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Effetto Bergoglio. L'albero buono si giudica dai frutti Che la vita religiosa attraversasse un periodo di difficoltà era cosa nota. Ma leggere le cifre che raccontano gli ultimi cinquant’anni di Chiesa …Altro
Effetto Bergoglio.

L'albero buono si giudica dai frutti

Che la vita religiosa attraversasse un periodo di difficoltà era cosa nota. Ma leggere le cifre che raccontano gli ultimi cinquant’anni di Chiesa professa, pone seri interrogativi sulla tenuta di un progetto di vita consacrata nel terzo millennio. Quando Paolo VI chiude il Concilio Vaticano II nel 1965, i religiosi sono al massimo del fulgore. I membri degli Istituti maschili sono a quota 329.799, le donne sfiorano il milione (961.264). Sono gli anni in cui i religiosi danno esempio dell’universalità della Chiesa, sono presenti nei luoghi di missione sparsi per il mondo, non temono di confrontarsi con le ostilità degli Stati laici e incarnano l’impulso alla missione e all’incontro dei popoli. L’Europa ha già perso l’esclusiva della vita consacrata mentre le Americhe, in particolare gli Stati Uniti, si popolano di tonache e veli. Il tempo della prosperità, però, è agli sgoccioli. Appena un decennio dopo, i religiosi sono già scesi del 18,51 per cento (-61.053) e le religiose del 9,72 per cento (-93.491). Da allora ad oggi, la tendenza non si è ancora invertita, tranne nel breve periodo intercorso tra la pubblicazione del Motu Proprio di Sua Santità Benedetto XVI "Summorum Pontificum" e le sue dimissioni forzate. In quel periodo sorsero diversi seminari tradizionali molto frequentati dai giovani. Inutile dirlo, che appena eletto, Bergoglio provvide immediatamente ad impedire loro di celebrare con il "vetus ordo" segnandone il destino.
Francesco Federico
Francesco I