Il frate che confessò Cavour venne punito da papa Pio IX
In un archivio toscano Lorenzo Greco, professore all'università di Pisa, ha trovato un documento eccezionale che è diventato il suo romanzo "Il confessore di Cavour" (Manni editore), selezionato tra i concorrenti al premio Strega. Si tratta del diario di fra' Giacomo da Poirino (al secolo Luigi Marocco), rettore della parrocchia di Santa Maria degli Angeli a Torino, che di Cavour era il confessore. In quelle pagine autobiografiche il frate narra la sua terribile avventura.
L'unico suo peccato era stato assolvere sul letto di morte il conte, non un comune miscredente, ma il «nemico della Chiesa». Cavour era cattolico, seppure non praticante, e si preoccupava che la sua morte senza i conforti religiosi fosse cagione di scandalo nella società torinese. Volle quindi il confessore al suo letto di morte e ricevette l'assoluzione.
Il frate, insorsero però le gerarchie ecclesiastiche, non avrebbe potuto dargli i sacramenti senza ottenere prima un'abiura per le decisioni politiche del primo ministro italiano, perché Cavour era stato scomunicato per la sua azione contro il potere temporale dei papi. Il frate è chiamato a Roma, davanti a Pio IX. «Alzatevi e mettetevi davanti a me e rispondete alle interrogazioni che sono per farvi. Voi dunque avete confessato Cavour?» —Santità io confesso tutti quelli che mi chiedono di confessarsi da me...— Fra' Giacomo conferma la validità dell'assoluzione «per un'anima alla ricerca di Dio» e si rifiuta di certificare una mai avvenuta ritrattazione dell'operato di Cavour contro la Chiesa.
Il frate viene interrogato non solo dal Papa, ma anche dall'inquisitore e sempre risponde che ha fatto soltanto il suo dovere e non può negare quanto avvenuto. Il frate rischia di perdere la libertà e di non tornare più a casa, ma il timore di fare di lui una vittima nel clima politico agitato del momento consiglia di lasciarlo libero e di sospenderlo a divinis. Fra' Giacomo muore a 77 anni, quindici anni dopo la breccia di Porta Pia e la fine del potere temporale della Chiesa.
ilgiornaledivicenza.it
NOTA
È significativo che l'atteggiamento inquisitorio e punitivo nei confronti di questo povero frate iniziò ben nove anni prima della breccia di porta Pia !
Non dimentichiamo che il "beato" Pio IX non esitava ad usare la ghigliottina anche per i semplici reati di opinione !
oltre a far castrare i fanciulli prepuberi per mantenere loro la voce bianca: vedi www.youtube.com)
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Sospeso, per aver fatto il suo dovere di sacerdote, dal Ministero Divino, fra' Giacomo da Poirino visse gli anni dal 1861 al 1878 nella miseria più nera.
Con l'elezione al soglio pontificio di Leone XIII fu prosciolto da ogni accusa e poté tornare al ministero sacerdotale.
È da notare che persino i sacerdoti sospesi "a Divinis" possono impartire l'assoluzione in "articulo mortis" per cui l'atteggiamo del "beato" Pio IX nei suoi confronti era effettivamente pretestuoso e maligno !
L'unico suo peccato era stato assolvere sul letto di morte il conte, non un comune miscredente, ma il «nemico della Chiesa». Cavour era cattolico, seppure non praticante, e si preoccupava che la sua morte senza i conforti religiosi fosse cagione di scandalo nella società torinese. Volle quindi il confessore al suo letto di morte e ricevette l'assoluzione.
Il frate, insorsero però le gerarchie ecclesiastiche, non avrebbe potuto dargli i sacramenti senza ottenere prima un'abiura per le decisioni politiche del primo ministro italiano, perché Cavour era stato scomunicato per la sua azione contro il potere temporale dei papi. Il frate è chiamato a Roma, davanti a Pio IX. «Alzatevi e mettetevi davanti a me e rispondete alle interrogazioni che sono per farvi. Voi dunque avete confessato Cavour?» —Santità io confesso tutti quelli che mi chiedono di confessarsi da me...— Fra' Giacomo conferma la validità dell'assoluzione «per un'anima alla ricerca di Dio» e si rifiuta di certificare una mai avvenuta ritrattazione dell'operato di Cavour contro la Chiesa.
Il frate viene interrogato non solo dal Papa, ma anche dall'inquisitore e sempre risponde che ha fatto soltanto il suo dovere e non può negare quanto avvenuto. Il frate rischia di perdere la libertà e di non tornare più a casa, ma il timore di fare di lui una vittima nel clima politico agitato del momento consiglia di lasciarlo libero e di sospenderlo a divinis. Fra' Giacomo muore a 77 anni, quindici anni dopo la breccia di Porta Pia e la fine del potere temporale della Chiesa.
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NOTA
È significativo che l'atteggiamento inquisitorio e punitivo nei confronti di questo povero frate iniziò ben nove anni prima della breccia di porta Pia !
Non dimentichiamo che il "beato" Pio IX non esitava ad usare la ghigliottina anche per i semplici reati di opinione !
oltre a far castrare i fanciulli prepuberi per mantenere loro la voce bianca: vedi www.youtube.com)
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Sospeso, per aver fatto il suo dovere di sacerdote, dal Ministero Divino, fra' Giacomo da Poirino visse gli anni dal 1861 al 1878 nella miseria più nera.
Con l'elezione al soglio pontificio di Leone XIII fu prosciolto da ogni accusa e poté tornare al ministero sacerdotale.
È da notare che persino i sacerdoti sospesi "a Divinis" possono impartire l'assoluzione in "articulo mortis" per cui l'atteggiamo del "beato" Pio IX nei suoi confronti era effettivamente pretestuoso e maligno !