che fare, che dire…
«Matteo, figlio di Alfeo, l’ora è suonata. Vieni. Seguimi!», impone Gesù maestosamente.
«Io? Maestro, Signore! Ma sai chi sono? Per Te, non per me lo dico…».
«Vieni. Seguimi, Matteo, figlio d’Alfeo», ripete più dolce.
«Oh! come posso aver trovato grazia presso Dio? Io… Io…».
«Matteo, figlio di Alfeo, Io ti ho letto il cuore. Vieni, seguimi».
Il terzo invito è una carezza.
«Oh! subito, mio Signore!» e Matteo, piangente, esce da dietro il banco, senza neppur occuparsi di raccogliere le monete sparse sul banco, di chiudere il cofano. Nulla.»
(Maria Valtorta, "L'Evangelo come mi è stato rivelato", 97.3)
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Dice Gesù:
[...]
«L’ordine dei Vangeli è buono, ma non perfetto come ordine cronologico. Un osservatore attento lo nota. Colui che avrebbe potuto dare l’esatto ordine dei fatti, per esser stato meco dall’inizio della evangelizzazione alla mia ascesa, non lo ha fatto, perché Giovanni, figlio vero della Luce, si è occupato e preoccupato di far rifulgere la Luce attraverso la sua veste di Carne agli occhi degli eretici, che impugnavano la verità della Divinità chiusa in carne umana. Il Vangelo sublime di Giovanni ha raggiunto il suo scopo soprannaturale, ma la cronaca della mia vita pubblica non ne ha avuto aiuto.
Gli altri tre evangelisti mostrano uguaglianze fra loro, come fatti, ma ne alterano l’ordine di tempo, perché di tre uno solo era stato presente a quasi tutta la mia vita pubblica: Matteo, e non l’aveva scritta che quindici anni dopo, mentre gli altri li scrissero più oltre ancora, e per averne udito il racconto da mia Madre, da Pietro, da altri apostoli e discepoli.»
(Maria Valtorta, "L'Evangelo come mi è stato rivelato", 468.1)
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Fondazione Erede di Maria Valtorta - l’autrice e …
[Illustrazione di Lorenzo Ferri, dal volume “Valtorta and Ferri” - “tutti i diritti riservati”]